Tra meno di una settimana per Carlo Casini potrebbe iniziare il quinto mandato da parlamentare europeo. Eletto nelle legislature 1984/89, 1989/94, 1994/99 e 2009/14, il fondatore e presidente del Movimento per la Vita italiano, incoraggiato dai leader della lista Nuovo Centrodestra-Unione di Centro, ha riproposto la sua candidatura per le elezioni europee  di domenica 25 maggio, nella circoscrizione dell’Italia Centrale.

A colloquio con ZENIT, l’onorevole Casini ha spiegato le ragioni del suo rinnovato impegno, alla base del quale, fondamentalmente, c’è l’ideale di un’Europa cristiana che protegge il valore della vita e la dignità dell’uomo, di cui la raccolta di firme Uno di Noi è stata una coraggiosa ed emblematica espressione durante la legislatura appena conclusa.

Onorevole Casini, quali sono le ragioni della sua ricandidatura al Parlamento Europeo?

Carlo Casini: Mi ricandido per una serie di circostanze, non ultime le sollecitazioni del nuovo raggruppamento del Nuovo Centrodestra–UDC–Popolari e l’iniziativa Uno di Noi che io guidato, che è arrivata alla fase conclusiva e che quindi ha bisogno di sostegno al Parlamento Europeo. La motivazione di fondo, tuttavia, è che quando si difendono i valori come la vita e la famiglia non ci si può arrendere! Quindi ho ritenuto che fosse indispensabile continuare a dar voce a chi non ha voce, attraverso la voce di tanti cittadini nel cui consenso io spero.

Qual è il suo programma per la prossima legislatura?

Carlo Casini: Mi occuperò di tutto quanto avviene nella vita civile che tocchi il parlamento europeo e che tocchi le mie competenze. Penso a temi importanti come quello dell’immigrazione o quello di un’Europa istituzionalmente più solida e maggiormente integrata.

Il mio programma è ambizioso in primo luogo perché vorrei che Uno di Noi, in un certo senso, capovolgesse la storia. Finora, di fronte al tema della vita nascente, l’atteggiamento complessivo dell’Europa è stato il rifiuto dello sguardo: si grida, si scrive, si raccomanda e si compiono atti che parlano soltanto della scienza, della donna, della salute ma nessuno ne parla guardando al concepito, ovvero all’essere umano che attraversa la fase più debole e piccola della sua esistenza: egli è il povero in assoluto e dimenticarlo è assolutamente ingiusto.

L’idea, quindi, è di spingere il Parlamento Europeo ad accettare ciò che Uno di Noi propone, quindi che si impegni, con un atto legislativo a non finanziare mai attività che distruggano la vita umana, anche nella fase iniziale della sua esistenza. Ciò sulla base del principio di uguaglianza per il quale siamo tutti “uno di noi”.

Tuttavia l’obiettivo ambizioso è anche un altro: che il tema della vita divenga il collante che mette insieme la stessa forza politica che ha dato vita all’Unione Europea, cioè il Partito Popolare. Questa forza politica è un po’ annacquata, bisogna ridarle vigore e forza e bisogna farla partire dall’Italia dove vorrei che il raggruppamento in cui mi candido, sia cementato dai valori che ho indicato. Devo dire che ho accettato la candidatura solo dopo che i leader delle tre forze che formano la mia lista si sono impegnate come forze politiche a sostenere Uno di Noi al Parlamento Europeo.

C’è infine un’ambizione più grande: l’Unione Europea è una grande cosa e bisogna portarla avanti. Bisogna, però, che non ci sia solo il percorso economico. All’Europa bisogna ridare un’anima e un’antropologia cristiane e si può farlo se i valori fondamentali della vita e della famiglia tornano ad essere veri e non si predica, invece, tutto ciò che è contrario ad essi.

Queste elezioni europee cadono nel momento di massimo euroscetticismo da quando esiste l’Unione Europea. Può darci delle buone ragioni per andare a votare e credere ancora in questo ideale?

Carlo Casini: Vi sono ragioni pratiche e ragioni ideali. Le ragioni pratiche partono dal fatto che c’è una grande disinformazione: l’idea che le cose vadano meglio se usciamo dall’Europa, è veramente un’idea folle e contraria alla verità. Viviamo in un mondo globalizzato in cui tutti sanno tutto ciò che avviene in ogni parte del mondo, in cui possiamo spostarci da una parte all’altra del mondo con una facilità estrema, e dove emergono potenze nuove come la Cina, il Brasile, l’India. E noi pensiamo di poter affrontare problemi globali da soli, che chiudere le porte di casa ci renda sicuri, stando tranquilli al fuoco del nostro focolare? Non è così: bisogna aprirsi in tutti i campi: nel campo economico, nel campo della politica estera, persino nel campo militare. Perché non si riflette mai che il più potente esercito del mondo, quello americano, spende un quinto di quello che spendono tutti gli eserciti dei 28 paesi europei che non votano nulla e che non danno autorevolezza a nessuno? Per avere maggiore possibilità di lavoro e rispondere alla concorrenza mondiale bisogna rispondere ai problemi dell’energia o dell’ambiente, bisogna stare insieme.

Sono ancora più forti, tuttavia, le ragioni “ideali”. Se pensiamo a come è nata l’Europa, sulla scorta di idee di personaggi che sono in procinto di diventare santi – De Gasperi, Adenauer, Schuman – per volontà di sei stati (Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo), di cui tre a guida democristiana, si evince che alla base dell’Europa c’era un’idea fondamentalmente ideale: farne un continente di pace, fondato sulla dignità dell’uomo e pacificatore nel mondo. È un’idea realizzata solo in parte e sicuramente non nel punto che riguarda la pacificazione. Ci sono ragioni pratiche e ideali ma bisogna che le ragioni ideali vadano rinfrescate e rinnovate. Di qui i temi della vita e della famiglia che sono i temi della dignità umana e della solidarietà vera.

Poco meno di un mese fa è stato canonizzato Giovanni Paolo II, probabilmente il principale fautore di un’Europa nuovamente cristiana, in questi decenni di drammatica secolarizzazione. Come cattolico impegnato in politica, Lei che Europa ha in mente?

Carlo Casini: Mi viene in mente un pensiero di San Giovanni Paolo II, riferito alle radici cristiane dell’Europa: “L’Europa non può considerare il cristianesimo come un suo occasionale compagno di viaggio. È invece un compagno necessario. Senza la compagnia del cristianesimo, l’Europa finirà”. Credo che questo sia vero. In che senso, però, l’Europa ha “radici cristiane”? Lo ha spiegato bene lo stesso Giovanni Paolo II: culturalmente l’Europa affonda le sue radici nella cultura greca, che è cultura della bellezza e della verità, ed è cresciuta nella capacità di ordinare e di unificare, quindi con il senso della giustizia propri dell’Antica Roma. L’Europa, tuttavia, fiorisce proprio quando in questo patrimonio viene inserita l’idea della dignità umana, cioè del valore dell’uomo come valore decisivo nella costruzione della città. Se questo è vero, si capisce che il tema della vita e della famiglia non sono secondari in Europa. Non si può attribuire “radici cristiane” a quell’Europa che oggi uccide i propri figli con l’aborto o con la sperimentazione scientifica selvaggia. Questa cecità riguardo al valore della vita in Europa persiste e va combattuta. Non bisogna scoraggiarsi, non ci è concesso, non è possibile. È troppo grande il progetto di un’Europa dalle radici cristiane per arrendersi. Se arrivano dall’Europa segnali negativi dobbiamo contrastarli e capovolgerli.