Siamo un “popolo che serve Dio”. Così si è rivolto papa Francesco agli oltre 30mila fedeli del Molise, giunti da tutta la Regione, e anche dal vicino Abruzzo, per la celebrazione eucaristica, da lui presieduta presso l’ex Stadio Romagnoli di Campobasso.
Durante la seconda tappa della sua visita pastorale di oggi, Bergoglio ha meditato sull’esempio di Maria, la quale visitando la cugina Elisabetta (cfr. Lc, 1,39-56) “mostra che la via privilegiata per servire Dio è servire i fratelli che hanno bisogno”.
Così la Chiesa diventa ogni giorno di più “serva del Signore”, sempre pronta ad “andare incontro alle situazioni di maggiore necessità, ad essere premurosa verso i piccoli e gli esclusi”, come è chiamato a fare ogni fedele “nelle realtà ordinarie, in famiglia, in parrocchia, al lavoro, con i vicini”.
Condividendo “le difficoltà e le fragilità della gente”, la comunità cristiana “cerca di infondere nella società quel ‘supplemento d’anima’ che consente di guardare oltre e di sperare”.
Francesco ha quindi incoraggiato i fedeli della diocesi di Campobasso a proseguire ciò che stanno facendo “con generosità, sostenuti dallo zelo pastorale del vostro Vescovo (mons. Giancarlo Bregantini, ndr)”, perseverando nell’evangelizzazione e nella diffusione della “cultura della solidarietà”.
Le situazioni di “precarietà materiale e spirituale” che si vivono oggi, specie per quanto riguarda “la disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti”, richiedono l’impegno di tutti ed interpellano “la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario”.
Per questo motivo, ha proseguito il Santo Padre, è necessario “porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi – ha aggiunto – anche se legittimi, sono secondari”.
La Chiesa è, dunque, “il popolo che serve il Signore” il quale “sperimenta la sua liberazione e vive in questa libertà che Egli le dona”: in particolare la libertà “dal peccato, dall’egoismo in tutte le forme” ma anche “la libertà di donarsi e di farlo con gioia, come la Vergine di Nazareth che è libera da sé stessa” e “pensa a chi in quel momento ha più bisogno”.
La vera libertà, quindi, è qualcosa che “con la grazia di Dio, sperimentiamo nella comunità cristiana, quando ci mettiamo al servizio gli uni degli altri”, quando “il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità e la comunione”, oltre che “dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele”.
Spesso le nostre comunità sono infatti segnate da “atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi”: eppure Dio “ci libera da questo grigiore esistenziale” e chiama i suoi discepoli, che pur rimangono “deboli e peccatori”, a “vivere con gioia e coraggio la propria fede”, affrontando “con fortezza le fatiche e le prove della vita”.
In conclusione il Pontefice ha invocato l’intercessione di Maria Santissima – venerata in Molise con il titolo di “Madonna della Libera” - affinché essa sia “sempre accanto a voi, ai vostri malati, ai vostri anziani, ai vostri giovani. Per tutto il vostro popolo sia segno di consolazione e di sicura speranza”, ha detto rivolto ai fedeli molisani presenti.