Una speranza per le madri della Terra Santa

Parla la responsabile di un ospedale di Betlemme

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di Karna Swanson

WASHINGTON, D.C., lunedì, 22 dicembre 2008 (ZENIt.org).- Poco lontano da dove Maria diede alla luce il Figlio di Dio più di 2.000 anni fa, l’Holy Family Hospital lavora perché a nessuna donna incinta sia più detto che “non c’è posto” per lei nel famoso albergo.

L’ospedale è l’unica struttura ostetrico-ginecologica della regione che possa gestire le complicate condizioni mediche delle donne che vivono in estrema povertà, molte delle quali risiedono nei vicini campi per rifugiati.

Colleen Marotta, direttore esecutivo dell’Holy Family Hospital della Bethlehem Foundation, con sede negli Stati Uniti, ha parlato a ZENIT del lavoro che viene svolto nell’ospedale e di come i cristiani di tutto il mondo possono aiutare le mamme in attesa in questo periodo che porta al Natale.

La Marotta ha spiegato che l’Ordine di Malta, un ordine religioso laico operante dal 1050, si è reso conto dell’urgente bisogno dell’assistenza materna e neonatale in Terra Santa e ha aperto la struttura nel 1990. L’ospedale offre una presenza cattolica nella regione e Papa Giovanni Paolo II, riconoscendo che il suo servizio è salvare vite e promuovere un futuro più sano per le famiglie, ha inserito l’ospedale nella lista delle “100 priorità principali del nuovo millennio”.

Ogni anno, l’ospedale assiste quasi 22.000 donne e bambini, indipendentemente dalla religione, dalla nazionalità e dalla possibilità di pagare per i servizi che vengono offerti.

La struttura è fondamentale in una zona in cui la disoccupazione raggiunge il 70%, ci sono ostacoli alla libertà di movimento e non esistono assicurazioni sulla salute o servizi sociali per coprire i costi dell’assistenza medica.

Le famiglie della regione, ha spiegato la Marotta, “vivono in condizioni difficili a livello economico e sociale, che rendono un evento gioioso – l’arrivo di un nuovo bambino nel mondo – un momento di incertezza e stress”.

L’Holy Family Hospital, ricorda, è il principale centro di maternità nel distretto di Betlemme. Vi nasce circa il 60% dei bambini delle famiglie della città e il 25% degli assistiti vive nei campi di rifugiati dei dintorni. I veicoli dell’ospedale portano assistenza medica alle famiglie che vivono nel deserto senza acqua né elettricità.

Tra le storie delle persone assistite, la Marotta ha ricordato quella di Mouna, 36enne del distretto cristiano di Beit Jala, che lavora come cuoca per portare avanti la famiglia, composta dal marito Nadar, analfabeta e disoccupato, e dai loro quattro bambini.

Dopo essere rimasta nuovamente incinta, Mouna si è recata all’Holy Family Hospital preoccupata per un aborto che aveva avuto l’anno precedente e perché non aveva il denaro per pagare l’assistenza. Grazie alla generosità dei donatori, ha potuto rimanere nella struttura fino a che non ha partorito senza complicazioni.

Firyal, 29 anni, ha un diploma da infermiera ma non è riuscita a trovare lavoro, come il marito Rami, 40 anni, che sta anche perdendo la vista. Incinta del terzo figlio, Firyal si è recata all’ospedale e aveva bisogno di un parto cesareo. Dopo aver studiato la situazione economica della famiglia, l’ospedale ha coperto la metà delle spese, sempre grazie all’aiuto dei donatori.

In questo contesto, la Fondazione a cui fa capo l’ospedale ha deciso di avviare l’iniziativa di una festa per l’arrivo di un bambino per aiutare le mamme incinte.

“Mentre ci prepariamo per la nascita di Gesù Bambino, abbiamo pensato che i cattolici avrebbero voluto condividere le loro benedizioni con chi è meno fortunato organizzando una festa di benvenuto a un neonato per le mamme e i bambini poveri che vivono a Betlemme, a pochi passi da dove Maria ha dato alla luce Gesù”, ha spiegato il direttore esecutivo dell’ospedale.

“Riunendo famiglia, amici, vicini, scuole e parrocchie cattoliche, la festa per il neonato porterà speranza e assistenza alle famiglie che affrontano situazioni simili a quelle della Sacra Famiglia 2.000 anni fa. Voi e i vostri ospiti potete garantire che ogni bambino sia curato, nutrito e assistito a Betlemme. Le feste per il bambino possono essere svolte durante tutto l’ano e tutto ciò di cui c’è bisogno si può trovare su www.birthplaceofhope.org”.

Tra gli oggetti presenti, figurano una copertina per bambini prematuri (10 dollari), vitamine prenatali per una mamma incinta (20 dollari), assistenza medica per una mamma che vive in una zona desertica (100 dollari).

Secondo la Marotta, questa iniziativa può davvero dare speranza alle mamme della Terra Santa, dove “la maggior parte delle donne incinte non ha accesso all’assistenza prenatale a causa delle condizioni disperate in cui vive”.

“I pasti in famiglia spesso non hanno i nutrienti fondamentali per la madre e il bambino. Queste condizioni fanno sì che i neonati nascano sottopeso e con gravi complicazioni”. Per questo, l’unità salvavita rappresentata dall’ospedale permette ai bambini “di vivere al loro massimo potenziale”.

“Per queste famiglie povere, un momento di festa può essere oscurato dalla paura di coprire i costi dell’assistenza – ha concluso Colleen Marotta –. Quando incontrano l’operatore dell’ospedale, imparano che i cattolici di tutto il mondo hanno a cuore la loro sofferenza e credono che i più poveri meritino il meglio”.

[Adattamento di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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