Ottantamila pellegrini con i permessi, settecento autobus destinati a due grandi aree di parcheggio, treni speciali, cinquemila lavoratori in piazza, corse della metropolitana raddoppiate, centinaia di accessi a strade e piazze interrotti e decine di migliaia di sardi pronti a raggiungere Cagliari il 22 settembre per vedere Papa Francesco.
Tra le autorità presenti all’incontro ci sarà anche il governatore di Buenos Aires Mauricio Macri.
Ma che c’entra la Sardegna con l’Argentina e perché il Pontefice ha deciso di andare a Cagliari?
Per rispondere a queste ed altre domande ZENIT ha intervistato l’Arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato del Vaticano.
Papa Francesco andrà in Sardegna al santuario di Bonaria il 22 settembre. Come è nato questo desiderio del Santo Padre?
Mons. Becciu: Un giorno, il Santo Padre mi spiegò come Buenos Aires, la capitale dell’Argentina, dovesse il suo nome all’approdo in quel lido di un gruppo di marinai sardi che, nel 1580, suggerirono o imposero all’esploratore spagnolo Juan de Garay di dare alla nascente città il nome del santuario di Cagliari, Nostra Signora di Bonaria. Al vedere l’interesse del Papa verso quel santuario e sapendo che nell’immediato non sarebbe ritornato in Argentina, mi venne spontaneo dirgli: perché non si consola andando a fare visita alla vicina “Buenos Aires” della Sardegna? La mia voleva essere una semplice battuta. Pochi giorni dopo arrivò l’annuncio del suo viaggio a Cagliari!
Cosa possiamo raccontare ai nostri lettori sulla storia della statua?
Mons. Becciu: Si racconta che il 25 marzo 1370 una nave, proveniente dalla Catalogna, si trovò in difficoltà al largo di Cagliari per via di una violenta e improvvisa tempesta e che per non affondare si alleggerì gettando il suo carico in mare, tra cui una cassa ingombrante. Appena questa toccò l’acqua, la tempesta si placò e la cassa arrivò placida sulla spiaggia cagliaritana. I frati del convento mercedario, sito sul colle di Bonaria prospiciente la spiaggia, aprirono la cassa e trovarono all’interno una grande statua in legno di carrubo della Vergine Maria che teneva con una mano in braccio il Bambino Gesù e nell’altra una candela accesa. La Madonna, raffigurata nella statua, prese quindi il nome di Nostra Signora di Bonaria, dal luogo in cui venne rinvenuta.
Quale prodigio particolare si verificò?
Mons. Becciu: La tempesta calmata. Al di là del prodigio, che spesso si riscontra all’origine della storia del rinvenimento di altre statue miracolose anche in America Latina, il fatto più importante è che la devozione alla Madonna di Bonaria presto si diffuse tanto in Sardegna quanto tra i marinai spagnoli. Fu così che la Madonna di Bonaria divenne la protettrice dei naviganti e la massima patrona della Sardegna, oltre che meta di pellegrinaggi e punto di coesione per i sardi.
Era un santuario dei mercedari, che si occupavano della protezione dei prigionieri dei mori ma anche degli indios in America. I frati mercedari si insediarono in quel colle nel 1335: vi sono presenti da ben 7 secoli! Sappiamo bene che San Pietro Nolasco fondò l’Ordine in Barcellona nel 1218 allo scopo di liberare i prigionieri cristiani fatti schiavi dei musulmani. Lungo i secoli anche in Sardegna essi si sono coperti di alte benemerenze, sviluppando assistenza verso i ceti più bisognosi e, nello stesso tempo, mantenendo viva la devozione al Santuario di Bonaria. Papa Francesco è il quarto Papa che i frati mercedari accoglieranno: il primo fu Paolo VI nel 1970, poi a seguire Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
In che modo i sardi stanno aspettando il Papa?
Mons. Becciu: Sono di Pattada, un paese della diocesi di Ozieri, nella provincia di Sassari. Mi trovavo nei giorni scorsi in vacanza nella mia bella isola e ho potuto constatare direttamente quale trepida attesa vi è tra i miei conterranei per la visita del Papa. Sono fieri della predilezione mostrata verso di loro e sono sicuro che gli sapranno riservare un’accoglienza straordinaria.
La Sardegna è una terra di pastori, ma anche di venti, porti, naviganti, e, immagino, di tanti migranti sardi verso l’America Latina.
Mons. Becciu: La Sardegna è ormai diventata famosa per le sue bellezze naturali, per la tradizionale ospitalità dei suoi abitanti, per la sua cucina, per essere meta di turismo internazionale. Al di là di quest’aspetto suggestivo, l’isola - ahimè - si trova a far fronte a una gravissima crisi occupazionale che tocca soprattutto le fasce giovanili, le quali sono costrette ad emigrare altrove per fare fortuna. È un aspetto, questo, che, per la sua drammaticità, non potrà non emergere durante la visita del Papa. Si nutre la speranza che egli possa scuotere e incoraggiare le autorità politiche e l’imprenditoria locale a trovare soluzioni atte ad uscire dal tunnel.