“Costruire ponti e togliere l’odio dai cuori”: l’appello del Patriarca Coadiutore di Gerusalemme

RIMINI, venerdì, 25 agosto 2006 (ZENIT.org).- “Siamo tutti chiamati a lavorare per costruire ponti e togliere l’odio dai cuori”, ha detto monsignor Fouad Twal, Patriarca Coadiutore di Gerusalemme dei Latini, nel lanciare un appello dal Meeting di Rimini, dove venerdì ha tenuto un incontro sul tema “Voce da Gerusalemme”.

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Monsignor Twal ha esordito ricordando che “la voce della Terra Santa vuole essere la testimonianza dell’esperienza di fede delle prime comunità cristiane” anche se, con il muro della separazione, la disoccupazione che sfiora il 60%, la stanchezza della gente, la fuga dal Paese, “la situazione è in continuo peggioramento”.

In questa situazione, ha sottolineato il Patriarca “la pace in questa terra è l’esigenza più immediata” e occorre compiere numerosi “sforzi per far sì che i cristiani restino nella loro terra”.

“La pace e la fiducia nel futuro sono la strada per arginare il fenomeno migratorio”, ha continuato monsignor Twal. Il compito fondamentale, però, è quello di “pronunciare una parola di speranza a partire dalla fede”, in una realtà dove parlare è un rischio occorre “parlare di meno e amare di più”, ha aggiunto.

In merito al rapporto con i musulmani monsignor Twal ha ricordato che “accade da tredici secoli” e che quello che i cristiani vogliono annunciare è che “la città santa è madre di tutti i fedeli figli di Abramo”.

Il Patriarca Coadiutore di Gerusalemme dei Latini si è quindi rivolto alle autorità dicendo che “non si governa con le armi e con il terrorismo”, ribadendo che la Chiesa è una “voce di pace e di perdono” e per questo avrà sempre un posto rilevante in terra Santa, “nel luogo in cui l’umanità è stata raggiunta dalla presenza di Dio”.

In merito alle minacce di guerra, monsignor Twal ha spiegato che “il conflitto non è una questione tra Hezbollah ed Israele, ma fa parte di una situazione più globale dell’intera aerea” e che “la debolezza di Israele consiste nel confidare nell’apparato militare e non in altre risorse”.

Il Patriarca ha auspicato un futuro in cui ci sia il riconoscimento della libertà così “come Dio l’ha voluta, nella preghiera di tutti, nell’amare l’altro, senza limiti e senza barriere”.

Infine, monsignor Twal ha detto che “nonostante tutto la situazione non è disperata, le difficoltà sono tante, ma tante sono anche le attese, confortate dall’aiuto degli amici che non ci lasciano soli”.

“Ho il presentimento – ha concluso il Patriarca – che un giorno si manifesterà a Gerusalemme l’infinito”.

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ZENIT Staff

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