CRACOVIA, domenica, 2 aprile 2006 (ZENIT.org).- Si e’ fermata alle 21:37 (ora della morte di Giovanni Paolo II) la Via Crucis organizzata dai giovani universitari per le strade di Cracovia. Presente anche il premier polacco Kazimierz Marcinkiewicz.
Al suono dell’antica campana “Sigismondo” del Castello del Wawel, un momento di silenzio è sceso tra i partecipanti che hanno portato la croce venerata da Giovanni Paolo II il venerdì Santo di un anno fa.
Durante la processione sono state lette le meditazioni scritte da Papa Wojtyla per la Via Crucis al Colosseo del Giubileo 2000. Dopo aver raggiunto il Palazzo della Curia Arcivescovile, i giovani hanno potuto assistere al discorso di Benedetto XVI grazie ad un collegamento tv con San Pietro.
Dopo la Benedizione del Santo Padre al termine della Veglia mariana, vi è stato anche il saluto ed il ringraziamento di Cracovia e della Polonia da parte del Cardinale Stanisław Dziwisz, Arcivescovo di questa città e suo segretario particolare per moltissimi anni.
“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore produce molto frutto”. Con le parole dell’Evangelista Giovanni, l’Arcivescovo di Cracovia ha invece iniziato questa domenica mattina l’omelia della Messa solenne nella Cattedrale di Cracovia, per la celebrazione del primo anno dalla morte di Giovanni Paolo II.
Seguendo i passi più significativi del testamento spirituale di Papa Wojtyla, il porporato ha proseguito ricordando l’esempio di quest’uomo così legato al mistero della sofferenza: “Egli- ha sottolineato – ci ha lasciato il modello da seguire: ha mostrato in modo incontestabile che il Vangelo è sempre attuale. Ha indicato pure che il cuore del Vangelo è costituito dal sacrificio”.
E proprio intorno al mistero della sofferenza, Giovanni Paolo II ha costruito la propria missione di Capo della Chiesa: “Tutta la sua vita – ha proseguito il Cardinale Dziwisz – era indirizzata verso il Golgota, (…) Pensava molto realmente alla sua morte e al suo passaggio e così realizzava anche la sua vita sulla terra, assorto nella pasqua: il passaggio del signore. Ciò ha fatto che la sua vita fosse radicata profondamente nel Vangelo e che le radici(della sua vita) raggiungessero il mistero della sofferenza, morte e resurrezione di Cristo”.
Chiaro esempio di tale affermazione sono le frasi del testamento di Giovanni Paolo II che l’Arcivescovo ha poi letto ai fedeli presenti: “ognuno deve tener presente la prospettiva della morte. E deve esser pronto a presentarsi davanti al Signore e al Giudice – e contemporaneamente Redentore e Padre”.
Ma come in seguito ha chiarito lo stesso porporato, non si trattava di pensare solo alla propria dipartita. Il Papa “sapeva perfettamente che la partecipazione alla morte e resurrezione di Gesù apre davanti all’uomo credente la prospettiva di dare il senso alla sofferenza e alla morte”, ha quindi spiegato.
Scriveva infatti nel testamento: “spero che il Cristo mi dia la grazia per l’ultimo passaggio, cioè la [mia] Pasqua.. Spero anche che la renda utile anche per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana”.