CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 23 settembre 2007 (ZENIT.org).- I Vescovi devono coltivare sempre la preghiera intima per essere maggiormente solleciti alle necessità altrui e farsi animatori di preghiera nelle città “spesso convulse e rumorose”, ha detto questo sabato Benedetto XVI.
Con queste parole il Papa si è rivolto ai 112 presuli Vescovi nominati negli ultimi dodici mesi, che si sono riuniti dal 13 al 21 settembre presso l’Ateneo “Regina Apostolorum” di Roma per le tradizionali giornate di studio organizzate dalla Congregazione per i Vescovi.
In occasione dell’udienza a Castel Gandolfo, il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, ha letto un indirizzo di omaggio al Santo Padre spiegando che questi “giorni di preghiera, di riflessione e di studio sono intesi ad approfondire come essere Vescovi nella Chiesa in questo inizio del Terzo Millennio, segnato dalla secolarizzazione e dalla ‘dittatura’ del relativismo”.
Nel prendere la parola subito dopo, il Pontefice si è voluto soffermare “sul carattere apostolico e pastorale della preghiera del Vescovo”.
A questo proposito, ha spiegato che nonostante i tanti impegni, nel ministero di un Vescovo, “il primo posto […] deve essere riservato a Dio”.
“Nella preghiera intima e personale il Vescovo, come e più di tutti i fedeli, è chiamato a crescere nello spirito filiale verso Dio, apprendendo da Gesù stesso la confidenza, la fiducia e la fedeltà, atteggiamenti suoi propri nel rapporto col Padre”, ha sottolineato.
“La preghiera educa all’amore e apre il cuore alla carità pastorale per accogliere tutti coloro che ricorrono al Vescovo”, ha quindi aggiunto.
Questo perché, ha spiegato il Papa riferendo il pensiero di San Gregorio Magno, “il pastore radicato nella contemplazione sa accogliere le necessità degli altri, che nella preghiera diventano sue”.
Rivolgendosi direttamente ai presenti il Vescovo di Roma li ha quindi esortati a riservare un posto particolare alla preghiera per i propri sacerdoti: “È quanto mai edificante per ogni sacerdote – ha detto – sapere che il Vescovo, dal quale ha ricevuto il dono del sacerdozio o che comunque è il suo padre e amico, gli è vicino nella preghiera, nell’affetto ed è sempre pronto ad accoglierlo, ascoltarlo, sostenerlo ed incoraggiarlo”.
“Ugualmente non deve mai mancare nella preghiera del Vescovo la supplica per le nuove vocazioni – ha proseguito –. Esse devono essere chieste con insistenza a Dio, affinché chiami ‘quelli che egli vuole’ per il sacro ministero”.
Ioltre, ha quindi aggiunto il Papa, il munus santificandi chiama i Vescovi a farsi “animatori di preghiera nella società”.
“Nelle città in cui vivete e operate, spesso convulse e rumorose, dove l’uomo corre e si smarrisce, dove si vive come se Dio non esistesse, sappiate creare luoghi ed occasioni di preghiera, dove nel silenzio, nell’ascolto di Dio mediante la lectio divina, nella preghiera personale e comunitaria, l’uomo possa incontrare Dio e fare l’esperienza viva di Gesù Cristo che rivela l’autentico volto del Padre”, ha detto.
“Non stancatevi di procurare che le parrocchie ed i Santuari, gli ambienti di educazione e di sofferenza, ma anche le famiglie diventino luoghi di comunione con il Signore”, ha proseguito.
“In breve, carissimi Vescovi, siate uomini di preghiera! – ha poi concluso – . Come Mosè abbiate le mani alzate verso il cielo, mentre i vostri fedeli combattono la buona battaglia della fede. Come Maria sappiate ogni giorno lodare Dio per la salvezza che egli opera nella Chiesa e nel mondo, convinti che nulla è impossibile a Dio”.