Benedetto XVI spiega la missione della gente di fede

Ricorda ai leader interreligiosi la gioia della vita semplice

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SYDNEY, venerdì, 18 luglio 2008 (ZENIT.org).- Per Benedetto XVI, le persone religiose dovrebbero mostrare che è possibile trovare la gioia vivendo semplicemente ed essendo generosi nei confronti di chi ha bisogno.

E’ questo uno dei messaggi che ha lanciato nel suo discorso ai leader interreligiosi pronunciato questo venerdì a Sydney. L’incontro si è svolto nel contesto della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, in svolgimento nella città australiana fino a domenica.

Le religioni, ha osservato il Santo Padre, “insegnano alla gente che l’autentico servizio richiede sacrificio e autodisciplina, che a loro volta si devono coltivare attraverso l’abnegazione, la temperanza e l’uso moderato dei beni naturali. In tal modo, uomini e donne sono portati a considerare l’ambiente come una cosa meravigliosa da ammirare e rispettare piuttosto che come una cosa utile semplicemente da consumare”.

“È un dovere che si impone a chi ha spirito religioso dimostrare che è possibile trovare gioia in una vita semplice e modesta, condividendo con generosità il proprio superfluo con chi è nel bisogno”, ha osservato.

Per Benedetto XVI questi valori sono particolarmente importanti nella formazione dei giovani, “che tanto sovente sono tentati di considerare la vita stessa come un prodotto di consumo”.

“Essi pure posseggono, peraltro, la capacità dell’autocontrollo: di fatto, nello sport, nelle arti creative, negli studi sono pronti ad accogliere volentieri tali impegni come una sfida. Non è forse vero che quando si presentano loro ideali elevati, molti giovani sono attratti all’ascetismo e alla pratica della virtù morale attraverso il rispetto di sé e l’attenzione verso gli altri? Si deliziano

nella contemplazione del dono del creato, e sono affascinati dal mistero del trascendente”.

Sottolineando un altro aspetto comune alle religioni, il Vescovo di Roma ha menzionato il fatto che “rivolgono costante attenzione alla meraviglia dell’esistenza umana”.

“Uomini e donne sono dotati della capacità non solo di immaginare in che modo le cose potrebbero essere migliori, ma anche di investire le loro energie per renderle migliori”, ha constatato. “Siamo consapevoli dell’unicità della nostra relazione col regno della natura. Se, quindi, riteniamo di non essere soggetti alle leggi dell’universo materiale allo stesso modo del resto della creazione, non dovremmo anche fare della bontà, della compassione, della libertà, della solidarietà, del rispetto di ogni individuo una componente essenziale della nostra visione di un futuro più umano?”.

Un ulteriore contributo della religione, ha aggiunto, è “rammentarci la limitatezza e la debolezza dell’uomo”.

Visione cristiana

Dopo aver affermato che la Chiesa condivide queste osservazioni con altre religioni, Benedetto XVI si è concentrato sulla particolare visione del cristianesimo.

“Stimolata dalla carità, essa [la Chiesa] si accosta al dialogo nella convinzione che la vera sorgente della libertà si trova nella persona di Gesù di Nazaret”, ha detto. “I cristiani credono che è lui che ci rivela appieno le potenzialità umane per la virtù e il bene; è lui che ci libera dal peccato e dalle tenebre. L’universalità dell’esperienza umana, che trascende ogni confine geografico e ogni limite culturale, rende possibile ai seguaci delle religioni di impegnarsi nel dialogo per affrontare il mistero delle gioie e delle sofferenze della vita”.

“Da questo punto di vista, la Chiesa con passione cerca ogni opportunità per prestare ascolto alle esperienze spirituali delle altre religioni. Potremmo affermare che tutte le religioni mirano a penetrare il profondo significato dell’esistenza umana, riconducendolo ad una origine o principio esterno ad essa”.

“Le religioni presentano un tentativo di comprensione del cosmo inteso come proveniente da e procedente verso tale origine o principio – ha aggiunto –. I cristiani credono che Dio ha rivelato questa origine e principio in Gesù, che la Bibbia definisce ‘Alfa e Omega’”.

Il Papa ha concluso il suo discorso affermando di essere in Australia come “ambasciatore di pace”.

“La nostra ricerca della pace procede mano nella mano con la ricerca del significato, poiché è scoprendo la verità che troviamo la strada sicura verso la pace”, ha osservato. “Il nostro sforzo per arrivare alla riconciliazione tra i popoli sgorga da, ed è diretto verso, quella verità che dà alla vita uno scopo”.

“La religione offre la pace, ma – ancor più importante – suscita nello spirito umano la sete della verità e la fame della virtù. Ci sia dato di incoraggiare tutti, specialmente i giovani, ad ammirare con stupore la bellezza della vita, a ricercarne il significato ultimo e ad impegnarsi a realizzarne il sublime potenziale”.

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ZENIT Staff

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