Fra i sei prossimi beati di questa domenica anche Laura Montoya, “maestra degli indios”

La prima beata originaria della Colombia

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì 23 aprile 2004 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II beatificherà questa domenica, per la prima volta nella storia, una colombiana di nome Laura Montoya (1874-1949), conosciuta anche come la “maestra degli indios”, e fondatrice della Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena.

“Il suo metodo fu di ‘farsi indigena con gli indigeni per guadagnarli tutti a Cristo’”, aveva affermato il cardinal José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il 7 luglio dello scorso anno, nella cerimonia per la pubblicazione del decreto di riconoscimento di un miracolo attributo alla sua intercessione.

Maria Laura di Gesù Montoya y Upegui, maestra delle missioni in America Latina, serva della verità e della luce del Vangelo, nacque a Jericó, in Colombia, il 26 maggio 1874 in una famiglia profondamente cristiana, ricevendo il Battesimo appena quattro ore dopo la nascita.

Quando aveva due anni, il padre venne ucciso nelle lotte per difendere la religione e la patria. I suoi beni venero confiscati e la moglie e i tre figli si ritrovarono in povertà.

Laura venne condotta, attraverso l’azione dello Spirito Santo e la lettura delle Sacre Scritture, alla preghiera contemplativa e alla penitenza, desiderando di diventare carmelitana. Aveva sete di Dio e voleva arrivare a Lui “come una palla di cannone”.

A 16 anni entrò nella “Normale de Institutoras” di Medellín per diventare maestra elementare e potersi mantenere. Studiò molto, diventando una pedagoga di valore, una formatrice delle generazioni cristiane, scrittrice e mistica.

Nel 1907 scrisse: “Mi vidi in Dio e come se mi avvolgesse con la sua paternità facendomi madre, nel modo più intenso, degli infedeli. Mi arrecavano dolore come veri figli”, e questo fuoco d’amore la spinse ad un lavoro eroico al servizio degli indigeni dell’America Latina, che definì “l’Opera degli indios”.

Nel 1914 fondò le Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena per realizzare il suo ideale missionario. “Avevo bisogno di donne intrepide, valorose, infiammate nell’amore di Dio, che potessero assimilare la loro vita a quella dei poveri abitanti della selva, per condurli verso Dio”, affermò in seguito.

Il gruppo delle “Missionarie catechiste degli indios” lasciò presto Medellín per trasferirsi a Dabeiba, per lavorare a stretto contatto con gli indios.

“Ella, la Signora Immacolata, mi attrasse in modo tale che mi è impossibile pensare che non sia Ella il centro della mia vita”, disse Madre Laura, impegnandosi sempre di più a portare Dio a chi non lo conosceva: “Sento la suprema impotenza del mio niente ed il supremo dolore di vederti sconosciuto come un peso che mi opprime”.

Voleva inserirsi nella cultura degli indigeni, vivere come loro in povertà, semplicità ed umiltà, pur venendo incompresa e disprezzata anche da molte persone, compresi alcuni prelati. Nonostante tute le difficoltà, Madre Laura andò avanti. Nella sua “Autobiografia” esprime tutta la sua “pedagogia dell’amore”, adattata alla mentalità degli indigeni.

Nel 1930, dopo una visita a San Pietro, a Roma, Madre Laura scrisse: “Provai un grande desiderio di avere tre lunghe vite: una per dedicarla all’adorazione, l’altra per trascorrerla nelle umiliazioni e la terza per le missioni; ma, nell’offrire al Signore questi impossibili desideri, mi sembrò troppo poco condurre una vita per le missioni e gli offrii il desiderio di avere un milione di vite per sacrificarle nelle missioni tra gli infedeli! Però, rimase molto triste! Ed io ho ripetuto molto al Signore della mia anima questa saetta: Che io muoia al vedere che niente sono e che ti voglio!”.

Nel 1949, dopo una lunga agonia, Madre Laura morì. La sua Congregazione Missionaria era allora attiva in tre Paesi con 90 case, per un numero di 476 religiose.

Il recupero completo nel 1994 di una donna di 86 anni che soffriva di un cancro all’utero e che, dopo aver rivolto delle preghiere alla Santa, godè di una buona salute per i successivi dieci anni, spalancò a madre Laura di Santa Caterina da Siena le porte verso la gloria degli altari.

Il processo per la sua beatificazione si è aperto il 4 luglio 1963.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione