di Maria de la Torre
ROMA, lunedì, 15 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Russa di nascita, è da quasi una vita a Roma. Ha iniziato a dipingere ad appena 5 anni e ora, a 41, è una delle pittrici più importanti del mondo, e non perché possiede una bacchetta magica, al contrario: la maggior parte della giornata le sue dita sostengono infatti un pennello, che molti ritengono celestiale, con il quale ha dipinto vari Papi, Cardinali, Vescovi, famiglie reali, aristocratici e personaggi della cultura e dello spettacolo.
Natalia Tsarkova, ortodossa, è nota a tutti come la ritrattista ufficiale dei Pontefici. Qualche mezzo di comunicazione l’ha definita il Michelangelo del XXI secolo. Natalia ha aperto a ZENIT le porte della sua casa romana, un appartamento con vista sul Vaticano pieno di quadri che non permettono di vedere il colore delle pareti. Qui, tra una tela e l’altra, parlando un italiano non perfetto ma molto divertente, confessa umilmente che il futuro non la preoccupa e che ha molto chiaro il messaggio che vuole dare con i suoi dipinti.
Cosa prova ad essere l’unica pittrice a ritrarre il Papa?
Natalia Tsarkova: E’ un grande onore, e soprattutto una grande responsabilità e una vera gioia. Essere apprezzata dai Papi al punto da ritrarli, com’è accaduto a Raffaello, a Velázquez e a Pietro da Cortona… Per me è stato molto importante e ha cambiato la mia vita. Mi sento molto felice, anche per il fatto di far parte della storia.
Perché ha deciso di ritrarre i Papi e di concentrarsi sull’ambiente della Chiesa cattolica?
Natalia Tsarkova: Credo che il fatto di lavorare nella Chiesa, in questo mondo spirituale, derivi da una serie di coincidenze avvenute nella mia vita e penso che non capitino a caso: direi che è stata la Divina Provvidenza! Ho capito che questo era il mio posto e devo continuare su questa strada. Mi sento preparata a farlo e lo sento nel cuore, perché lavorare dipingendo santi, ad esempio, cioè lavorare in questa forma spirituale, mi ha fatto capire com’è la mia persona, il mio spirito, e mi ha fatto comprendere la mia fede, approfondendola. Ho potuto imparare molte cose su me stessa.
Cosa vuole raggiungere con i suoi dipinti?
Natalia Tsarkova: Voglio che ciascun ritratto porti un messaggio di pace e amore. Per questo deve essere più di un ritratto: una composizione che offra un messaggio, che cerco di costruire partendo da simboli, colori o posizioni. Come nel ritratto di Papa Benedetto XVI, la cappa rossa come simbolo della fede e dell’amore, lo Spirito Santo che illumina il mondo, ci sono angeli che prendono vita e c’è il simbolo del dialogo con questo mondo attraverso il libro, il discorso. Tutta questa simbologia crea il messaggio, e io voglio contribuire con il mio pennello, anche in piccola parte, a raggiungere la pace.
In uno dei suoi ultimi quadri, il ritratto di padre Giacomo, appare un bambino con la sindrome di Down. Da dove attinge l’ispirazione per ritrarre questi personaggi?
Natalia Tsarkova: Per me è molto importante comprendere i personaggi. Per questo sono andata ad assistere i malati, ad aiutare a Lourdes e a Loreto per capirli meglio. Cerco sempre di inserirmi nell’atmosfera. Quando ho dovuto rappresentare la virtù della carità sono andata in Terra Santa per sperimentarla in quel luogo.
Oggi studiamo Michelangelo, Da Vinci e forse le generazioni future studieranno Natalia Tsarkova. Cosa pensa a questo proposito?
Natalia Tsarkova: Dipingere questi quadri è una grande soddisfazione e una grande gioia, ma sento anche la responsabilità per il fatto di poterlo fare. Non penso a questo, quando dipingo un quadro. Voglio che sia bello e in futuro si vedrà. Non penso di essere grande, solo che devo creare un messaggio con ogni dipinto. Voglio aiutare con i miei quadri a raggiungere la pace ed è un onore essere ricevuta dal Santo Padre, ad esempio quando ho dipinto il suo ritratto. E’ sempre un’emozione e una soddisfazione.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]