CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 18 aprile 2007 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha rivolto un appello ai cristiani perché siano capaci di dare ragione della loro fede in Gesù Cristo.
La sua proposta è stata ascoltata questo mercoledì da circa 50.000 pellegrini durante l’udienza generale in piazza San Pietro in Vaticano, nel corso della quale ha presentato la figura di Clemente Alessandrino, morto verso l’anno 215, uno dei primi cristiani che riuscì ad armonizzare pienamente la filosofia greca con la fede in Cristo.
Presentando le opere di questo filosofo e teologo, il Pontefice ha spiegato che Clemente “accompagna passo passo il cammino del catecumeno e del battezzato perché, con le due ‘ali’ della fede e della ragione, essi giungano a un’intima conoscenza della Verità, che è Gesù Cristo, il Verbo di Dio”.
Per Clemente Alessandrino, che in realtà era nato ad Atene, “la fede stessa costruisce la vera filosofia, cioè la vera conversione nel cammino da prendere nella vita”.
“La conoscenza di Cristo non è solo pensiero, ma è amore che apre gli occhi, trasforma l’uomo e crea comunione con il ‘Logos’, con il Verbo divino che è verità e vita”, ha constatato Benedetto XVI.
“In questa comunione, che è la perfetta conoscenza ed è amore, il perfetto cristiano raggiunge la contemplazione, l’unificazione con Dio”, ha sottolineato in un’assolata mattina primaverile.
“Nel cammino della perfezione Clemente annette al requisito morale tanta importanza quanta ne attribuisce a quello intellettuale. I due vanno insieme perché non si può conoscere senza vivere e non si può vivere senza conoscere”, ha osservato.
“L’assimilazione a Dio e la contemplazione di Lui non possono essere raggiunte con la sola conoscenza razionale – ha avvertito il Papa –: a questo scopo è necessaria una vita secondo il Logos, una vita secondo la verità”.
“E di conseguenza, le buone opere devono accompagnare la conoscenza intellettuale come l’ombra segue il corpo”, ha sottolineato.
“Clemente continua a segnare con decisione il cammino di chi intende ‘dare ragione’ della propria fede in Gesù Cristo”.
Per questo, il Papa ha riconosciuto che il pensatore “può servire d’esempio ai cristiani, ai catechisti e ai teologi del nostro tempo” per “recuperare ed evidenziare al meglio la dimensione metafisica della verità, per entrare in un dialogo critico ed esigente tanto con il pensiero filosofico contemporaneo”.
La riflessione del Pontefice continua la serie di interventi nelle udienze generali che sta offrendo sui personaggi della Chiesa delle origini, dopo aver presentato i dodici apostoli e i loro discepoli.