* * *
Fin dall’inizio della crisi tra Israele e Hezbollah gli Stati Uniti hanno lavorato con la comunità internazionale per assistere i civili coinvolti nel conflitto, per porre fine alla violenza che gli Hezbollah e coloro che li sostengono hanno imposto al popolo libanese e a quello israeliano e, infine, per cambiare lo status quo che ha determinato la guerra. Anche il Papa Benedetto XVI ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione in Medio Oriente. Il Papa ha richiamato l’attenzione sulle sofferenze dei civili di tutte le parti del conflitto, ebrei, musulmani e cristiani, sia israeliani che libanesi. Consapevoli dello speciale rapporto tra la Santa Sede e il Libano, durante il conflitto gli Stati Uniti hanno mantenuto stretti contatti con esponenti del Vaticano, anche ora che l’attenzione si è spostata sull’operazione di peacekeeping e sulla fase di ricostruzione.
Condividiamo il desiderio di assistere presto alla ricostruzione dei danni della guerra, al sostegno umanitario nei confronti del popolo libanese e ad una pace duratura. Per raggiungere questo obiettivo gli Stati Uniti hanno continuato ad impegnarsi per aiutare migliaia di persone colpite dal conflitto. Fin dall’inizio abbiamo lavorato per garantire l’apertura delle vie di trasporto in modo che le merci potessero essere consegnate a coloro che ne avevano bisogno. Oltre ai 27 milioni di dollari in aiuti che gli Stati Uniti avevano già fornito, il Presidente Bush ha recentemente annunciato un impegno complessivo di 230 milioni di dollari a favore del popolo libanese.
Gli Stati Uniti hanno immediatamente fornito sostegno alla popolazione del Libano consegnando medicine, benzina, coperte, cibo e acqua. Abbiamo aiutato le organizzazioni di cooperazione internazionale e le ONG ad organizzare convogli per portare i beni necessari ai civili nelle zone di conflitto e insieme ai governi israeliano e libanese abbiamo mantenuto aperti porti, piste e corridoi di trasporto per consentire la consegna dei beni. Per assicurare la fornitura ininterrotta di cibo, abbiamo imbarcato 25 tonnellate metriche di cibo che arriveranno in Libano nelle prossime settimane.
Oltre al primo soccorso, gli Stati Uniti sono impegnati nell’assistenza per la ricostruzione di infrastrutture pubbliche vitali come scuole, ponti e strade e per la ricostruzione delle case nelle zone più colpite durante il conflitto. Gli Stati Uniti forniranno inoltre aiuto per ripulire la fuoriuscita di petrolio dall’impianto di Jiyeh e il conseguente inquinamento dell’area per permettere alle persone di ritornare nelle loro case e per tutelare la salute di coloro i quali vivono nelle comunità costiere.
Gli Stati Uniti sono impegnati nel sostegno a tutti coloro i quali versano in uno stato di bisogno dopo il conflitto. Per assicurare la pace, il popolo libanese deve poter uscire dalla guerra con maggiori opportunità e un più ampio benessere. Continueremo a lavorare per questo obiettivo insieme al Libano, alla Santa Sede e agli altri Paesi coinvolti, tra i quali l’Italia, che ha dimostrato un eccezionale ruolo guida in questo delicato frangente internazionale. Il nostro obiettivo comune è un Libano libero e democratico, non più indebolito da un gruppo terroristico. Condividiamo la posizione di Papa Benedetto XVI secondo cui “gli ultimi sviluppi fanno sperare che cessino gli scontri e che sia prontamente ed efficacemente assicurata l’assistenza umanitaria alle popolazioni”.