Benedetto XVI: San Paolo, tra mondo giudaico e pagano

Intervento all’Udienza generale del mercoledì

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 luglio 2008 (ZENIT.org).- Nell’ultimo incontro settimanale con i fedeli prima della pausa estiva, Benedetto XVI ha spiegato come San Paolo fosse figlio, pur distaccandosene in diversi aspetti, di un ambiente intriso di mentalità giudaica e pagana.

All’indomani dell’apertura dell’Anno paolino, il Papa ha iniziato quest’oggi un nuovo ciclo di catechesi dedicato all’approfondimento della figura e del pensiero di San Paolo, soffermandosi in particolare sul contesto socio-culturale del I sec. d. C. in cui visse ed operò l’apostolo.

Un’epoca la sua che ha qualche consonanza con la nostra, per il contesto globale che la pervadeva, per il fatto che il mondo ebraico era circoscritto come oggi; un’epoca in cui era “in atto anche una crisi della religione tradizionale, almeno nei suoi aspetti mitologici e anche civici”.

Alcuni definiscono Paolo “uomo di tre culture” – ha spiegato il Pontefice –, “tenendo conto della sua matrice giudaica, della sua lingua greca, e della sua prerogativa di ‘civis romanus’“.

“Egli viene da una cultura ben precisa e circoscritta – ha poi aggiunto – , certamente minoritaria, che è quella del popolo di Israele e della sua tradizione”, che tuttavia “trovava tranquillamente posto all’interno di un’istituzione così onnipervadente quale era l’impero romano”.

“Le loro credenze e il loro stile di vita, come succede ancora oggi, li distinguevano nettamente dall’ambiente circostante; e questo poteva avere due risultati – ha continuato –: o la derisione, che poteva portare all’intolleranza, oppure l’ammirazione, che si esprimeva in forme varie di simpatia come nel caso dei ‘timorati di Dio’ o dei ‘proseliti’, pagani che si associavano alla Sinagoga e condividevano la fede nel Dio di Israele”.

Due furono però, ha spiegato il Papa, i fattori che favorirono l’impegno di Paolo: “la cultura ellenistica, che dopo Alessandro Magno era diventata patrimonio comune almeno del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente”; e “la struttura politico-amministrativa dell’impero romano, che garantiva pace e stabilità dalla Britannia fino all’Egitto meridionale”.

“Tuttavia – ha proseguito – , anche la situazione storico-culturale del suo tempo e del suo ambiente non può non aver avuto un influsso sulle sue scelte e sul suo impegno”.

“Va ricordata in specie la filosofia stoica – ha detto Benedetto XVI –, che era dominante al tempo di Paolo e che influì, se pur in misura marginale, anche sul cristianesimo”.

“Si pensi, per esempio, alla dottrina dell’universo inteso come un unico grande corpo armonioso, e conseguentemente alla dottrina dell’uguaglianza tra tutti gli uomini senza distinzioni sociali, all’equiparazione almeno di principio tra l’uomo e la donna, e poi all’ideale della frugalità, della giusta misura e del dominio di sé per evitare ogni eccesso”.

Da questa breve analisi, ha spiegato il Papa, emerge una figura di San Paolo che “acquista in spessore storico e ideale, rivelando insieme condivisione e originalità nei confronti dell’ambiente”.

“Ma ciò vale analogamente anche per il cristianesimo in generale, di cui appunto l’apostolo Paolo è un paradigma di prim’ordine, dal quale tutti noi abbiamo ancora sempre molto da imparare”.

“È questo lo scopo dell’Anno Paolino: imparare da san Paolo, imparare la fede, imparare il Cristo, imparare infine la strada della retta vita”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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