Un altro nome si aggiunge dunque a quelli di quanti “… sono caduti sulle frontiere dell’evangelizzazione e del servizio all’uomo”, come ha detto domenica scorsa in occasione dell’Angelus Benedetto XVI, e la cui testimonianza e il cui sacrificio “… ci è di edificazione e di sprone a un impegno evangelico sempre più sincero e generoso”.
Don Bruno viveva da 42 anni in Brasile, dove era stato ordinato sacerdote nel 1968, e da oltre vent’anni risiedeva nella parrocchia di Nossa Senhora das Candelas. Secondo quanto la polizia locale ha riferito ai familiari del sacerdote – tre sorelle e un fratello, che vivono a La Spezia –, il movente del delitto è ancora ignoto.
Il parroco di Nossa Senhora das Candelas, don Edilberto Amorin, in alcune dichiarazioni pubblicate da “L’Osservatore Romano” (1° aprile) ha detto che don Bruno “non si era mai preoccupato per la sua sicurezza personale”, nonostante le numerose minacce ricevute a causa del suo impegno al servizio dei più poveri e soprattutto per strappare i giovani tossicodipendenti alla schiavitù della droga.