Frate Alberto, modello di una scelta radicale nell’intraprendere la via di Cristo

Il Papa ricorda il famoso pittore polacco che decise di consacrare la propria vita ai più poveri

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì 1° aprile 2004 (ZENIT.org).- Durante il discorso tenuto in occasione dell’incontro di quest’oggi con i Giovani della Diocesi di Roma e del Lazio, Giovanni Paolo II ha chiamato i presenti ad aver fiducia in Cristo perchè “soltanto in Lui c’è la salvezza che cercate!”.

“In questo cammino non abbiate paura di affidarvi a Cristo. Certamente amate il mondo, e fate bene, perché il mondo è stato fatto per l’uomo”. Ha detto poi il Pontefice ricordando tuttavia che “ad un certo punto della vita, occorre fare una scelta radicale”.

“Senza rinnegare nulla di ciò che è espressione della bellezza di Dio e dei talenti da Lui ricevuti, ci si deve saper schierare dalla parte di Cristo, per testimoniare davanti a tutti l’amore di Dio”, ha poi aggiunto.

“A tal proposito, mi piace ricordare quale fascino spirituale abbia esercitato nella storia della mia vocazione la figura del Santo Frate Alberto, Adam Chmielowski – era questo il suo nome – che non era sacerdote”.

“Frate Alberto era pittore di grande talento e cultura. Ebbene, a un certo punto della sua vita ruppe con l’arte, perché comprese che Dio lo chiamava a compiti ben più importanti – ha aggiunto il Papa -. Venne a Cracovia per farsi povero tra i più poveri, donando se stesso per servire i diseredati”.

”In lui trovai un particolare appoggio spirituale e un esempio nel mio allontanarmi dalla letteratura e dal teatro, per la scelta radicale della vocazione al sacerdozio”.

”In seguito, – ha aggiunto il Pontefice – una delle mie gioie più grandi fu quella di elevarlo agli onori degli altari come, in precedenza, quella di dedicargli un’opera drammatica: ‘Fratello del nostro Dio’”, scritta dal giovane Wojtyla intorno all’età di 26 anni, e rimasta sconosciuta fino alla sua elevazione al soglio pontificio.

“Pagando in tal modo il debito di gratitudine che avevo contratto con lui”, dirà sempre Giovanni Paolo II nel suo libro autobiografico intitolato “Dono e Mistero”, scritto nel 1996.

Il pittore nato a Igolomia, nel sud della Polonia, il 20 agosto del 1845, venne infatti beatificato dal Papa il 22 giugno 1983 nella spianata di Blonie a Cracovia, di fronte ad un milione di persone prima di essere innalzato agli onori degli altari a San Pietro il 12 novembre del 1989.

Il regista polacco Krzysztof Zanussi ha in seguito diretto un film dal titolo “Fratello del nostro Dio” tratto dal dramma omonimo scritto dal Pontefice, la cui pellicola è stata presentata per la prima volta il 14 settembre 1997 durante un’esclusivissima udienza concessa dal Papa a Castel Gandolfo nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico, all’interno della quale venne allestito, per l’occasione, un maxi schermo.

Dopo aver richiamato l’esempio di Frate Alberto, Giovanni Paolo II ha poi rivolto ai giovani queste parole: “Seguire Cristo, vedete, non vuol dire mortificare i doni che Lui ci elargisce, ma scegliere una via di radicale donazione a Lui! Se a questo Lui chiama, questo ‘sì’ diventa necessario!”.

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ZENIT Staff

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