“Seria preoccupazione” della Santa Sede per la situazione in Congo

Intervento di monsignor Tomasi alla sessione speciale del Consiglio sui Diritti Umani

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di Roberta Sciamplicotti

GINEVRA, martedì, 9 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Intervenendo il 28 novembre scorso all’ottava sessione speciale del Consiglio sui Diritti Umani, dedicata alla situazione dei diritti umani nell’est della Repubblica Democratica del Congo, l’Arcivescovo Silvano M. Tomasi ha confessato la preoccupazione vaticana per la situazione nel Paese africano.

“I rapporti quotidiani sulla sofferenza umana nel distretto del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, stanno seriamente preoccupando la delegazione della Santa Sede”, ha rivelato il presule, Osservatore Permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, .

“Morte, stupri, saccheggi, reclutamenti forzati e sfollamento della popolazione civile sono diventati una realtà quotidiana”, denuncia.

In questo contesto, la comunità internazionale “non può rimanere inerte e deve parlare chiaramente”, per “ripristinare il dominio della legge e perseguire il bene comune”.

La Santa Sede, dal canto suo, “condanna il susseguirsi su vasta scala di serie violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario. Deplora il reclutamento di bambini e adolescenti come soldati. E’ allarmata dai numerosi casi di tortura e di altri episodi crudeli, disumani e degradanti, inclusa la frequente violenza sessuale contro donne e ragazze da parte di tutti coloro che prendono parte al conflitto”.

Allo stesso modo, denuncia “il traffico illecito di armi, e in particolare di quelle di piccolo calibro e delle armi leggere, nella RDC”, sottolineando che questi strumenti “aumentano l’intensità della violenza e minacciano la vita e l’integrità di un inaccettabile numero di persone innocenti”.

Gli ultimi dati, ha ricordato monsignor Tomasi, affermano che due milioni di persone sono state costrette allo sfollamento nel Paese. “Il loro diritto a cibo, acqua, impiego dignitoso, alloggio adeguato, istruzione e servizi sanitari è seriamente compromesso”, avverte.

Se “molti di questi sfollati finiscono nei campi, dove possono essere assistiti dalle organizzazioni di aiuto internazionale”, altri “sono meno fortunati e non possono essere raggiunti dalle agenzie umanitarie a causa degli scontri tra le varie fazioni”.

Secondo i dati disponibili, sarebbero inoltre 200.000 le persone che si sono rifugiate nelle foreste per sfuggire agli attacchi, ma “la loro situazione è poco conosciuta”.

L’Arcivescovo Tomasi ha riconosciuto che “un passo positivo” è stato compiuto permettendo al Comitato Internazionale della Croce Rossa di svolgere il suo compito umanitario.

“Nello stesso spirito, dovrebbero essere accolte le organizzazioni internazionali umanitarie e per i diritti umani, di modo che possano svolgere il loro rispettivo ruolo per eliminare la sofferenza delle popolazioni”, ha riconosciuto, così come “le organizzazioni internazionali e soprattutto l’Unione Africana dovrebbero aumentare i propri sforzi per raggiungere una soluzione pacifica alla crisi nella RDC”.

“La popolazione del Congo, come tutte le persone del nostro pianeta, ha un ‘sacro diritto alla pace’ – ha concluso l’Arcivescovo –. Perché si possa raggiungere una pace stabile, questa deve essere basata sul dialogo e sulla riconciliazione, perché la pace può essere raggiunta solo attraverso la giustizia”.

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ZENIT Staff

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