ROMA, giovedì 1° aprile 2004 (ZENIT.org).- Non c’è niente nella tradizione della Chiesa da cui doversi difendere. Essere testimoni di Cristo all’Università è difficile, ma gli insegnamenti del Pontefice forniscono l’armamentario necessario per rispondere alle sfide della modernità, ha affermato Mary Ann Glendon.
La Professoressa ad Harvard, nominata di recente dal Santo Padre a Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, si è così rivolta ai partecipanti dell’VIII Forum Internazionale dei Giovani riuniti a Rocca di Papa (Roma) fino al 4 aprile.
”Quando il Pontificio Consiglio dei laici mi ha incaricato di preparare una relazione su ‘Gli studenti universitari oggi, ritratto di una nuova generazione’, mi sono sentita onorata ma anche intimidita”, ha rivelato la Glendon
“C’è infatti un enorme letteratura circa i giovani nati dopo il 1979, e nessuna generazione è stata più studiata di quella che viene conosciuta come Generazione Y”, ha affermato.
“Si tratta delle generazione meglio educata della storia, – ha precisato la professoressa americana – mai tante persone hanno avuto accesso alle Università. Le ragazze in particolare non hanno mai avuto una così grande opportunità di sviluppare il loro potenziale umano”.
La Glendon ha quindi analizzato la rivoluzione sociale che è iniziata a metà degli anni Sessanta e che ha visto una riduzione della “percentuale delle nascite e dei matrimoni e una crescita della percentuale di divorzi, dei bimbi nati fuori dal matrimonio e l’incremento delle convivenze”.
“Il criterio che ha guidato il comportamento sessuale per millenni è stato non solo disgregato ma apertamente rigettato”, ha affermato la professoressa.
“Più bambini, come mai nella storia, sono nati senza la presenza del padre, moltissimi sono cresciuti senza la cura di una vera famiglia”, ha constatato la Glendon. “Queste esperienze hanno penalizzato la sfera affettiva così che molti giovani non hanno fiducia negli altri e non nutrono molte speranze per il futuro”.
“Come insegnante universitaria, madre e nonna posso dire che qualcosa è stato perso dalla vostra generazione”, ha detto la Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Riprendendo un discorso fatto al Parlamento Europeo da Gudrun Lang direttore della sezione Europea dalla World Youth Alliance, la Glendon ha detto che la nostra “è una società di famiglie distrutte”, “una società che sta uccidendo i propri figli quando ancora non sono nati, e sta uccidendo i parenti perché non c’è tempo, disponibilità e pazienza per curarli”.
“Stiamo sperimentando una mancanza di rispetto per la inviolabile dignità di ogni membro della famiglia umana, le nostre stesse famiglie sono distrutte i nostri parenti isolati e molti non vedono più il senso della vita”, ha specificato la docente di Harvard.
La Glendon ha criticato anche il concetto di “tolleranza” sviluppato dalla generazione degli anni Sessanta. “In verità l’università ha perso il suo rispetto per la diversità delle opinioni, soprattutto quando sono i cristiani a parlare di punti di vista morali”, ha commentato.
Inoltre è evidente che “mentre in molte aree della conoscenza siamo andati avanti, nell’educazione religiosa la secolarizzazione e il relativismo culturale tendono a penalizzare i credenti”, ha continuato la professoressa americana.
Dopo aver sottolineato che l’eredità intellettuale del Pontificato di Giovanni Paolo II ci fornisce gli strumenti per affrontare la sfide poste dalla modernità, la Glendon ha detto: “Dobbiamo spiegare le ragioni della nostra fede, prendendo spunto dalla nostra ricchissima tradizione intellettuale umana e scientifica, quando la nostra religione è sotto attacco dobbiamo essere equipaggiati per difenderla”.
“Dobbiamo essere fieri della nostra fede, non c’è niente nella nostra tradizione come Chiesa da cui dobbiamo difenderci”, ha rilevato la professoressa.
“La Chiesa cattolica – ha poi ribadito – rappresenta la voce istituzionale più forte che si oppone ai piani di controllo della popolazione, all’aborto, all’eutanasia, alle misure draconiane contrarie ai poveri ed ai migranti”.
“Come insegnante universitaria mi rendo conto quanto sia difficile testimoniare Cristo nell’Università”, ha continuato la Glendon, ma “Gesù Cristo è la risposta alle domande di ogni essere umano”.
“Con il battesimo noi siamo chiamati alla santità ed alla evangelizzazione e non c’è certo scarsità di lavoro nella vigna; ci sono famiglie da fondare e far crescere, frontiere intellettuali da esplorare, giovani menti da educare, malati da curare, poveri da sostenere e la fede da trasmettere alle prossime generazioni”.
La Glendon ha poi concluso con un augurio a tutti i Giovani partecipanti al Forum: che “Dio vi moltiplichi e che ognuno di voi tocchi migliaia di altre vite”.