Monsignor Sako: l'Iraq ha bisogno dei suoi cristiani

Propone a quanti hanno abbandonato il Paese di tornare per Natale

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 5 dicembre 2008 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo caldeo di Kirkuk (Iraq), monsignor Louis Sako, ha chiesto che gli Iracheni facciano “di tutto” per permettere ai cristiani di “vivere in pace e in serenità” e ha invitato ai cristiani che hanno abbandonato il Paese a tornare per il Natale.

In un’intervista concessa a “L’Osservatore Romano”, il presule afferma che sono benvenute le espressioni dell’Unione Europea e di altri Paesi disponibili ad accogliere i rifugiati iracheni appartenenti alle minoranze etniche, “ma a noi interessa che i cristiani rimangano qui in Iraq”.

L’Arcivescovo ha ricordato che l’offerta da parte dell’Unione Europea fa sì che migliaia di persone possano “usufruire di cure mediche e assistenza offerte dai Paesi europei”, ma ha espresso la sua preoccupazione all’idea che il suo Paese “si svuota e si indebolisce di una presenza millenaria come quella cristiana”.

“L’Iraq è un mosaico di culture, di religioni e di etnie differenti. Queste diversità devono continuare a convivere”, ha spiegato, affermando che il perdono, la pace, la convivenza e l’accoglienza sono “punti cardine” della storia del Paese.

Con l’impegno di altre Nazioni, ha aggiunto, l’Iraq potrebbe uscire dalla “fase critica” in cui si trova: “le visite, i convegni, i summit: tutto serve alla causa irachena. Anche la Chiesa potrà giocare un ruolo determinante per raggiungere un equilibrio nel Paese”.

Il presule ha anche parlato degli aspetti positivi e negativi del ritiro delle truppe statunitensi: “Se gli Stati Uniti se ne vanno adesso l’Iraq rischia di sprofondare nel baratro”, perché “potrebbe esplodere una guerra civile”, visto che “il Paese è ancora profondamente diviso al suo interno”.

Occorre “dialogare e progettare in maniera civile il futuro del Paese”, ha proposto, sottolineando che “la violenza non risolve il problema, ma lo complica sempre di più”.

In questo contesto, il ruolo della Chiesa consiste nel cercare di “aiutare il Governo e il Parlamento iracheno a riprogettare il Paese aiutando la popolazione a dimenticare il passato”.

Natale in Iraq

In vista del Natale, monsignor Sako confessa che la sua città spera nel ritorno dei cristiani che hanno dovuto intraprendere il cammino dell’esodo.

“Quale miglior momento se non riunirci e stare tutti insieme ad aspettare la nascita di nostro Signore Gesù?”, ha chiesto.

Il presule ha affermato che a metà dicembre si realizzerà nell’Arcivescovado una giornata di preghiera e riflessione insieme a membri delle altre religioni.

“Chiederemo a Gesù di aiutarci a vivere insieme, a dialogare e a preservare Kirkuk e l’Iraq dalla violenza”, ha rivelato.

Per restituire la stabilità all’Iraq, osserva, la Chiesa deve essere protagonista.

“Dialogo e pace sono le uniche armi in nostro possesso. È vero, vi sono profonde divisioni che segnano ancora oggi l’Iraq e il pericolo di una guerra civile, se il Paese sarà abbandonato a se stesso, potrebbe essere serio, ma confidiamo nel Signore e nel buon senso della gente”.

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ZENIT Staff

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