La rivoluzione cristiana ha salvato l’umanità

Rosa Alberoni si oppone alla “cacciata di Cristo”

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 22 dicembre 2008 (ZENIT.org).- “Laddove si caccia Dio si sterminano gli uomini” e Gesù “è il fautore di una rivoluzione che ha cambiato la storia dell’umanità”.

A sostenerlo in questa intervista a ZENIT è Rosa Alberoni, già docente di sociologia, giornalista e scrittrice, autrice di innumerevoli testi, tra cui “La cacciata di Cristo”, “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”, e del volume appena uscito: “La prigioniera dell’abbazia”.

A Valladolid un giudice ha emesso una sentenza per cui tutti i crocifissi dovranno essere tolti dai muri e dalle aule di una scuola pubblica. A Oxford il consiglio comunale ha cancellato il Natale sostituendolo con la festa delle luci d’inverno. Cosa sta accadendo?

Rosa Alberoni:  Sta avvenendo ciò che gli atei militanti sognano da due secoli: riportarci al pre-paganesimo. Il crocifisso è il simbolo della civiltà cristiana che ingloba tutti: atei, dubbiosi e credenti. Eliminarlo dai luoghi pubblici è un modo per negare il nostro antenato, Cristo, e di cancellare la nostra identità e il codice culturale cristiano. I distruttori di oggi tentano di imitare i giacobini, i pionieri della scristianizzazione, gli adoratori di se stessi nascosti sotto la maschera della ragione, i costruttori delle fosse comuni, i tagliatori di teste, gli sterminatori di esseri umani in nome della dea ragione.  

Essi hanno compiuto  atti contro l’uomo proprio perché avevano cancellato Dio dalla loro mente, ed agivano in nome della propria sete di dominio.  Ma oggi, se la storia insegna qualcosa, i credenti, e tutti gli uomini saggi,  devono smetterla di lamentarsi ed agire.

Alcuni magistrati o sindaci emanano sentenze o leggi  masochiste, e gli atei e i dubbiosi si ribellino,  impediscano che si annienti il simbolo della propria civiltà. E i credenti si oppongano  mettendosi il crocifisso al collo, esponendolo nelle case, stampandolo sulle bandiere, attaccandolo sulle automobili,  cucendolo sugli abiti, tatuandolo sulle mani, sul petto, sulla fronte.

E in più affollando le chiese, portando striscioni nelle manifestazioni sportive,  ovunque, con scritto: Io appartengo a Cristo ed anche tu, perché Cristo crede in te. Quindi, basta lamenti, solo azioni ferme e perseveranti, come fanno gli ebrei da sempre. La stella di Davide non è segnata dappertutto?

Lei ha scritto un libro dal titolo “La cacciata di Cristo” (Rizzoli) pubblicato anche in Spagna (“La expulsion de Cristo”), con prologo di Ignacio Sanchez Camara (Ediciones Cristiandad) e in Polonia, in cui sostiene che in tutte le società dove è stato cancellato Dio l’umanità subisce orrori e ingiustizie. Può spiegarci il perché?

Rosa Alberoni: Io ho appreso dalla storia che là dove si caccia Dio si sterminano gli uomini. E questo è un fatto inconfutabile, perché là dove hanno regnato le ideologie atee come il giacobinismo, il comunismo e il nazismo, milioni di esseri umani sono stati annientati.

Nessuna guerra nel corso storico ha prodotto tanti milioni di morti come hanno fatto i giacobini con la ghigliottina, i comunisti con i  gulag e il nazismo con i lager, e poi sono arrivati Mao e Pol Pot che hanno agito da degni allievi dei loro maestri di sterminio.

Il perché l’abbiano fatto è talmente semplice che lo capisce anche un bambino: se non c’è Dio a cui rendere conto delle proprie azioni, se si esclude Dio dalla mente e dalle azioni, svanisce la sacralità della vita e la coscienza morale, e le leggi vengono emanate da pochi  per soddisfare la sete di dominio di pochi.

Senza Dio l’uomo diventa un oggetto come lo è una bicicletta o un colapasta, quindi lo si può rottamare a piacimento. Non è casuale se i nostri antenati greci e romani, che non sapevano dell’esistenza di Dio, si erano inventato degli dèi, e li avevano messi a tutela delle persone e delle attività umane.

Era un modo tutto terreno, ma colmo di saggezza, per sacralizzare l’uomo e le sue azioni. Essi avevano intuito che senza timore del Mistero, l’uomo si comporta da belva feroce. Oggi l’azione degli atei militanti  è più subdola e devastante: con la dittatura del volere individuale cercano di  riportarci all’epoca pre-pagana, quindi nelle caverne quando l’uomo agiva seguendo l’istinto come gli animali.

Se non poniamo rimedi subito, è logico che questo  possa verificarsi: se l’idea momentanea di un ragazzo vale quanto quella di Dante, di Shakespeare o della Bibbia, cioè quanto una tradizione culturale millenaria, allora vengono cacciati dalla civiltà non solo Dio e il sapere umano accumulato, ma anche la coscienza e la ragione degli uomini.

E dove regna l’arbitrio dell’opinione individuale, tutto diventa  profano, superficiale,  volgare, e  la morte civile e morale è una conseguenza scontata. Occorre vigilare affinché  il sogno sciagurato degli atei non si realizzi. Essi mirano a far tabula rasa del Cristianesimo e con esso della nostra identità di esseri umani civili.

Nello stesso libro lei sostiene che Gesù è il fautore di una rivoluzione che ha cambiato la storia dell’umanità. Può illustrarci il senso di questa considerazione?

Rosa Alberoni: La civiltà ebraica aveva affermato che c’era un solo Dio creatore del cielo e della terra. Socrate che l’uomo era il fine dell’universo perché portatore dell’anima immortale. Ma Cristo Gesù  compie la più grande,  autentica ed irripetibile rivoluzione del pianeta  quando afferma che Dio è nostro Padre, e per questo tutti gli esseri umani nati, creati, sono fratelli, uguali e liberi.

Non ci sono nobili e schiavi, ma tutti hanno la stessa dignità di figli. Per rassicurarci di questa verità, ci incita ad invocarlo ogniqualvolta  ne sentiamo l’esigenza, quando temiamo di perdere la fede,  quando abbiamo paura, dicendo: Padre nostro che sei nei cieli. Non è un caso che ci abbia lasciato in eredità questa unica preghiera che è un testamento e una rimembranza.

Cristo, rivelandoci che Dio è creatore di tutto ed è nei cieli, annulla tutte le divinità pagane provenienti dalla terra o dalla mente degli uomini, e ci rivela anche che noi non apparteniamo a questo mondo, perché proveniamo dal cielo e sulla terra siamo solo di passaggio.

Noi essendo figli di un Dio immortale, siamo immortali. Ma Cristo ci lascia in eredità anche la più grande e semplice parabola dell’esistenza, che non può essere equivocata. Egli  proveniente dal cielo s’incarna nel grembo di una donna, vive, soffre e muore,  poi risorge e torna in cielo, dal Padre. E’ questo il percorso che compie ciascun essere umano: come figlio di Dio viene dal cielo e in cielo ritorna. Il  percorso di Cristo  è il nostro percorso: “Io sono la via”.

Dio, conoscendo la nostra cocciuta incredulità, si incarna per parlarci, per rivelarci chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Per questo ci ripete: “Io sono la verità, la vita”; “io ho sconfitto la morte”. E prima di ascendere al cielo aggiunge: “Non abbiate paura, sono accanto a voi fino alla fine del tempo”. Dopo l’avvento di Cristo, non possono esserci rivoluzioni per l’uomo, ma solo contro l’uomo. Quindi noi abbiamo un solo compito durante il viaggio terreno: perfezionarci per liberarci dalla macchia tenebrosa di Lucifero.

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ZENIT Staff

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