CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì 7 aprile 2004 (ZENIT.org).- Al termine di questa mattinata in una dichiarazione rilasciata ai giornalisti il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il Dr. Joaquín Navarro-Valls, nel commentare la notizia relativa all’arresto e detenzione del vescovo Jia ZhiGuo in Cina ha detto: “Si apprende da notizie di agenzia che un vescovo cattolico, già detenuto in passato per 20 anni, è stato nuovamente arrestato ieri dalla polizia nella Repubblica Popolare Cinese”.
Infatti, secondo quanto reso noto dalla “Cardinal Kung Foundation”, un’organizzazione cattolica che ha sede in Connecticut, il 5 aprile scorso, il vescovo di Zheng Ding (Hebei) è stato arrestato da quattro poliziotti della sicurezza presentatisi nella sua residenza verso le 1:30 (ore locali), i quali hanno subito condotto via il monsignore senza fornire ulteriori dettagli e affermando di stare semplicemente eseguendo degli ordini superiori. Finora non è noto il luogo della sua detenzione.
Il vescovo Jia di 69 anni, il cui ultimo arresto, in ordine cronologico, risale al 15 agosto 1999, era già stato arrestato precedentemente il 20 aprile del 2002 rimanendo poi in carcere per 20 anni, prima di essere rilasciato e per poi essere tenuto sotto stretta sorveglianza per parecchio tempo.
Secondo quanto riferito dall’agenzia “Asia News”, egli è a capo di una delle diocesi più vive dell’Hebei, la zona a più alta concentrazione di cattolici, circa 1 milione e mezzo. Nel ’99, per prevenire la sua attività evangelizzatrice, la polizia ha proibito al vescovo di mantenere aperto un orfanotrofio per bambini abbandonati ed handicappati.
La “Cardinal Kung Foundation” informa anche che il monsignore attualmente si stava prendendo cura di circa 100 bambini orfani portatori di handicap nella sua stessa abitazione.
“Ancora una volta un membro della gerarchia cattolica viene privato della libertà personale senza fornire motivazioni giuridiche”, ha affermato il portavoce vaticano riferendosi al precedente arresto del Vescovo di Qiqihar, monsignor Wei Jing.
Già in quell’occasione il direttore della Sala Stampa vaticana aveva richiesto espressamente al governo cinese di rendere pubblici i capi d’accusa a carico del vescovo arrestato “come avviene in ogni stato di diritto” (Cfr. ZENIT, Servizio Giornaliero, 10 marzo 2004 ).
“Ciò non è ammissibile in uno Stato di diritto che dichiara di garantire ‘la libertà di religione’ e di ‘rispettare e preservare i diritti umani'”, è tornato, nuovamente, a ribadire Navarro-Valls nella dichiarazione di stamani.
Joseph Kung, il presidente della “Cardinal Kung Foundation”, nel fare eco alle parole del portavoce vaticano ha dichiarato: “Non capiamo questi ultimi arresti di vescovi in Cina in un momento in cui il governo cinese ha introdotto il termine ‘libertà di fede’ e ‘protezione dei diritti umani’ nella costituzione del paese durante l’incontro annuale del Parlamento cinese conclusosi di recente”.
“Questi arresti sono il chiaro esempio di come il governo cinese affermi delle cose a livello teorico, che poi però non mette in pratica. Questi arresti fanno della costituzione cinese una presa in giro”, ha poi concluso.
Secondo quanto riferito da alcune fonti ad Asia News “è probabile che il vescovo sia stato rapito dalla polizia proprio in occasione della Pasqua. La Pubblica Sicurezza, per prevenire quelle che essi definiscono ‘disordini sociali’, e cioè delle celebrazioni liturgiche non controllate dal governo, arrestano sacerdoti e vescovi della chiesa sotterranea per il periodo fra Pasqua e Pentecoste”.
“Altre fonti però – continua sempre l’agenzia – dicono che dal novembre scorso il governo ha messo in atto una campagna per eliminare tutti i culti sotterranei, non distinguendo fra religioni riconosciute, sette, gruppi di esaltati”.