Benedetto XVI al termine della Veglia mariana nel primo anniversario della morte di Papa Wojtyla

Successivamente alcune parole di saluto del Cardinale Stanisław Dziwisz in collegamento da Cracovia

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 2 aprile 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate questa domenica sera da Benedetto XVI nell’affacciarsi dalla finestra del suo studio alle 21.37, l’ora in cui Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, per impartire ai presenti la Benedizione Apostolica.

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Cari fratelli e sorelle!

Ci siamo incontrati questa sera, nel primo anniversario della scomparsa dell’amato Giovanni Paolo II, per questa veglia mariana organizzata dalla Diocesi di Roma. Saluto con affetto tutti voi qui presenti in Piazza San Pietro, ad iniziare dal Cardinale Vicario Camillo Ruini e dai Vescovi Ausiliari, con un pensiero speciale per i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli laici, particolarmente i giovani.

E’ veramente l’intera città di Roma che è qui simbolicamente raccolta per questo emozionante momento di riflessione e di preghiera. Un saluto speciale al Cardinale Stanislao Dziwisz, Arcivescovo Metropolita di Cracovia, videocollegato con noi e per molti anni fedele collaboratore del compianto Pontefice. E’ passato già un anno dalla morte del Servo di Dio Giovanni Paolo II, avvenuta quasi a questa medesima ora – erano le 21,37 -, ma la sua memoria continua ad essere quanto mai viva, come testimoniano le tante manifestazioni programmate in questi giorni, in ogni parte del mondo. Egli continua ad essere presente nella nostra mente e nel nostro cuore; continua a comunicarci il suo amore per Dio e il suo amore per l’uomo; continua a suscitare in tutti, specie nei giovani, l’entusiasmo del bene e il coraggio di seguire Gesù e i suoi insegnamenti.

Come riassumere la vita e la testimonianza evangelica di questo grande Pontefice? Potrei tentare di farlo utilizzando due parole: “fedeltà” e “dedizione”, fedeltà totale a Dio e dedizione senza riserve alla propria missione di Pastore della Chiesa universale. Fedeltà e dedizione apparse ancor più convincenti e commoventi negli ultimi mesi, quando ha incarnato in sé ciò che ebbe a scrivere nel 1984 nella Lettera apostolica Salvifici doloris, nella quale dice: “La sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà umana nella «civiltà dell’amore»” (n. 30).

La sua malattia affrontata con coraggio ha reso tutti più attenti al dolore umano, ad ogni dolore fisico e spirituale; ha dato alla sofferenza dignità e valore, testimoniando che l’uomo non vale per la sua efficienza, per il suo apparire, ma per se stesso, perché creato e amato da Dio. Con le parole e i gesti il caro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che se l’uomo si lascia abbracciare da Cristo, non mortifica la ricchezza della sua umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare qualcosa. Al contrario, l’incontro con Cristo rende la nostra vita più appassionante. Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella contemplazione, nell’amore per la Verità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevolezza anche a quanti sono lontani dalla fede cristiana.

Nel primo anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre siamo invitati questa sera ad accogliere nuovamente l’eredità spirituale che egli ci ha lasciato; siamo stimolati, tra l’altro, a vivere ricercando instancabilmente la Verità che sola appaga il nostro cuore. Siamo incoraggiati a non aver paura di seguire Cristo, per recare a tutti l’annuncio del Vangelo, che è fermento di una umanità più fraterna e solidale. Giovanni Paolo II ci aiuti dal cielo a proseguire il nostro cammino, restando docili discepoli di Gesù per essere, come egli stesso amava ripetere ai giovani, “sentinelle del mattino” in questo inizio del terzo millennio cristiano. Invochiamo per questo Maria, la Madre del Redentore, verso la quale egli nutrì sempre tenera devozione.

Mi rivolgo ora ai fedeli che dalla Polonia sono in collegamento con noi.

[In polacco:]

Uniamoci in spirito con i polacchi che si sono radunati a Cracovia, a Varsavia e negli altri luoghi per la veglia. E’ vivo in noi il ricordo di Giovanni Paolo II e non si spegne il senso della sua spirituale presenza. La memoria del particolare amore che nutriva per i suoi connazionali sempre sia per voi la luce sulla via verso Cristo. “Rimanete forti nella fede”. Vi benedico di cuore].

Ora imparto di cuore a tutti voi la mia Benedizione.

[Dopo la benedizione del Santo Padre, il Cardinale Stanisław Dziwisz, in collegamento da Cracovia, ha rivolto le seguenti parole:]

E’ con commozione tutta speciale che, approfittando del collegamento televisivo, mi è caro far giungere il grazie di Cracovia e della Polonia a Sua Santità Benedetto XVI per i doni che oggi ci ha fatto: per le parole che ha pronunciato prima della recita dell’Angelus e poco fa, allo scoccare dell’anno della santa morte di Giovanni Paolo II.

Quanto Ella ha detto oggi del Suo Predecessore, e quanto da un anno va suggerendo alla Chiesa tutta, fa crescere allo stesso tempo il nostro amore per la Santità Vostra, il nostro attaccamento alla Sua persona, la nostra religiosa attenzione al Suo magistero. Grazie, Padre Santo, per la pagina di Vangelo che Ella ci regala. E grazie a tutti e a ciascuno dei presenti. Giovanni Paolo II ci sorride dal Cielo e ci affida a Dio buon pastore delle anime e del mondo”.

[© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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