In un comunicato diffuso quest’oggi l’arcivescovo Smith, presidente del dipartimento di Responsabilità e Cittadinanza cristiana della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, nel far riferimento ad un programma intitolato My Foetus di “Channel 4”, durante il quale verranno proiettate le crude immagini dell’uccisione di un feto, ha elencato i dati riguardanti i casi di aborto in questi due paesi.
L’arcivescovo ha affermato che in paesi come l’Inghilterra e il Galles, dove ci sono in media 481 aborti al giorno, la proiezione di immagini “che potrebbero turbare e creare repulsione come indubbiamente farebbero”, “sottolineando l’orrore totale dell’aborto”, potrebbe giovare al bene comune se ciò fosse realmente in grado di “invertire la corrente dell’opinione pubblica”.
“Ma, tragicamente, l’aborto è divenuto uno degli interventi chirurgici più comuni fra quelli praticati in Inghilterra”, ha ammesso l’arcivescovo Smith, ricordando poi come in un documento pubblicato di recente dall’Ufficio Nazionale di Statistica del Governo venga messo in luce che un quarto (23%) delle gravidanza termina con un aborto.
“Questi dati scioccanti sull’aborto salgono a più di un terzo (36%) delle gravidanze nelle donne sotto i 20 anni”, ha detto affermando ancora che la percentuale nazionale delle natalità sta toccando in questi ultimi tempi picchi verso il basso mai riscontrati precedentemente.
“Nel 2002, l’anno più recente di cui si hanno a disposizione dei dati statistici, sono stati registrati 175,600 aborti solamente in Inghilterra e Galles. Cioè 481 per ogni singolo giorno dell’anno”. Senza contare, poi, le tante vite perse come risultato dei vari sistemi abortivi quali la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, o gli sprechi legati ai metodi di fertilizzazione in vitro, o agli esperimenti su embrioni umani.
L’arcivescovo in merito a questo problema ha affermato che le donne che ricorrono all’aborto trovandosi “di fronte ad una terribile pressione e persino paura”, dovrebbero essere sempre “trattate con compassione e non dovrebbero essere mai condannate in alcun modo”.
L’arcivescovo nel ricordare come troppo spesso l’aborto venga spacciato come “una facile opzione”, si è infine domandato: “Come può una società come la nostra definirsi civile se approva l’uccisione di bambini non ancora nati?”