CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 1° dicembre 2008 (ZENIT.org).- Ricevendo questo lunedì in udienza i docenti e gli studenti dell’Università degli Studi di Parma, Benedetto XVI ha voluto ricordare l’esempio e l’eredità di San Pier Damiani, di cui è appena stato celebrato il millenario della nascita e che nelle scuole parmensi fu prima studente e poi maestro.
Secondo il Papa, dalla “lezione” di Damiani si possono cogliere “alcuni spunti di particolare attualità per l’ambiente universitario dei nostri giorni”.
Lo scorso anno, in occasione della memoria liturgica del grande Eremita, il 20 febbraio, il Pontefice ha indirizzato una lettera all’Ordine dei monaci Camaldolesi in cui ha sottolineato “come sia particolarmente valida per il nostro tempo la caratteristica centrale della sua personalità, vale a dire la felice sintesi tra la vita eremitica e l’attività ecclesiale, l’armonica tensione tra i due poli fondamentali dell’esistenza umana: la solitudine e la comunione”.
Quanti si dedicano agli studi a livello superiore – per l’intera vita oppure nell’età giovanile – “non possono non essere sensibili a questa eredità spirituale di San Pier Damiani”, ha dichiarato.
Le nuove generazioni, sostiene il Papa, “sono oggi fortemente esposte a un duplice rischio, dovuto prevalentemente alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche: da una parte, il pericolo di vedere sempre più ridursi la capacità di concentrazione e di applicazione mentale sul piano personale; dall’altra, quello di isolarsi individualmente in una realtà sempre più virtuale”.
In questo modo, “la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé”.
L’Università, invece, “per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”.
Il Papa ha ricordato che, “per carenza di principi unificanti”, la nostra epoca è “segnata da particolarismi e incertezze” come quella di Pier Damiani, che viene annoverato dalla storia tra i grandi “riformatori” della Chiesa dopo l’anno Mille.
Secondo Benedetto XVI, infatti, Damiani è stato “l’anima di quella riforma che va sotto il nome del Papa san Gregorio VII, Ildebrando di Soana”, del quale fu stretto collaboratore.
Chiedendosi quale sia “il genuino concetto di riforma”, il Pontefice ha affermato che una riforma autentica “dev’essere anzitutto spirituale e morale, deve cioè partire dalle coscienze”.
“Le modifiche strutturali e tecniche sono effettivamente efficaci se accompagnate da un serio esame di coscienza da parte dei responsabili a tutti i livelli, ma più in generale di ciascun docente, di ogni studente, di ogni impiegato tecnico e amministrativo”, ha osservato.
“Se si vuole che un ambiente umano migliori in qualità ed efficienza, occorre prima di tutto che ciascuno cominci col riformare se stesso, correggendo ciò che può nuocere al bene comune o in qualche modo ostacolarlo”.
Collegato al concetto di riforma, ha proseguito il Vescovo di Roma, c’è quello di libertà.
Il fine dell’opera riformatrice di San Pier Damiani e dei suoi contemporanei, infatti, era “far sì che la Chiesa diventasse più libera, prima di tutto sul piano spirituale, ma poi anche su quello storico”.
Anche nel campo universitario, la validità di una riforma “non può che avere come riscontro la sua libertà: libertà di insegnamento, libertà di ricerca, libertà dell’istituzione accademica nei confronti dei poteri economici e politici”.
Ciò, ha spiegato, “non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche”, perché “veramente libera, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile”.