ROMA, martedì, 16 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Più di 80 Vescovi e rappresentanti di oltre 170 gruppi cattolici hanno chiesto che la Convenzione dell’ONU sui Cambiamenti Climatici rifletta le necessità dei poveri nei Paesi in via di sviluppo.
Nel contesto della recente Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (CMNUCC) a Poznan (Polonia), si sono riuniti per lanciare una campagna mondiale chiedendo un’azione urgente nei confronti dei cambiamenti climatici.
La campagna è guidata dalla rete di entità caritative cattoliche Caritas Internationalis (www.caritas.org) e dal CIDSE (http://www.cidse.org), un’alleanza cattolica di organizzazioni per lo sviluppo.
“Le comunità dei Paesi in via di sviluppo sono state le più duramente colpite dai cambiamenti climatici, nonostante siano quelle che hanno contribuito di meno a provocarli”, ha detto René Grotenhuis, presidente del CIDSE.
“Abbiamo il dovere morale di assicurare che i Paesi ricevano l’assistenza finanziaria e tecnica di cui hanno bisogno per adattarsi ai cambiamenti climatici e per generare migliori condizioni di vita per la loro gente”, ha aggiunto.
Come parte del lancio della campagna, più di 80 Vescovi provenienti sia dal Nord che dal Sud del mondo hanno indirizzato una lettera ai Governi coinvolti nel negoziato, in cui richiamano alla solidarietà con i poveri del mondo e all’azione rapida e sostenuta a proposito dei cambiamenti climatici nei Paesi industrializzati.
“Le persone in Paesi come il Bangladesh dipendono completamente dal clima – ha detto monsignor Theotonius Gomes C.S.C, presidente di Caritas Bangladesh -. La nostra agricoltura e quindi tutta la nostra cultura è basata sull’acqua delle piogge e dei fiumi. I cambiamenti degli standard delle precipitazioni, le tormente più dure e le lunghe siccità stanno costando vite umane e alterando le forme di sussistenza”,.
“Negli ultimi anni abbiamo visto un rapido incremento della necessità di aiuto e della fornitura di cibo d’emergenza. Si stima che nei prossimi 10 anni ci saranno 200 milioni di rifugiati a causa delle questioni climatiche, il 25% dei quali, cioè 50 milioni, saranno del Bangladesh”, ha aggiunto.
I Paesi industrializzati sono responsabili del 70% del diossido di carbonio emesso dall’inizio dell’era industriale. I Paesi in via di sviluppo hanno minore capacità di reazione e sono più vulnerabili ai cambiamenti degli standard climatici, alle tormente catastrofiche e ad altri effetti delle mutazioni.
“Si stanno destinando migliaia di milioni di dollari ad alleviare la pressione dei mercati finanziari. Questo è importante, ma non dobbiamo dimenticare che se non ci occupiamo ora dei cambiamenti climatici il prezzo che dovremo pagare negli anni a venire sarà di un livello umano e finanziario che ancora non possiamo comprendere”, ha commentato René Grotenhuis.
La campagna riunirà centinaia di migliaia di cattolici, che eserciteranno pressioni sui loro Governi per negoziare un accordo climatico socialmente giusto post 2012, che dovrebbe includere il sostegno sicuro e sufficiente dei Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi all’impatto dei cambiamenti climatici.
Nell’accordo dovrebbe essere incluso anche l’impegno dei Paesi ricchi a ridurre almeno del 30-40 % le emissioni di gas che generano l’effetto serra per il 2020, basandosi sui livelli del 1990.