CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 14 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Quarto Papa nella storia a varcare la soglia di Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede dal 1929, Benedetto XVI ha ribadito questa domenica la necessità della collaborazione fra Stato e Chiesa per la promozione del bene comune e della dignità umana, pur nella distinzione dei rispettivi ruoli.
La visita è avvenuta a due mesi dall’incontro al Quirinale del Santo Padre con il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e precede i colloqui che si terranno in Ambasciata, nel febbraio prossimo, in occasione del ricevimento per i Patti Lateranensi e per l’Accordo di Modifica del Concordato, di cui nel 2009 ricorreranno rispettivamente l’80° e il 25° anniversario.
Il primo Papa a visitare Palazzo Borromeo fu Pio XII nel 1951. Fu poi Paolo VI a visitare la residenza diplomatica nel 1964. Mentre l’ultimo fu Giovanni Paolo II, che venne accolto nella stessa sede diplomatica nel 1986, in occasione della visita pastorale alla Parrocchia di Sant’Eugenio.
Due i discorsi pronunciati dal Papa questo sabato: uno alla presenza dei dipendenti dell’Ambasciata e dei loro familiari, incontrati nella Cappella, introdotto dall’indirizzo di saluto dell’on. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; e l’altro nel Salone dell’Ambasciata, dove ha avuto luogo l’incontro ufficiale, introdotto dall’indirizzo di omaggio del Ministro degli Esteri, l’on. Franco Frattini.
Durante la visita, il Papa ha benedetto una targa commemorativa dell’evento e ammirato un antico Crocifisso ligneo del tardo Quattrocento, attribuito a Michelangelo Buonarroti e acquistato di recente dallo Stato italiano.
Rimarcando il “fruttuoso rapporto” che lega l’Italia e la Santa Sede, Benedetto XVI ha sottolineato che “si tratta di un’intesa quanto mai importante e significativa nell’attuale situazione mondiale, nella quale il perdurare di conflitti e di tensioni tra popoli rende sempre più necessaria una collaborazione tra tutti coloro che condividono gli stessi ideali di giustizia, di solidarietà e di pace”.
Un rapporto confermato sia dall’on. Gianni Letta che dal Ministro Franco Frattini, il quale ha sottolineato l’ “armonioso rapporto che lega le due sponde del Tevere, un aspetto cruciale, per la vita della Chiesa, al quale l’Italia assicura il suo convinto contributo”.
Lo stesso Frattini ha poi accennato alla “profonda identità di vedute nella costante azione a tutela dei diritti dell’uomo”, e ha osservato come solo la promozione di questi ultimi potrà “forgiare l’identità europea” e “porsi come la condizione per l’integrazione”.
Tale collaborazione, ha notato ancora il Santo Padre, fa emergere la “distinzione” e “l’autonomia” tra Stato e Chiesa, definite come un “grande progresso dell’umanità” e – per la stessa Chiesa – “una condizione fondamentale per la sua stessa libertà” e per “l’adempimento della sua universale missione di salvezza tra tutti i popoli”.
Tuttavia, ha precisato il Papa, “la Chiesa sente come suo compito, seguendo i dettami della propria dottrina sociale […] di risvegliare nella società le forze morali e spirituali, contribuendo ad aprire le volontà alle autentiche esigenze del bene”.
“Perciò – ha aggiunto –, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche e soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, di fatto la Chiesa contribuisce a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società, ed in questo senso si realizza l’auspicata vera e propria cooperazione tra Stato e Chiesa”.
Prima dei discorsi ufficiali, il Quartetto d’archi dell’Orchestra “Verdi” ha eseguito un movimento di un’opera di Mozart in onore di Benedetto XVI che al suo arrivo all’ambasciata, aveva fatto
la sua prima sosta nella restaurata Cappella dedicata a San Carlo Borromeo il quale, giovanissimo Cardinale e già Segretario di Stato, fu omaggiato da suo zio, Papa Pio IV, del dono di questa residenza.
Proprio alla figura del Santo, per lungo tempo Arcivescovo di Milano e fra i grandi promotori del rinnovamento nella fede e nei costumi sancito dal Concilio di Trento (svoltosi in diverse fasi e in diversi luoghi dal 1545 al 1563), ha fatto quindi riferimento il Papa.
Il Vescovo di Roma ha infatti richiamato la profonda carità del prelato che gli valse, specie durante gli anni della peste che flagellò Milano nel 1576, l’appellativo di “Angelo degli appestati”.
“La vicenda umana e spirituale di san Carlo Borromeo – ha ricordato il Papa – mostra come la grazia divina possa trasformare il cuore dell’uomo e renderlo capace di un amore per i fratelli spinto fino al sacrificio di sé”.
Poco prima di mezzogiorno, Benedetto XVI si è quindi congedato dall’Ambasciata con un augurio per l’imminente Natale indirizzato al capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, e al popolo italiano:
“Il mio augurio di pace abbraccia poi tutti i Paesi della terra, che siano o meno ufficialmente rappresentati presso la Santa Sede”, ha detto.
“E’ un augurio di luce e di autentico progresso umano, di prosperità e di concordia, realtà tutte alle quali possiamo aspirare con fiduciosa speranza, perché sono doni che Gesù ha recato nel mondo nascendo a Betlemme”, ha poi concluso.