ROMA, domenica, 24 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Questa domenica, parlando ai fedeli riunitisi in piazza San Pietro per la preghiera dell'Angelus, Benedetto XVI ha proposto il nuovo beato Josep Samsó i Elias como modello per sacerdoti e laici.
Questo sabato a Mataró, in Spagna, nella Basilica di Santa Maria, si è celebrata la liturgia di beatificazione di Josep Samsó Elias, sacerdote e martire catalano. L’Eucaristia è stata presieduta dall’Arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, mentre a pronunciare la formula di beatificazione è stato l’Arcivescovo Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Al termine dell'Angelus, il Papa ha ricordato che José Samsó i Elías “da vero testimone di Cristo, morì perdonando i suoi persecutori. Per i sacerdoti, specialmente per i parroci, egli costituisce un modello di dedizione alla catechesi e alla carità verso i poveri”.
Nel rivolgersi quindi ai fedeli di lingua spagnola, il Pontefice ha poi ricordato che con il suo martirio il neo-beato ha “affidato generosamente la sua vita al Signore insieme a parole e gesti di perdono e misericordia”.
“Che in questo Anno sacerdotale – ha auspicato il Papa – il suo esempio possa servire da stimolo per i presbiteri nell'esercizio sollecito del loro ministero pastorale e incoraggiare i fedeli a dare in ogni momento una testimonianza coraggiosa e convincente della loro fede”.
Josep Samsó Elias nacque a Castellbisbal il 17 gennaio 1887. Fu alunno del collegio marista di Rubí, prima del trasferimento della famiglia a Sarrià (Barcellona).
Nel 1900 entrò nel Seminario di Barcellona, dove compì gli studi ecclesiastici che completò presso la Pontificia Università di Tarragona, ottenendo il dottorato in Teologia.
Dopo alcuni anni di servizio pastorale in diverse sedi, fu nominato nel 1923 rettore della parrocchia di Mataró, incarico che mantenne fino alla morte.
Arrestato per il fatto di essere un sacerdote il 30 luglio 1936, rimase nella prigione di Mataró per un mese, prima di essere ucciso presso il cimitero locale, il 1° settembre 1936.
Nel corso del suo ministero sacerdotale, Josep Samsó svolse un’instancabile attività religiosa, in cui emerse la sua dedizione alla catechesi.
“Il nostro novello beato martire è una gloria della Chiesa, un modello di sacerdote cattolico e un vanto di questa nobile terra catalana”, ha detto l'Arcivescovo Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, presiedendo il rito di beatificazione.
“Fu ucciso – ha aggiunto, secondo quanto riportato da “L'Osservatore Romano” - non perché si fosse macchiato di delitti, ma semplicemente perché era sacerdote, perché credeva in Dio Padre Figlio e Spirito Santo, perché pregava, perché proclamava il Vangelo di Gesù, perché educava il popolo di Dio, soprattutto i giovani, alla bontà e alla verità”.
“Ai sacerdoti e ai parroci - ha sottolineato l'Arcivescovo - impegnati generosamente nel loro apostolato, il beato martire Giuseppe Samsó i Elías fa presente che al disprezzo si deve rispondere con la carità, all'ingratitudine con la misericordia, alle offese con il perdono, alla disperazione con la speranza, alla scristianizzazione della società con la propria santificazione".
"Oggi più che mai - ha continuato - i sacerdoti sono chiamati alla santità, a essere testimoni fedeli del Vangelo di verità e di carità, a essere veramente sale della terra e luce del mondo”.
Il Cardinale Lluís Martínez Sistach, presiedendo la concelebrazione eucaristica, ha invece detto che la testimonianza di Samsó “ci deve aiutare a valorizzare moltissimo la catechesi e a intensificare la preparazione di buoni catechisti desiderosi di perfezionarsi in quell'arte superiore, indispensabile ed esigente che è la catechesi, affinché favoriscano l'incontro personale con Gesù”.