Il neurologo che ha visitato Eluana rivela che può deglutire

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ROMA, martedì, 23 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Secondo il neurologo Giuliano Dolce, direttore scientifico dell’Istituto Sant’Anna di Crotone, che visitato Eluana Englaro, la giovane deglutisce e quindi potrebbe essere alimentata per via orale.

Questa rivelazione potrebbe rimettere in discussione la sentenza della Corte di Appello che autorizza a staccare il sondino e quindi far morire di fame e di sete la giovane in stato vegetativo.

Per comprendere le implicazioni di questa rivelazione, riportiamo di seguito la lettera inviata dal dott. Dolce al quotidiano “Avvenire” e pubblicata il 23 dicembre.

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“La situazione che stiamo vivendo è veramente paradossale, soprattutto per noi medici, poiché siamo costretti ad ascoltare le diverse opinioni di persone che parlano, senza alcun fondamento scientifico. Questo succede quando si pretende di prendere una intransigente posizione senza conoscere bene la materia. La confusione che ne deriva però è veramente drammatica perché riguarda la vita di una persona che vive in mezzo a noi.

Io ho visitato a gennaio scorso Eluana Englaro con il consenso del padre. Eluana si trovava in uno stato vegetativo conclamato per cui non è stato possibile ottenere alcuna risposta consistente, ma alcune funzioni erano conservate. In modo particolare la deglutizione.

Eluana ingoia e ha sempre ingoiato la saliva e dalla anamnesi è risultato che nei primi anni veniva spesso alimentata per bocca dalla madre anche se la pratica richiedeva tempo. Per ragioni di praticità venne poi preferita esclusivamente la nutrizione attraverso sondino. Veniva poi riferito che da pochi mesi era ritornato il ciclo mestruale dopo anni dal momento dell’incidente.

Prima di sospendere la nutrizione artificiale quindi, è assolutamente necessario valutare bene le residue capacità funzionali della deglutizione con un particolare esame radiologico, anche perché ne deriva che il medico che applicasse il dispositivo della sentenza rischia di essere accusato di aver fatto morire di fame e di sete una grave disabile, capace di essere nutrita per via naturale. Oltre al reato di omicidio si configura anche quello aggravante di tortura di incapace.

In modo particolare la sete è intollerabile dopo uno o due giorni e tutti chiederebbero l’acqua, cambiando le disposizioni anticipate date decenni prima, o anche il giorno prima. Se si interviene con antidolorifici che potrebbero sicuramente alleviare il disagio, allora non si pratica più l’abbandono attivo, ma una eutanasia crudele perché l’evento morte non è immediato ma si prolunga nel tempo.

La sentenza del tribunale di Milano autorizza la sospensione delle terapie compresa la idratazione e la nutrizione artificiale e non certo quella naturale! Va detto che anche dopo molti anni i dolori fisici spontanei o provocati da malattie intercorrenti o da inadeguate manovre vengono percepiti dai pazienti in stato vegetativo e verosimilmente anche quelli provocati dalla fame e dalla sete.

Proprio su questo punto è stata vergata una dichiarazione condivisa cui hanno aderito 26 specialisti della materia italiani, francesi, spagnoli e tedeschi in una recente riunione internazionale tenutasi a Roma presso l’istituto Santa Lucia. In questo congresso sono state rese note diverse comunicazioni che mettono in luce come durante lo stato vegetativo, anche dopo anni è possibile registrare attività di coscienza sommersa, anche in assenza di consapevolezza in altre parole il cervello lavora.

Infine, e non per importanza, il tutore il curatore e tutti quelli che si adopereranno a mettere in esecuzione il decreto della Corte d’appello di Milano, devono necessariamente tenere presente che la procedura in esso indicata non è assolutamente praticabile sotto un profilo medico per due ragioni: per eliminare le sofferenze provocate dalla fame dalla sete, il sanitario deve eliminare per prima cosa la causa della sofferenza e ciò si può fare solamente somministrando acqua e non sedativi.

Lo esige la buona pratica medica. Se invece si somministra una forte sedazione prolungata, praticamente si esegue una forma di eutanasia che In italia, attualmente, costituisce un reato grave. È altrettanto grave che il tribunale non abbia disposto una perizia sulle reali condizioni di Eluana alla luce delle recenti novità in campo scientifico.

Evidentemente i giudici non erano bene informati sulle capacità funzionali di una persona in stato vegetativo, e sono altresì convinto che gli stessi giudici, una volta adeguatamente informati, condannerebbero quelle persone pronte oggi a dare esecuzione alla sentenza”.

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ZENIT Staff

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