Così Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, in una intervista rilasciata a ZENIT in occasione della settimana santa:
Ci avviciniamo alla Pasqua. Mentre nel mondo si respira un clima di paura per l’incombere del terrorismo, dal mistero del venerdì santo e della Pasqua di resurrezione, quale risposta?
Chiara Lubich: E’ venerdì santo ogni giorno. Guardando il telegiornale, davanti al susseguirsi di uccisioni e attentati, in quelle immagini di violenza disumane, nel grido di quelle sofferenze, risuona il grido di abbandono che Gesù ha lanciato al Padre sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?, la sua prova più alta, la tenebra più oscura. Ma è un grido che non è rimasto senza risposta.
Gesù non è rimasto nel baratro di quell’infinita sofferenza, ma, con uno sforzo immane e inimmaginabile si è riabbandonato al Padre, superando quell’immenso dolore ed ha riportato così gli uomini in seno al Padre e nel reciproco abbraccio.
Sappiamo quali sono le cause più profonde del terrorismo: il risentimento, l’odio compresso, la voglia di vendetta covati da popoli oppressi da tempo perché i beni non sono condivisi, i diritti non riconosciuti.
Ciò che manca è la comunione, la condivisione, la solidarietà. Ma, si sa, i beni non si muovono se non si muovono i cuori. Urge, perciò, suscitare nel mondo, ovunque, spazi di fraternità, quella fraternità riconquistata sulla croce.
Da quella croce Gesù ci dà l’altissima, divina, eroica lezione su che cosa sia l’Amore: un amore che non fa distinzione, ma ama tutti; non aspetta il ricambio, ma prende sempre l’iniziativa; che sa farsi uno con l’altro, sa vivere l’altro; che ha una misura senza misura: sa dare la vita.
Quest’amore ha una forza divina, può scatenare la più potente rivoluzione cristiana che deve invadere non solo l’ambito spirituale, ma anche quello umano, rinnovandone ogni espressione: cultura, politica, economia, scienza, comunicazione.
Sarà questa la lotta più radicale al terrorismo: mostreremo la potenza della resurrezione che ha vinto l’odio e la morte, il vero volto del cristianesimo, un volto ben diverso dal mondo occidentale.
Uno dei vostri carismi è il dialogo ecumenico e interreligioso, oggi più che mai urgente di fronte al rischio di scontro di civiltà. Per decenni la ricerca del dialogo con le altre religioni a volte ha messo da parte la proclamazione di Cristo, mentre il cardinale Joseph Ratzinger, nel libro “Fede, verità e Tolleranza”, sostiene che nessun dialogo può generare frutti se non è basato sulla ricerca della verità e che i cattolici non possono rinunciare alla proclamazione della verità. Qual è la vostra posizione in
merito?
Chiara Lubich: Condividiamo certo questa posizione. Una convinzione che si è rafforzata in questi decenni di dialogo è che ciò che si aspettano, da noi cristiani, le persone di altre religioni, è soprattutto una testimonianza concreta dell’amore attinto dal Vangelo, che tutti desiderano e accolgono, quasi fosse la risposta alla connaturale vocazione all’amore di ogni essere umano.
Non a caso è comune ad ogni religione la regola d’oro: “Fà agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Nel clima di amore reciproco che l’attuazione della ‘Regola d’oro’ suscita, si può infatti stabilire il dialogo con i propri partner, dialogo nel quale si cerca di “farsi nulla”, “farsi uno” con l’altro, per “entrare”, in certo modo, in loro. Sta qui il segreto di quel dialogo che può generare la fraternità.
E’ un’arte a volte faticosa, ma sempre vitale e feconda. Duplice è l’effetto: aiuta noi ad inculturarci, venendo così a conoscere, la religione, il linguaggio dell’altro e predispone gli altri ad ascoltare noi.
Abbiamo notato, infatti, che l’interlocutore rimane colpito e chiede spiegazioni. Possiamo passare così al “rispettoso annuncio” dove, per lealtà davanti a Dio, verso se stessi, ed anche per sincerità davanti al prossimo, diciamo quanto la nostra fede afferma sull’argomento di cui si parla, senza con ciò imporre nulla all’altro, senza ombra di proselitismo, ma per amore. Ed è il momento in cui, per noi cristiani, il dialogo sfocia nell’annuncio del Vangelo.
Maria è al centro della vostra spiritualità e azione. Può illustrarci in che modo la Santa Vergine può favorire il dialogo ecumenico e interreligioso?
Chiara Lubich: Maria è maestra del dialogo. Anche se super-eletta, ha saputo farsi nulla d’amore, nell’ accoglienza totale e incondizionata ai progetti di Dio. E’ questa accoglienza, questo vuoto d’amore che le nostre sorelle e fratelli di altre fedi debbono trovare in noi cristiani per scoprire l’Amore di Dio che attraverso di noi li ama immensamente.
Diventano allora esperienza viva, nel dialogo con ebrei e musulmani buddisti ed indù, quelle parole pronunciate dal Papa a Madras, in India: “Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. E il frutto è l’unione fra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio”.
Insieme possiamo così lavorare perché il pluralismo religioso non sia fonte di divisioni e conflitti, ma concorra a ricomporre nella fraternità la famiglia umana
Da dove prende la forza e l’entusiasmo il Movimento dei Focolari? Da dove nasce questo amore ardente?
Chiara Lubich: Da una grande scoperta che è al cuore del carisma dell’unità: quel comandamento che Gesù definisce nuovo e suo: “amatevi l’un l’altro come Io ho amato voi”, quando è vissuto con radicalità, genera l’unità e porta con sé una conseguenza straordinaria: Gesù stesso, il Risorto, è presente in mezzo a noi, come da lui promesso “a due o tre riuniti nel suo nome”, cioè nel suo amore, come dicono i Padri.
Una pagina degli inizi del Movimento, dice la sorpresa per le prime scoperte: “L’Unità! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile! Tutti godono della sua presenza, tutti soffrono della sua assenza. E’ pace, gaudio, amore, ardore, clima di eroismo, di somma generosità. E’ Gesù fra noi!”
E con Lui, è Pasqua perenne.