Marcello Pera si chiede "perché dobbiamo dirci cristiani"

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di Carmen Villa

ROMA, domenica, 7 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Il senatore Marcello Pera ha presentato giovedì scorso a Palazzo Wedekind a Roma il suo ultimo libro, in cui si chiede “perché dobbiamo dirci cristiani”. Più di trecento persone hanno preso parte all’evento.

Pera scrive nell’introduzione: “La mia posizione è quella del laico e liberale che si rivolge al cristianesimo per chiedergli le ragioni della speranza”. Papa Benedetto XVI, in una lettera che gli ha indirizzato, ha affermato che il testo è “di fondamentale importanza in quest’ora dell’Europa e del mondo”.

Pera è stato presidente del Senato dal 2001 al 2006. Ha scritto vari libri, tra cui un approccio al pensiero di Popper e un saggio sul metodo induttivo in Kant e Hume. Nel 2004 ha pubblicato “Senza radici”, con la collaborazione dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, in cui si analizzavano i mali che affliggono l’Europa.

L’autore ha sottolineato che la sua nuova pubblicazione “non è polemica ma critica” e ha affermato che “l’identità europea non ha una connotazione precisa, è una sommatoria multiculturale e anche distinta”.

“E’ la radice cristiana dell’Europa che può unire questi elementi”, ha aggiunto.

Vari eventi della storia recente, ha confessato Pera, hanno portato a queste conclusioni: “fondamentalismo, 11 settembre, i problemi dell’integrazione, i problemi dell’etica pubblica o della bioetica”, questioni che portano l’uomo a chiedersi: “Chi siamo noi? Per che cosa stiamo noi? In che cosa crediamo noi?”.

Per l’ex presidente del Senato, è necessario chiedersi “chi siamo, in che cosa crediamo, qual è la mia identità, la nostra identità, perché altrimenti non so come difendermi da chi mi attacca e non so nemmeno che cosa insegnare”.

L’autore si è riferito a un incontro recente con Benedetto XVI. Pera ha affermato che il Papa non gli ha chiesto se credeva in Dio, ma: “Come giustifichi tu, laico, tu liberale, tu europeo occidentale i principi e i valori che consideri come fondamentali al punto di essere orgoglioso di scrivere le tue carte? Come sei disposto a giustificare e a confrontarti con gli altri?”.

Secondo l’autore, il Pontefice gli ha chiesto: “Qual è il terreno su cui io credente e tu laico ci possiamo incontrare per salvaguardare questi principi e questi valori senza i quali tu ed io riconosciamo che non ci sarebbe la nostra civiltà?”.

Pera ha segnalato che il concetto di persona creata a immagine di Dio che ha il cristianesimo non è patrimonio di altre culture, e ha osservato che questo esiste “prima che intervenga lo Stato”.

Se si prescinde da questi principi cristiani avremo eliminato la nostra eredità costituzionale, ha affermato, aggiungendo che purtroppo il liberalismo ha perso la sua essenza trasformandosi in un'”etica del supermercato”.

L’Europa, ha sottolineato, ha voluto esiliare Dio al punto che la promessa di un candidato è dire “Io sono laico”, mentre negli Stati Uniti è “Io sono credente”.

In un continente con tanta diversità culturale come quello europeo, ha concluso il senatore, è necessario trovare un patrimonio comune che dica: “Questa è l’Europa”.

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ZENIT Staff

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