di Carmen Elena Villa
ROMA, martedì, 16 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Un uomo “coraggioso” che ha agito “secondo la sua coscienza”. Così il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna, ha definito il beato Franz Jägerstätter, morto assassinato dal regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.
“Il nostro tempo ha bisogno di questi testimoni”, ha indicato il porporato.
La biografia del beato martire, intitolata “Cristo o Hitler?” (Edizioni San Paolo), è stata presentata il 10 dicembre scorso nella Basilica di San Bartolomeo Apostolo di Roma. Hanno presieduto l’evento, oltre al Cardinale, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Jean-Dominique Durand, docente di Storia Contemporanea dell’Università Jean Moulin, e il giornalista Aldo Maria Valli.
Erano presenti anche l’autore del libro, Cesare Zucconi, e la moglie del beato, Franziska Jägerstätter, insieme alle tre figlie: Rosalía, María e Luisa.
“Franz Jägerstätter era un uomo sincero con se stesso e con gli altri, un uomo che cerca nella fede la forza e che quindi anche nella debolezza ha un grande forza davanti al male assoluto”, ha detto a ZENIT Cesare Zucconi.
Il coraggio di dare la vita
Franz Jägerstätter, beatificato il 26 ottobre 2007, era nato il 20 maggio 1907 a St. Radegung, in Austria. Era un uomo pio e assiduo frequentatore dei sacramenti. Nel 1936 sposò Franziska.
Nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, fu costretto a far parte del regime hitleriano, ma era certo di non poter servire una guerra ingiusta. Sei anni prima, il beato aveva letto l’Enciclica “Mit Brennender Sorge” di Pio XI, che condannava il nazismo.
“Non era un rivoluzionario ma trova nel Vangelo la forza di dire ‘non posso’”, ha detto durante la presentazione del libro Jean-Dominique Durand.
Il docente ha affermato che il beato mostra un esempio di vera fede, diversa da quella di “tanti cristianisti, cioè i cristiani che vivono senza Cristo”.
Arrestato per la sua opposizione al nazismo, in prigione scriveva lettere alla moglie Franziska, che ha deciso di donarne alcune alla Basilica di San Bartolomeo perché siano a disposizione dei pellegrini che visitano il tempio, che accoglie le reliquie di vari martiri del XX secolo.
“Rendo grazie al nostro Salvatore perché ho potuto soffrire per lui. Confido nella sua infinita misericordia. Spero che mi abbia perdonato e che non mi abbandoni nella mia ultima ora… Rispettate i comandamenti e, con la grazia di Dio, ci rivedremo presto in cielo”, scrisse in una lettera citata dal Cardinale José Saraiva Martins nell’omelia della sua beatificazione.
Il beato Jägerstätter era un uomo semplice. Laico, padre di famiglia, “era un personaggio fortemente moderno perché in fondo si interroga su domande che occupano anche la nostra vicenda oggi. Penso quindi alla questione della coscienza, alla libertà del cristiano, al rapporto con la Scrittura e con il suo tempo”, ha detto l’autore.
Franz venne processato per insubordinazione da un tribunale militare riunito a Berlino, che il 6 luglio 1943 lo condannò a morte. Da marzo a maggio rimase nella prigione militare di Linz.
Questo martire ha molto da dire ai cristiani del XXI secolo: “Noi cristiani possiamo vivere questa fede semplice che viveva Franz, leggendo la Scrittura, volendo bene agli altri, pregando; è quello che ha vissuto Franz fino all’estrema conseguenza e anche quello che può vivere ognuno di noi”, ha concluso l’autore.