Vietnam: la corporazione municipale di Hanoi chiede l'espulsione dei redentoristi

Dopo il processo contro otto fedeli della parrocchia di Thai Há

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di Anita S. Bourdin

HANOI, martedì, 16 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Dopo il processo contro otto fedeli di Thai Há, la parrocchia espropriata ai fedeli dalle autorità locali, la corporazione municipale di Hanoi ha chiesto direttamente l’espulsione dei sacerdoti redentoristi dalla capitale, secondo quanto rende noto l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi, “Églises d’Asie” (EDA).

Dopo la sentenza contro i fedeli di Thai Há, l’8 dicembre scorso, il Comitato popolare di Hanoi ha intensificato l’offensiva contro la “parrocchia ribelle” con una lettera indirizzata al presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Vietnam e al superiore provinciale dei Redentoristi, in cui chiede l’espulsione dei religiosi di questa congregazione, responsabili della parrocchia.

La lettera, datata 12 dicembre, esige “prove di un atteggiamento critico ed educativo riguardo a Nguyên Ngoc Nam Phong e altri ecclesiastici della parrocchia di Thai Há” e l’espulsione del parroco e di altri religiosi “dalla Diocesi di Hanoi”, per “migliorare le relazioni tra la Chiesa e le autorità”.

E’ la seconda volta che il Comitato avanza una richiesta di questo tipo alla Conferenza Episcopale del Vietnam, dopo la prima del 23 settembre scorso, alla quale i Vescovi hanno risposto che le persone accusate “non avevano commesso alcuna mancanza nei confronti delle leggi della Chiesa”.

Il presidente del Comitato Popolare di Hanoi, Nguyên Thê Thao, accusa i sacerdoti di “atteggiamento provocatore”, “opponendosi alla legge e calunniando il Governo”.

“Questi comportamenti – prosegue la lettera – mettono in pericolo le relazioni tra la Chiesa e lo Stato e non sono conformi all’ideale della Conferenza Episcopale”, che, secondo Thao, si riassume in questo modo: “adorare Dio e amare la patria; compiere il proprio dovere in campo sacro così come in quello profano”.

Anche se in questa occasione, a differenza di quella precedente, il Comitato popolare non ha chiesto l’abbandono della Diocesi da parte dell’Arcivescovo, monsignor José Ngô Quang Kiêt, i cattolici locali temono che questa lettera presupponga l’inizio di una seconda tappa repressiva nei loro confronti, dopo la tensione vissuta a causa delle manifestazioni contro l’espropriazione della parrocchia (cfr. ZENIT, 19 settembre 2008).

Un altro caso a Vinh Long

Dall’altro lato, l’agenzia AsiaNews ha denunciato una seconda espropriazione illegale, questa volta contro il monastero di proprietà delle Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli a Vinh Long, inizialmente per costruire un hotel di lusso, anche se dopo le proteste il progetto è stato modificato in un parco.

Il Vescovo di Vinh Long, monsignor Thomas Nguyên Van Tan, ha protestato pubblicamente contro la distruzione del monastero, mentre il Governo locale, nel corso di una conferenza stampa svoltasi il 12 dicembre, ha accusato i cattolici di sfruttare la libertà religiosa “per ispirare proteste contro lo Stato della Repubblica socialista del Vietnam e di conseguenza danneggiare l’unità del popolo”.

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ZENIT Staff

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