Cardinale Ignace Moussa Daoud e Patriarca Michel Sabbah, appello per i cristiani in Terra Santa

CITTA’ DEL VATICANO/GERUSALEMME lunedì 5 aprile 2004 (ZENIT.org).- Mentre la situazione in Terra Santa si fa sempre più incandescente, il Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, e il cardinale Ignace Moussa Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, hanno lanciato due diversi appelli per i cristiani che vivono in quella zona.

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In una intervista concessa a “Radio Vaticana” il cardinale Ignace Moussa Daoud ha ricordato di aver indirizzato ai vescovi di tutto il mondo una lettera in cui chiede l’impegno della preghiera e della solidarietà concreta a sostegno della Chiesa in Terra Santa.

“E’ un sostegno necessario alla vita della Chiesa locale, dei diversi riti, impegnata a garantire ai cristiani e a tutti i bisognosi condizioni minime di sopravvivenza – ha sottolineato il porporato –. I cristiani di quella terra sono sempre più tentati di abbandonarla per l’infinita violenza che sperimentano e guardano al futuro con incerta speranza”.

Moussa Daoud ha ricordato l’”ammirevole impegno” della Chiesa cattolica “nel campo dell’educazione, con istituzioni culturali specializzate e apprezzate, aperte a tutti indipendentemente dal credo religioso”, oltre che nell’ “assistenza sanitaria e caritativa”.

La sua presenza “è sensibile nel campo sociale dando un significativo contributo ai problemi del lavoro, della casa, della sicurezza in generale. Ma tutto è compromesso a causa della guerra”, ha poi aggiunto.

“Pesa sui cristiani – ha spiegato il Prefetto – un senso di smarrimento perché non sono riconosciuti a tutti gli effetti cittadini in Terra Santa e riaffiora il tentativo di andare altrove per vivere in pace”, ha affermato il porporato facendo appello a non rassegnarsi “alla prospettiva di una Terra Santa senza cristiani”.

Sul cosa fare, il cardinale ha poi proposto di incentivare “accanto alla preghiera fraterna e insistente, piena di fede”, “con la dovuta cautela ma con determinazione, i pellegrinaggi”, i quali colmano “il cuore di gioia” generano “simpatia e solidarietà” dando al contempo “una carica missionaria alla stessa comunità di partenza!”.

“La cautela si impone, – ha specificato Moussa Daoud – ma voglio incoraggiare la prospettiva dei pellegrinaggi. A tutti sta a cuore certamente l’aiuto materiale, poiché talune zone vivono soprattutto di turismo religioso e sono ormai stremate”.

“I cristiani di Terra Santa chiedono aiuto per vincere l’isolamento che pesa su di loro come la pietra posta all’ingresso del sepolcro di Cristo”, ha affermato spiegando in seguito che “molti vescovi del mondo danno notizia della ripresa dei pellegrinaggi”.

“Altra formula molto valida – ha concluso il Prefetto – è quella dei gemellaggi a livello diocesano o parrocchiale. A tutti chiediamo una specie di mobilitazione perché l’ora che la Terra Santa sta attraversando è grave!”.

“In questo rinnovato impegno si distingue fin d’ora la Chiesa italiana!” ha detto il porporato dicendosi “lieto di avere l’opportunità per ringraziare il cardinale Ruini, presidente della Cei, i vescovi italiani insieme ai confratelli vescovi del mondo intero”.

La Radio vaticana ha poi riportato anche il messaggio di Pasqua che Michel Sabbah ha letto il 5 aprile ai giornalisti della stampa locale e internazionale.

“Non possiamo non riguardare con grande pena la situazione di morte che circonda i luoghi santi una situazione che sembra senza via di uscita”, ha detto il Patriarca latino di Gerusalemme.

“Gli uomini smarriti che cercano la vita nelle tenebre della morte e dell’oppressione degli altri. Viviamo dei giorni in cui la ragione è assente e ci troviamo abbandonati alla follia degli uomini che non vedono soluzioni se non nell’effusione del sangue e nell’annientamento della persona umana”.

“Occorre – ha sottolineato il Patriarca latino di Gerusalemme – che i responsabili ritornino alla ragione e ammettano che ogni persona umana è uguale, sia palestinese, sia israeliana”.

“Quando la violenza si ferma da una parte occorre che si fermi pure dall’altra”, ha così aggiunto.

”Che i responsabili – ha in seguito aggiunto lanciando un appello – traggano lezione da quel che hanno fatto finora, dopo tre anni di morte e di distruzione senza conseguire la sicurezza voluta”, perchè “se continueranno nella stessa strada uccideranno ancora altre persone e il popolo resterà ancora a reclamare la sua libertà”.

“La soluzione consiste dunque nell’ascoltare la voce degli oppressi e nel ridare loro la libertà”, ha infine concluso.

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ZENIT Staff

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