Custodire la “grande tradizione cattolica” è la sfida dei Vescovi dell’America latina

Parla il Sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici

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ROMA, lunedì, 23 aprile 2007 (ZENIT.org).- La sfida cruciale che interpella i Vescovi che si riuniranno per la V Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America Latina e del Caribe (CELAM) è quella di riuscire a custodire “la grande tradizione cattolica” di questo subcontinente.

Così ha detto in una intervista pubblicata sul nuovo numero della rivista “Il Consulente Re”, il professore Guzman M. Carriquiry Lecour, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici e primo laico ad accedere a tale carica in un Dicastero vaticano.

Nominato da Benedetto XVI perito per la Conferenza che il Papa stesso inaugurerà il 13 maggio, il sessantatreenne professore di origini uruguaiane ha dunque potuto seguire da vicino i preparativi dell’evento che riunirà circa 300 partecipanti, tra Vescovi delegati e inviati speciali e le cui conclusioni serviranno come orientamento per le azioni pastorali dei prossimi anni della Chiesa nel subcontinente.

La V Conferenza Generale del CELAM si svolgerà dal 13 al 31 maggio presso il Santuario mariano di Aparecida, a 170 chilometri da San Paolo del Brasile, sul tema “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché in Lui i popoli abbiano vita. Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).

Nell’intervista, nel commentare i tentativi di rivitalizzare antiche pratiche legate alle civiltà precolombiane in atto nel Continente, il professor Carriquiry ha detto che “i grandi simboli dell’unità latino-americana non sono quelli indigeni, dato che prima dell’arrivo di spagnoli e portoghesi il Continente era totalmente frammentato, una ‘babele’ senza la minima coscienza di sé”.

“Simboli veri sono Nostra Signora di Guadalupe, il Cristo de los Andes: la Chiesa come sacramento di unità dei nostri popoli nella cattolicità. Il Vangelo incarnato nei popoli è il contenuto più profondo dell’originalità storico-culturale che chiamiamo America latina”, ha aggiunto.

Sempre in merito alla situazione dell’America latina, ha quindi detto che il fenomeno a cui si assiste è quello di “un grande movimento di inclusione nella scena pubblica di settori indigeni, di contadini impoveriti e migranti verso le megalopoli squilibrate, settori per troppo tempo umiliati, sfruttati, emarginati”.

“Gli indigeni esigono rispetto, dignità, di poter godere di tutti i benefici dell’educazione, del lavoro, del progresso culturale, di una autentica promozione umana, di solidarietà e di giustizia verso i più bisognosi, di essere veramente integrati nelle società nazionali e di partecipare come cittadini a pieno titolo nella costruzione delle nazioni”, ha sottolineato.

“Cosa profondamente diversa è invece pretendere di fare risorgere stregoni, sciamani, le vecchie cosmogonie indigene: tentativo di un arcaismo arbitrario, frutto più di manipolazione ideologica che di vera risposta ai bisogni e alle domande delle comunità indigene”, ha osservato.

Sul fatto, invece, che per la prima volta i rappresentanti degli episcopati di Stati Uniti, Canada, Spagna e Portogallo, invitati alla V Conferenza Generale di Aparecida, avranno diritto di parola e di voto, il professor Carriquiry ha commentato che si tratta di “un gesto molto positivo”.

“Aparecida sarà evento cattolico. In realtà l’impronta cattolica è soprattutto data dal fatto che è stato il Papa a indire la Conferenza, a scegliere il tema e a voler aprire personalmente le giornate di Aparecida, che sarà ‘conferenza dell’episcopato’, di impeto collegiale, in comunione con il successore di Pietro”, ha indicato.

“La questione cruciale per i Vescovi dell’America latina è custodire e riproporre la grande tradizione cattolica dei nostri popoli. Tale tradizione, il più grande dono per l’America latina, la più grande ricchezza dei suoi popoli, è assediata e a volte erosa dai tratti culturali dominanti, veicolati dai poteri mediatici transnazionali, sempre più ostili al cattolicesimo”, ha poi osservato.

Circa il proliferare di gruppi evangelici e pentecostali, il professor Carriquiry ha detto che a suo avviso non si tratta della “sfida principale. Fondamentale è il riandare alle sorgenti della nostra fede, operare quella ‘essenzializzazione’ della quale scriveva il cardinale Ratzinger, per non lasciarsi prendere dalle questioni secondarie”.

A questo proposito, ha continuato, “la prima cosa da fare è guardare dentro di noi, a casa nostra, per vedere se e come l’avvenimento della presenza di Cristo è fatto sorprendente e decisivo nella vita delle persone, delle famiglie, delle comunità e delle nazioni”.

Tra i “segni di morte” presenti nel Continente dell’America latina, il Segretario del Dicastero vaticano ha indicato la fame, le malattie, la miseria, il narcotraffico, “la violenza politica senza regole, delle guerriglie e persino dei metodi terroristici”.

“Il continente cresce economicamente, talvolta con grandi performances, ma la lotta contro la povertà e lo scandalo di enormi disuguaglianze non vengono affrontate adeguatamente”, ha commentato.

“Nelle grandi città insicurezza e delinquenza sono quotidiane. Si diffonde anche una ‘cultura globale’ e si esercitano pressioni potenti che mirano a far passare e banalizzare anche i crimini abominevoli della pratica abortiva di massa, la proposta dell’eutanasia e le manipolazioni genetiche”, ha aggiunto.

“Le nostre democrazie grazie a Dio tengono, ma emergono sempre più derive autocratiche, che rischiano di soffocare gradualmente quelle libertà democratiche riconquistate dagli Anni Ottanta con tante sofferenze e sacrificio, anche di vite umane”, ha sottolineato.

Tra i problemi che verranno affrontati ad Aparecida, il Sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici ha riferito che “un’idea lanciata dal CELAM è quella di una grande missione evangelizzatrice continentale post-Aparecida”.

“ Per il momento i contorni non sono ancora definiti. Importante è che la Conferenza riesca a raggiungere veramente il cuore dei latino-americani, suscitando una grande mobilitazione spirituale e missionaria”, ha spiegato infine.

Le Conferenze Generali del CELAM hanno avuto un ruolo decisivo nella storia della Chiesa in America Latina nella seconda metà del XX secolo. In precedenza si sono svolte a Rio de Janeiro (1955), Medellín (1968), Puebla (1979), Santo Domingo (1992).

I Vescovi che si troveranno ad Aparecida rappresentano circa il 43% dei cattolici del mondo.

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ZENIT Staff

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