Saranno oltre settemila le famiglie numerose che domani, 28 dicembre, invaderanno l’Aula Nervi per incontrare papa Francesco al termine di una Messa che sarà presieduta da mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. La decisione del Santo Padre di ricevere in Vaticano i nuclei familiari con prole numerosa si colloca sulla scia di Paolo VI, il quale rivolse un discorso alla Federazione Nazionale delle Associazioni delle Famiglie Numerose nel 1963.

Nel corso di questi cinquantuno anni la realtà sociale in Italia è cambiata molto, e lo si può constatare in modo efficace proprio confrontando i dati delle famiglie numerose. Allora, in piena epoca di boom demografico, c’erano nel Belpaese tre milioni di coniugi con più di quattro figli. Oggi, nel mezzo di una fase in cui la “cultura dello scarto” si combina con una crisi economica, le famiglie “extralarge” sono meno di duecentomila.

Eppure le prime avvisaglie di questo rigido inverno demografico iniziavano a manifestarsi già in quegli anni, malgrado il gemito dei tanti bambini fosse così rumoroso da soffocare i silenzi di anime inquiete infarcite di ideologie ed egoismi.

Se profeta è davvero colui che più che il futuro sa leggere il presente, questo appellativo può essere attribuito a pieno titolo a Paolo VI, il quale nel suo discorso alle famiglie numerose del 14 dicembre 1963 seppe fotografare con estrema lucidità alcuni elementi critici che a tutt’oggi vengono sovente evocati quali cause ed effetti dello sfaldamento dell’istituto familiare.

Papa Montini affermò di “ben conoscere” la “posizione nella società” occupata dalle famiglie numerose. Posizione non estranea a “difficoltà” e “prove” ma radicata su “aspirazioni” e “ideali”. Il Pontefice ora Beato si rivolse ad esse sottolineando che la loro presenza nel mondo “è una testimonianza di fede, di coraggio, di ottimismo; è un atto di fiducia vissuta e totale nella Provvidenza Divina, e una celebrazione eloquente dei valori più alti e santi della famiglia”. Paolo VI ritenne la realtà delle famiglie numerose “una attestazione di retta coscienza morale, in una società e in un particolare momento che presentano talora sintomi preoccupanti di egoismo, di indifferenza, di edonismo gretto e spesso conformista a decadente costume”.

Di qui la “grande e complessa funzione” assegnata ai nuclei familiari numerosi: “difendere, insieme con altre nostre benemerite iniziative, l’istituto familiare, nella sacra e inviolabile saldezza dei sentimenti e dei vincoli che la costituiscono”. Difesa che va dall’  “onorare la famiglia nella sua primaria finalità, ch’è quella di essere sorgente benedetta e feconda della vita umana”, all’assistenza verso “i focolari dove la prole è numerosa ed ha bisogno di particolare cura e di sociale solidarietà”.

Il Vescovo di Roma non escluse poi il compito di “suggerire al legislatore l’emanazione di peculiari provvedimenti giuridici idonei a confortare i nuclei domestici nella loro organica e naturale coesione e nel compimento della loro missione educativa”. Famiglie numerose che per Paolo VI rappresentavano anche un modello. Per questo le esortò ad “offrire alla società l’esempio e l’apologia di famiglie esemplari, le quali dalla abbondanza stessa dei figli traggono esercizio di virtù umane e cristiane di altissimo valore, e sanno spesso derivare più profonda e mirabile espressione di vicendevole amore, di piissima religiosità, di incomparabili affetti e di schietta felicità”.

Servendosi di un passo evangelico, Paolo VI paragonò le famiglie numerose al lievito che, “seppur esiguo e poco appariscente, fa fermentare la massa pervadendola e sollevandola tutta” (Mt 13,33). Una responsabilità sociale, dunque, che è come un “cammino non di rado aspro e disagevole, ma benedetto da tante soddisfazioni anche umane, e soprattutto da copiose grazie celesti, che vi preparano una luminosa corona in Cielo”.

Rileggendolo, l’incoraggiamento di Paolo VI alle famiglie numerose a perseverare nel loro compito assume contorni di stringente attualità. Ed è pervaso da un forte senso di speranza; lo stesso che sprigiona l’immagine di un grembo materno pronto a far nascere una vita.