ROMA, lunedì, 12 gennaio 2009 (ZENIT.org).- “L’Osservatore Romano” riporta nell’edizione del 10 gennaio un articolo a firma di Carlo Bellieni nel quale si parla delle possibili conseguenze per i bambini concepiti con la fecondazione in vitro (Fiv).

Si tratta di un tema importante, perché troppo spesso il figlio viene sentito come un diritto, portando anche a conseguenze psicologiche e culturali di non poco conto; mentre la frase-chiave dell’intervento (“nessuna persona è un diritto per un’altra”) ne svela l’ambiguità.

L’articolo propone tre livelli di rischio: quello legato alle documentate possibilità di certi pericoli per la salute, che nei bambini nati da queste tecniche sono maggiori che negli altri; il rischio legato all’essere destinati a non conoscere mai l’identità del proprio genitore in caso di fecondazione eterologa; e il rischio di una possibilità di essere “selezionati su misura”, talvolta addirittura selezionando la nascita di un bambino con anomalie. 

I rischi per la salute son ben documentati da numerosi studi e soprattutto da metaanalisi e reviews, cioè da studi che fanno il punto oggettivo su tutte le ricerche compiute fino al momento attuale.

L’articolo spiega che questi studi “mostrano che nella media lo sviluppo neurologico dei piccoli non avrà risentimenti”; mentre una recente review pubblicata dalla rivista “Lancet” (luglio 2007) afferma che “i bambini nati da Fiv a termine di gravidanza e sani, avranno uno sviluppo pari agli altri”.

Ma il “Lancet” riporta anche che in caso di Fiv “il maggior rischio dipende dalle nascite multiple. Il rischio di aborto è del 20-34% maggiore della popolazione generale. Il rischio di malattie da numero alterato dei cromosomi è maggiore così come il rischio di nascite premature è doppio rispetto alla popolazione normale; è anche aumentato il rischio di ritardo di crescita del feto”.

“Il rischio di malformazioni maggiori è 1,3 volte quello della popolazione generale” e c’è “anche un rischio maggiore di paralisi cerebrale”. Anche altre review mostrano dati simili al “Lancet”, come quella di Nancy Green su “Pediatrics” del 2004 o di Jane Halliday su “Best Practice and Research Clinical Obstetrics and Gynecology” del 2008.

“In realtà – sostiene ancora Bellieni – le percentuali di bambini con malformazioni nella popolazione generale (4% dei nati) o paralisi cerebrale (2 per mille dei nati) sono relativamente basse e un loro incremento di 1,3 volte - come nel caso delle malformazioni - non è clamoroso. Ma non è neppure trascurabile, come sottolineano le riviste citate, e proprio questo fa entrare nel dibattito il principio di precauzione”.

L’allarme non arriva dunque da ambienti ostili alla fecondazione in vitro, ma parte dalle riviste scientifiche e arriva ad avere la voce della garante dell’infanzia del Parlamento francese o del Oresidente del Comitato nazionale francese di Bioetica.

Bellieni va poi al centro della questione, riflettendo sull’ “etica dell’accettare rischi per conto del bambino per compiere il proprio umano desiderio”.

A questo proposito il neonatologo spiega che si tratta di “una riflessione ormai in atto perché nel mondo cresce un’impellente domanda di approfondimento e di prudenza nel mettere le mani nel cuore della vita umana, come mostra un sondaggio dell’ente inglese Human Fertilisation Embriology Authority il quale ha riportato nel novembre 2005 che, mentre l’85% delle persone ritengono che la Fiv rappresenti un importante avanzamento scientifico, solo il 50% ritiene che i vantaggi compensino i rischi”.

“Questa riflessione – ha proseguito – riporta il figlio al centro della discussione etica, non più come un 'diritto' (nessuna persona è un diritto per un’altra) ma come un soggetto personale e necessitante di tutela e cautela sin nell’atto del suo concepimento”.

L'articolo conclude poi con un’apertura al dialogo: “Forse è proprio dall’approfondimento dell’interesse del bambino il punto da cui si può partire per un dibattito sereno sull’etica della fecondazione umana”.

Sarebbe davvero auspicabile che questa esortazione venisse raccolta da filosofi, pedagogisti e legislatori per mettere nel giusto punto il vero soggetto di ogni nuova nascita: il bambino e i suoi diritti.