Lo scenario in cui si muove il Prestito della speranza 3.0 - iniziativa messa a punto da CEI e Intesa San Paolo che vuole erogare 100 milioni di euro a famiglie e piccole imprese in difficoltà entro il 2015-2016 - l’ha delineato Marco Tarquinio, nella conferenza stampa di oggi nella Sala Marconi della Radio Vaticana.
“Stiamo dentro una fabbrica della povertà che lavora pieno regime”, ha detto il direttore di Avvenire, accennando alla “impennata di numeri che fanno male” e che “raccontano impietosamente la condizione della ricca Europa che continua a moltiplicare poveri”.
Secondo gli ultimi dati di Istat e Caritas (partner, quest’ultima, dell’iniziativa), sono circa 10 milioni le famiglie in povertà relativa, e 6 milioni in povertà assoluta. Tutti, comunque, in una condizione di “povertà imposta”.
Davanti a questa fitta coltre di desolazione non sono mancate le iniziative, specie da parte della Chiesa. Il Prestito della Speranza, nato a fine 2009, è stata, in particolare, una delle risposte più efficaci ai piccoli drammi che vivono ogni giorno giovani e famiglie, impossibilitate a pagare anche le bollette della luce o i testi scolastici dei loro figli.
In questi anni – come ha ricordato stamane il presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco - sono stati erogati infatti oltre 25 mila euro di credito per dare sostegno a 4.500 nuclei familiari caduti in povertà. Lombardia, Puglia e Campania le principali regioni d'Italia che hanno usufruito dei finanziamenti.
Giunto alla sua terza edizione – la 3.0 appunto – il progetto vuole dunque ampliare il suo raggio d’azione e “rilanciare questa opportunità per guardare al futuro immediato con rinnovata convinzione”, come ha detto Bagnasco. Più concretamente si punta, con l’aiuto di Intesa San Paolo, ad arrivare a 100 mila euro per il 2015-2016.
Destinatarie principali di questa operazione di microcredito sociale saranno sempre le famiglie, a cui verrà garantito un finanziamento che va dai 5.000 ai 7.500 euro ognuna; da quest’anno, però, un’attenzione speciale verrà dedicata anche ai giovani, sempre più disoccupati e scoraggiati, e alle nuove piccole imprese che potranno beneficiare di un importo massimo di 25 mila euro.
Insomma la CEI procede a passo sicuro, anche perché – ha detto il presidente – “le risorse ci sono ancora, e sarebbe un peccato rimetterle in circolo nel modo migliore”. Inoltre, la “grave contingenza economica, finanziaria e occupazionale” che stritola il paese “perdura e cresce”. E quindi non si può mica restare con le mani in mano.
Alcuni indicatori di macroeconomia parlano poi di segnali di ripresa, ma nella realtà dei fatti “vediamo che nelle parrocchie, nelle Caritas e nei gruppi diocesani le ricadute virtuose di questi segnali non ci sono, non si vedono”, ha costatato Bagnasco. “I vuoti occupazionali aumentano spaventosamente”, ha aggiunto, “la Caritas, le parrocchie sono assediate da persone che cercano disperatamente il lavoro, una occupazione”. Anzi, “una certa parte, purtroppo consistente, neppure più cerca lavoro, come dire che ha gettato la spugna”, e tra questi sono tantissimi i giovani.
Tutti questi non sono solo dati, ma realtà che la Chiesa italiana tocca con mano ogni giorno, e a cui cerca quindi di dare una risposta “con umiltà”. Anzitutto attraverso l’8x1000, che – ha sottolineato il porporato – “è una provvidenza”, ma anche e soprattutto “grazie alla generosità continua di tante gente che pur vedendo ristrette le proprie possibilità non restringe il proprio cuore”.
Allora “una certa rappresentazione di un’Italia sfondata, senza valori, senza cuore” può avere pure qualche ragione di esistere, ma di certo “non rappresenta il nostro popolo”, ha chiosato il cardinale. Il vero volto dell’Italia è infatti quello di persone dalla vita ordinaria, vissuta magari nel nascondimento, ma sempre “con dedizione e assoluta generosità”, nonostante i sacrifici. Insomma con le “tasche che si restringono” ma con “il cuore si allarga”.
In tale contesto, lo strumento messo a punto da CEI e Intesa San Paolo si propone come corsia preferenziale per facilitare le procedure di questa solidarietà destinata a famiglie che hanno impegni da onorare (mutui, bollette ecc) o anche piccoli imprenditori “che resistono o che vogliono aprire”, come pure giovani in procinto di finire gli studi che vogliono realizzare qualcosa. Si punta quindi anche a “creare nuovi posti di lavoro”. “Ci mettiamo umilmente a disposizione con questo nuovo respiro – ha concluso Bagnasco - in modo che la gente possa tirare il fiato e trovare un po’ di speranza e di fiducia”.
Tutto ciò è stato e sarà possibile grazie anche al gruppo Vobis, ovvero ‘volontari bancari per iniziativa sociale’, ha evidenziato Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima (Intesa San Paolo). Nient’altro che un gruppo di ex bancari in pensione, i quali, con “tempo da investire e voglia di cimentarsi in una cosa nuova, non scritta in manuali”, hanno affiancato le Caritas diocesane nella selezione dei candidati al prestito - non solo “secondo criteri bancari” ma anche umani - e hanno accompagnato le persone a cui il credito era stato effettivamente erogato a capire come impiegarlo nel modo più funzionale.
In tante situazioni, infatti, – ha detto Morganti – “non è solo mancanza di denaro il tema da affrontare, ma anche il cattivo uso del poco denaro che si ha”. Ci sono famiglie “che sprecano risorse in spese improprie”, come video poker o cure di bellezza, oppure dove semplicemente “manca una programmazione”. Ecco allora la necessità non solo di ammettere al credito ma anche “assistere, pianificare, fare qualche telefonata per sapere cosa succede dopo”.
Un modus operandi perfettamente in linea con quelli che sono i principi della Caritas che da sempre “educa a solidarietà e coesione”, come ha rimarcato il presidente nazionale mons. Luigi Bressan. “La Caritas non è mai voluta essere un organismo che distribuisce e basta, ma si è sempre proposta ad accompagnare allo sviluppo per poi diventare cittadini autonomi, validi”, ha affermato. Perché al di là del “mero assistenzialismo”, dei vestiti, del cibo, di qualche bolletta o viaggio da pagare, a certa gente bisogna dare soprattutto “una dignità”.
D’accordo anche il consigliere delegato di Intesa San Paolo, Carlo Messina, che ha definito il progetto “assolutamente coerente con i valori dell’Intesa San Paolo” e, illustrandone gli obiettivi, ha chiarito come si stia pensando in grande per questa versione 3.0: “Moltiplichiamo per tre le famiglie che possono essere sostenute da questa iniziativa: se ne abbiamo sostenute quasi 5 mila, ne sosterremo 15 mila quest’anno”.
Sperando che tutte queste si diranno soddisfatte come l’80% dei beneficiari in questi anni, che hanno dichiarato che tale finanziamento “ha cambiato la loro vita" e "reso positivo anche il clima nelle loro case”.