In un telegramma a firma del Cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano, indirizzato al Patriarca di Babilonia dei Caldei (la Chiesa cattolica caldea è di rito orientale e in comunione con Roma), Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, il Papa esprime la sua “vicinanza spirituale” e la “sua solidarietà nella preghiera” alla Chiesa e al popolo dell’Iraq, così duramente provato.
Il Pontefice, si legge nel telegramma, “rivolge un accorato appello ai rapitori affinché il giovane sacerdote possa essere rilasciato immediatamente” e possa così “tornare a servire Dio, la comunità cristiana e i suoi concittadini”.
Il Santo Padre non manca poi di rivolgere un pensiero a “tutte le vittime dei rapimenti” in Iraq, e prega affinché questo “terribile flagello” così come “il terribile quotidiano spargimento di sangue che ritarda l'alba della riconciliazione e della ricostruzione” possa avere fine.
Il Papa chiede quindi ai cattolici iracheni “di continuare a lavorare assieme a tutti i credenti e a tutti gli uomini di buona volontà” affinché sia garantito “un futuro armonioso e una coesistenza” pacifica per “l’amata nazione” dell’Iraq.
Padre Saad Syrop della parrocchia di “St. Jacob” nel distretto di Doura a Baghdad stava facendo ritorno alla sua abitazione, dopo avere celebrato la Messa nella sua chiesa parrocchiale intorno alle 6:30 di mattina, quando la sua macchina è stata fermata da tre uomini armati e col volto coperto da maschere che lo hanno costretto a scendere dall’auto.
In alcune dichiarazioni rilasciate venerdì a “Radio Vaticana“, monsignor Philippe Najem, Procuratore del Patriarcato di Babilonia dei Caldei presso la Santa Sede, ha spiegato che il Patraircato caldeo non è a conoscenza dell’identità degli autori del sequestro del giovane sacerdote, che sarebbe dovuto andare a Roma per proseguire gli studi.
Nel frattempo, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, ha avuto un incontro con il Primo Ministro dell’Iraq per tentare di trovare vie concrete per giungere alla liberazione di padre Syrop.
Il Partito Islamico Iracheno, che rappresenta i sunniti nel Parlamento iracheno, ha espresso parole di condanna per il sequestro.
“La Chiesa cattolica soffre tantissimo e quotidianamente – ha detto monsignor Philippe Najem all’emittente pontificia –, come tutto il resto del popolo iracheno che soffre anche per la mancanza delle cose indispensabili per vivere: manca l'acqua, manca l'elettricità, mancano gli ospedali, il servizio sanitario e soprattutto manca la sicurezza”.
“Oggi come oggi, l'iracheno non è considerato quasi neanche più come un essere umano: tutti vivono davvero una situazione molto difficile”, ha poi sottolineato.
Secondo quanto rivelato dall’agenzia “MISNA”, per la liberazione di padre Saad Syrop Hanna sarebbe stato chiesto un ingente riscatto. L’agenzia missionaria, che cita fonti religiose locali, sottolinea inoltre che è la prima volta che il sequestro dura così a lungo. Negli altri casi, infatti, la liberazione degli ostaggi era avvenuta entro 24 ore dal rapimento.
Nel mese di luglio, secondo quanto constatato il 15 agosto durante una preghiera elevata dal Cardinale Roger Etchegaray, inviato speciale di Benedetto XVI in Libano, in Iraq almeno 1.800 persone sono morte per atti di violenza.
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Aug 18, 2006 00:00