«Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto».
Le parole del beato Pino Puglisi sono state il filo conduttore della manifestazione promossa nei giorni scorsi a Cropani da “Libera”, per dimostrare vicinanza e affetto a quanti, in Calabria, nel Meridione ed ormai anche nel resto d’Italia, sono costretti a misurarsi ogni giorno con il crimine delle cosche di varia natura, rifiutando con dignità e coraggio di piegarsi alle loro prevaricazioni e minacce.
È stata occasione per riflettere sull’impegno richiesto agli uomini ed alle donne di buona volontà per l’affermazione delle ragioni della legalità e della giustizia e sul ruolo delle Istituzioni e della Chiesa, chiamati a schierarsi in modo preciso ed inequivocabile dalla parte dei deboli e dei giusti come don Italo Calabrò, Francesco Caporale e don Carlo De Cardona, sacerdote calabrese, che tra l’Ottocento e il Novecento si fece promotore della “Cassa cattolica operaia”, progenitrice delle attuali realtà di credito cooperativo, ispirata dalla volontà di fornire a tasso bassissimo un credito bancario per contrastare l’usura, alla quale i poveri contadini e i braccianti erano costretti a ricorrere per cause urgenti in mancanza di un’alternativa legale. E siccome era e restò sempre prete, ripeteva che «i cattolici devono smetterla di accontentarsi delle sole feste religiose e delle pratiche di culto per dedicarsi invece, con ardore, all’azione popolare cristiana».
Queste parole sono anche oggi un invito a fare sempre meglio il bene anche come risposta a quell’incapacità di tanti credenti di porsi di fronte al Vangelo visto come motore capace di trasformare l’approccio alla vita ed al modo di agire nella società. Non è raro, infatti, sentir parlare di radicalità evangelica, intesa quale summa di ideali sublimi, idonei a diventare criteri di valutazione e prassi a causa della complessità del mondo e della vita, salvo poi accontentarsi di una prospettiva minimalista e forse minima del Vangelo.
Puglisi e De Cardona stanno a dimostrare il contrario, perché ci ricordano che questo nostro mondo ha bisogno di testimoni coerenti e lucidi più d’ogni altra cosa, nel solco di un Vangelo che rinasce ed attecchisce, preferibilmente nei territori ameni dei vari Sud del mondo, dove le organizzazioni mafiose, violente e criminogene calpestano la vita, in dispregio dell’insegnamento di Cristo.
Basta poco, a volte, per restituire fiducia e speranza: il buon esempio, anzitutto, poi uno stile, sobrio, umile, dignitoso e coerente oltre al rispetto delle leggi e delle persone. La crisi odierna, ha ricordato anche papa Francesco, può essere «un’occasione propizia per recuperare le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza», in un contesto in cui la comunità politica non manchi di «agire in modo trasparente e responsabile», al fine di generare pace sociale e far sentire i cittadini «rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà».
È tempo, insomma, di imboccare cristianamente la strada della coscienza civica: per dirla con Goethe, «è necessario unirsi non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme», per il bene di tutti.