di Elisabetta Pittino
ROMA, giovedì, 27 settembre 2012 (ZENIT.org) – È partita ieri, mercoledì 26 settembre, la 5° edizione di 40 Days for Life (http://40daysforlife.com), 40 giorni per la vita, una campagna pro-vita che si svolge in 316 città di USA, Canada, Sud America, Australia, Europa e Uganda, fino al 4 novembre 2012.
40 Days for Life è la mobilitazione coordinata pro-life più diffusa e duratura di tutta la storia, secondo gli organizzatori. La prima campagna del 2007 contava 89 città degli Stati Uniti. Da allora la mobilitazione ha coinvolto persone “di fede e di coscienza” in 440 città nel mondo, dove hanno avuto luogo circa 1894 campagne individuali.
Una campagna che ha sempre registrato grandi numeri: più di 525mila persone si sono riunite per pregare e digiunare con l’intento di far cessare gli aborti. Oltre 15 mila congregazioni e Chiese hanno partecipato alle campagne di questi anni. Finora ben 5.928 bambini sono stati salvati dall’aborto grazie ai quaranta giorni. Sessantanove “abortion workers” - persone che lavoravano per l’aborto - hanno lasciato il loro lavoro e in generale “la fabbrica degli aborti”. Ventiquattro abortion facilities, centri per l’aborto dell’ IPPF, hanno chiuso i battenti.
Inoltre, centinaia di donne e uomini sono stati risparmiati dalle tragiche sofferenze dell’aborto e circa 2100 nuove esperienze sono state presentate su giornali, riviste, radio e tv in Usa e oltre. I frutti ci sono insomma. Molte persone con esperienze abortive hanno iniziato un percorso di cura per il post aborto grazie a questo evento.
Ma più nello specifico, cos’è “40 Days for Life”? È una campagna comunitaria di impegno sociale che focalizza l’attenzione sul male dell’aborto con il fine di fermarlo, attraverso un programma in tre punti: preghiera, digiuno, veglie itineranti davanti alle cliniche o agli ospedali dove si procurano gli aborti. In particolare, essa ha l’intenzione di mostrare, in maniera pacifica, alle comunità locali, le conseguenze dell’aborto sul loro territorio, per amici e famiglie.
“I 40 giorni sono ispirati dalla storia biblica, dove Dio usa il periodo di 40 giorni o anni per trasformare individui, comunità, il mondo intero” dichiarano gli organizzatori. “Da Noè nel diluvio, a Mosé sul monte, a Gesù nel deserto, è chiaro che Dio vede il valore trasformativo per il suo popolo della sfida dei 40 giorni” aggiungono.
I 40 giorni di campagna sono gestiti da volontari locali delle città coinvolte. Un piccolo ufficio locale coordina le comunicazioni, provvede al traininge ad altre risorse per i volontari. L’obiettivo è di raggiungere uno spirito di unità, mediante Cristo, attraverso preghiera, digiuno e attivismo pacifico con l’intento di far passare le menti e i cuori delle persone da una cultura di morte ad una cultura della vita.
“Il Signore ci ha detto che alcuni demoni possono essere scacciati solo con la preghiera e il digiuno - dicono gli organizzatori -. Il digiuno è una forma di preghiera fisica. Si può digiunare dal cibo, dalla TV, dall’alcool, da ogni cosa che ti separa da Dio. È, dunque, un modo di dare testimonianza”.
La componente più visibile della campagna sono le costanti veglie di preghiera fuori dalle cliniche abortive. Gli organizzatori sperano che esse possano continuare per 24 ore al giorno durante l’intero periodo di campagna.
Ha poi un notevole rilievo l’attività sociale svolta durante i 40 Days: il messaggio pro vita è portato alle comunità locali attraverso iniziative educative mirate. Il lavoro porta a porta raggiunge tante persone e i volantini informativi riescono ad accrescere la consapevolezza di che cosa sia l’aborto. Il coinvolgimento della Chiesa, dei media e dei campus è poi fondamentale per la riuscita dell’evento.
“Dopo tanti anni di aborto legalizzato, molte persone di fede stanno facendo esperienza di un rinnovato senso di speranza!” concludono gli organizzatori, ripetendo infine entusiasti lo slogan dei 40 Days for Life: “Prega per porre fine all’aborto!”