di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 27 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Verrà presentato mercoledì 29 ottobre, alle ore 11,00, a Roma presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, il libro “Eluana è tutti noi. Perché una legge e perché non al ‘testamento biologico’” scritto da Carlo Casini - già magistrato, Presidente del  Movimento per la Vita (MpV) -, Maria Luisa di Pietro - membro del Comitato Nazionale di Bioetica e Presidente di Scienza & Vita - e da Marina Casini - ricercatrice di Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore - .

Il libro edito dalla Società Editrice Fiorentina (www.sefeditrice.it) ricostruisce la dolorosa vicenda di Eluana Englaro, mettendo in risalto i rischi e le conseguenze di una passiva accettazione del distacco del sondino che alimenta e idrata la ragazza.

Il volume si interroga se sia necessaria una legge per salvare Eluana da una morte per fame e sete,  quali siano le caratteristiche che dovrebbe avere, e se ci si debba limitare a intervenire sul fine vita o piuttosto introdurre il testamento biologico.

In alcune dichiarazioni a ZENIT, il Presidente del Movimento per la Vita ha affermato che “il caso di Eluana è una prova di come, sulle grandi questioni bioetiche, si continui a praticare una cultura di riduzione dell’umano, e si proceda ancora sulla base di ricostruzioni in­coerenti”.

Alla domanda su quali sono i casi di incoerenza, Casini ha preso ad esempio il famoso sondino usato per alimentare Eluana. Rivolgendosi ai giuristi ha chiesto: “Perché se lo toglie un cittadino è omicidio e se lo toglie un me­dico si vuole che non lo sia?”.

Sulla condizione vegetativa della Englaro, il Presidente del MpV si è chiesto “perché si continui a parla­re di Eluana come di una don­na che ha un elettroencefalo­gramma piatto, mentre la stes­sa Cassazione ha riconosciuto che la signorina Englaro è per­sona vivente e non prossima al­la morte”.

Ed ha aggiunto: “E’ questa differenza che rende impossibile, ad esempio, l’espianto degli organi. Infatti, se la condizione di Eluana fos­se considerata sufficiente per interrompere la vita si dovreb­be riformare la stessa normati­va sui trapianti”.

Casini ha precisato che Eluana “è una persona con una disabi­lità gravissima, ma, una persona vivente e non prossima alla morte”.

“Non è giusto che Eluana muoia per fame e per sete – ha sottolineato –. Eluana ha diritto all’assistenza che le è sempre stata amorevolmente prestata” perché “è sulla capacità di assistere le persone malate e in una condizione di disabilità che si misura la civiltà di una comunità”.

“Se una legge si deve fare – ha concluso Casini – che sia una legge di solidarietà e assistenza. Non una legge che condanna a morte i soggetti che una certa cultura indica come ‘inutili’ magari con il pretesto della ‘autodeterminazione’”.