di padre Angelo del Favero*
ROMA, venerdì, 5 dicembre 2008 (ZENIT.org).- “Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.” (Mc 1,1).
La Parola di Dio è Dio in persona, e il Vangelo di Gesù è Gesù in persona. Perciò l’inizio del Vangelo di Gesù coincide con l’inizio della Sua esistenza terrena, l’istante del Suo concepimento nel grembo di Maria (Lc 1,31).
Tale evento , per Gesù come per ogni uomo, segna l’inizio del viaggio della vita. In questa soprannaturale “partenza” l’essere umano è piccolissimo, ma non invisibile: lo possiamo chiamare “Pollicino” (come nell’omonima fiaba) per cogliere meglio, mediante questo fantasioso nome di bimbo, il fatto che egli, pur se tanto piccolo, è un figlio già in relazione con la mamma. Quando dunque Pollicino inizia “il santo viaggio” della vita (Sal 84,6), tutto è già predisposto da Dio perché egli non sia solo, in questi primissimi passi del suo avventuroso e meraviglioso cammino. Infatti, egli procede lungo le vie del grembo mirabilmente guidato da precisi e continui messaggi biochimici da parte della mamma, ai quali risponde in sintonia perfetta finché giunge nel punto più adatto dell’endometrio (si chiama così la primissima culla di carne che nel frattempo ella va preparando per lui), e qui, come in un abbraccio che lo avvolge, si seppellisce in lei.
Ecco: è trascorsa solamente una settimana da quando Pollicino ha cominciato a vivere nel mondo (alquanto sorpreso ed incantato, ed anche un po’ sperduto..), ma ora sa, per avvolgente, tenerissima certezza, di non essere solo.
Quale consolazione per lui!
Sì, se potesse ringraziare a voce alta il suo Creatore direbbe: “Sia benedetto Dio,..Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!” (2 Cor 1,3).
Una consolazione che non consiste in lacrime asciugate da una mano pietosa, bensì, alla lettera, nella compagnia di un volto amico la cui accogliente presenza non solo abolisce l’angoscia della solitudine, ma restituisce la congenita gioia di vivere: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2,18). Tale è per Pollicino il grembo materno (che è la sua mamma), e per tutta la vita, come per un’impronta esistenziale congenita, la sua persona ne sarà e vivrà il “memoriale”, riconoscendo in tal modo che Dio lo ha fatto “a Sua immagine” (Gen 1,27).
Questo è, anzitutto, il lieto annuncio del Natale, questo è l'”Inizio del Vangelo di Gesù”, il suo principio e fondamento, cioè: il nostro Dio è un Dio che consola: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò” (Is 66,13). Egli è per natura “Consolatore” (Gv 14,16), e lo è per “vocazione”, per ciò stesso che “Egli ci ha fatto e noi siamo suoi” (Sal 100,3). Insomma, Dio è visceralmente nostra Madre!
Oggi la Sua Parola lo rivela anche per bocca di Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridate che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata..” (Is 40,1-2).
Ma continuiamo a leggere: “Ecco – dice il profeta, – il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio”. Come intendere questa venuta alla luce della consolazione? Di quale potenza parla? E il dominio? Risponde: “conduce dolcemente le pecore madri” – (cioè le pecore allattanti, più deboli perché hanno appena partorito) – (Is 40,11). E Pietro: “Egli è magnanimo con voi, ..non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi”(2Pt 3,9).
Sì, come rivela il salmo: “La sua tenerezza si espande su tutte le creature” (Sal 145,9); su tutte e su ognuna, specialmente sulla creatura uomo, del quale Dio si prende cura sin dal primissimo istante della sua vita nel grembo, com’è vero che il Suo stesso dilettissimo Figlio è stato, nel grembo della Vergine all’istante del suo “sì”, quest’uomo concepito.
Sulla base di tutto ciò, in questa seconda domenica d’Avvento siamo invitati a comprendere che la Storia Sacra (ogni uomo è una storia sacra!) è rivelazione della conversione progressiva della conoscenza umana da un Dio inteso come potenza a un Dio adorato come Amore. Al centro di questa evoluzione i profeti rivelano che Dio è giustizia, ma alla fine, facendosi uno di noi, Gesù rivela che “Dio è Amore” (1 Gv 4,8).
Questa è, in fondo, la storia di ciascuno di noi. Non dobbiamo forse continuamente convertirci alla certezza che Dio è soltanto Amore?
Talvolta si dice: Dio può tutto! Non è vero. Dio può soltanto ciò che l’amore può, perché Egli non è altro che Amore.
In Dio non esiste altra potenza all’infuori della potenza dell’amore. Un amore onnipotente è incapace di distruggere alcunché (perciò non ci devono impressionare oggi le parole di Pietro che scrive: “Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno, e la terra con tutte le sue opere sarà distrutta” – 2 Pt 3,10), ma è capace di arrivare fino alla morte, come l’amore di una mamma: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Gesù è venuto nel mondo per rivelarci l’onnipotenza dell’Amore, capace di prendersi cura di ognuno dei passeri del cielo come del cosmo intero, e lo ha fatto infine accettando di morire per noi. E’ in questo senso che va inteso anche Giovanni Battista che annuncia: “Dopo di me viene uno che è più forte di me, io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”(Mc 1,7).
E il battesimo “in Spirito Santo” altro non è che l’effusione dell’Amore onnipotente di Dio nel nostro povero cuore.
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* Padre Angelo, cardiologo, nel 1978 ha fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita all’ospedale Santa Chiara di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1984. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.