A Firenze si va a Scuola di Biopolitica

FIRENZE, venerdì, 14 settembre 2007 (ZENIT.org).- Si aprirà a Firenze, il 20 ottobre, la seconda edizione della Scuola di Biopolitica “Holly Patterson”.

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Gli organizzatori, la “SAFE Salute Femminile”, “Medicina e Persona-Toscana” e il “Centro Culturale di Firenze”, hanno scelto di intitolare la scuola alla ragazza morta in seguito all’uso della pillola abortiva RU-486, per rendere esplicito il metodo che intendono seguire.

“Si tratta infatti – secondo gli organizzatori – di partire dalla vita concreta, dagli eventi quotidiani, per mostrare come la scienza, se interrogata non strumentalmente ma con onestà, è alleata della vita umana e della ragione”.

“Inoltre – affermano i promotori della scuola – il caso di Holly dimostra come le battaglie di biopolitica possano essere condotte con successo direttamente dai cittadini (nel caso della giovane americana, dal padre), e non soltanto da esperti e da politici”.

Intervistato da ZENIT sui fini e le prospettive della Scuola di Biopolitica, il dott. Carlo Valerio Bellieni, Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena, ha sottolineato che “dobbiamo essere in grado di parlare senza preconcetti e censure dei temi che riguardano la nostra vita”.

“Non possiamo demandare ad altri le decisioni sull’esistenza dei nostri figli, lasciar passare ingiudicate delle scelte politiche terribili e catastrofiche. Dobbiamo imparare. E imparare a giudicare, cioè confrontare con la nostra voglia di vita e con i nostri desideri le cose che incontriamo”, ha continuato il membro della Pontificia Accademia Pro Vita.

“Per questo servono maestri. Non santoni che rivelino cose astruse, ma persone seriamente impegnate professionalemte con la realtà, che parlino apertamente, si lascino interrogare, scambino esperienze”, ha aggiunto.

“Insomma: dobbiamo imparare che la scienza ci è amica, anche perché ci si rende così facilmente conto della ragionevolezza di tutto ciò che la Chiesa, con pazienza e con rischio di grandissima persecuzione culturale, insegna”, ha quindi sottolineato.

Parlando del successo riscosso l’anno scorso, il dott. Bellieni ha detto che ciò dimostra “che c’è una rinascita nel mondo medico e scientifico di personaggi che hanno le idee ben chiare, che sanno bene che un embrione è un loro paziente e non un soprammobile, che vogliono curare il dolore, che fanno seriamente ricerca scientifica, ma non per questo non hanno regole o limiti”.

“L’anno scorso abbiamo centrato questo obiettivo e i 150 partecipanti hanno riportato un’ottima impressione – ha continuato –. Sopratutto perché non hanno sentito teorie, ma un’esperienza vissuta, talvolta a rischio dell’impopolarità”.

“La bioetica è saper decidere se una azione scientifica fa bene o fa male. Per qualcuno invece è decidere se è utile o se non lo è”, ha osservato.

“Su questa differenza si gioca la politica. Che deve scegliere se seguire un’etica relativista, per cui conta il profitto, la notorietà portata dalla scienza, o se conta riconoscere che ognuno di noi è collegato agli altri da una specie di grammatica (la chiamerei un DNA etico) che ci fa riconoscere sia il desiderio di produrre scienza sia quello di farlo per il bene di tutti… anche i più piccoli e malati”, ha detto.

“Purtroppo le scelte etiche sono spesso basate su fobie (per esempio la fobia verso la disabilità e la malattia, per cui si indulge nell’eutanasia) e non sulla solidarietà. E’ più facile per uno Stato trovare le risorse economiche per le famiglie dei disabili o permetterne la morte anticipata?”, si è quindi domandato.

Tra i docenti non figurano solo cattolici, ma anche studiosi con background culturali diversi, alcuni distanti dalla visione religiosa cristiana, tutti però “accomunati da una seria attenzione alla ricerca e alla dignità umana”, afferma Bellieni.

“Per tutti valga la presenza del prof. Enzo Tiezzi, chimico di fama mondiale, ecologista laico, che tratterà delle manipolazioni genetiche. Importante sarà anche l’apporto della prof.ssa Eleonora Porcu la quale venne chiamata l’anno scorso al Parlamento Irlandese e lì spiegò che la vita umana inizia al momento del concepimento”, ha aggiunto.

“Ovviamente non vogliamo arruolare nessuno e certe differenze restano (la prof.ssa Porcu, per esempio, esegue fecondazioni in vitro), ma è la ricchezza, che mostra che, pur con scelte religiose o filosofiche diverse, si può partire dall’uomo, dal rispetto per il Creato”, ha infine sottolineato.

[Per le iscrizioni: http://www.ccdf.it/uploaded/724.doc]

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ZENIT Staff

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