di mons. Carlos Aguair Retes
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 9 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito una sintesi della Relazione sul continente americano, tenuta da monsignor Carlos Aguiar Retes, Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (Messico), ieri pomeriggio, durante la seconda Congregazione Generale della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
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Il rinnovamento pastorale in America, avviato in risposta al Concilio Vaticano II, ha reso più dinamica la vita interna della Chiesa: si sono moltiplicati gli agenti della pastorale, si è intensificata la formazione nella fede, sono cresciute la partecipazione e la comunione eucaristica dei fedeli alla messa domenicale; sono quindi numerosi e vari gli aspetti positivi del rinnovamento pastorale della Chiesa (cfr. DA, n. 99). Tuttavia questa crescita non è avvenuta in proporzione alla crescita demografica dei nostri popoli; si osservano enormi settori di cattolici distanti e tiepidi nella loro identità cattolica, benché sicuramente credenti (cfr. DA, n. 100, a).
La religiosità continua a essere viva ed è la grande riserva potenziale dei nostri popoli (“Una caratteristica particolare dell'America è l'esistenza di una intensa pietà popolare radicata nelle diverse nazioni. Si incontra a tutti i livelli e in tutti i settori sociali, rivestendo un'importanza speciale come luogo di incontro con Cristo per quanti con spirito di povertà ed umiltà di cuore cercano sinceramente Dio (cfr Mt 11, 25)”: EIA, n. 16). Essa, se guidata dalla Parola di Dio (“‘Io sono la Via, la Verità e la Vita’ (Gv 14, 6). Con queste parole, Gesù si presenta come l'unica via che conduce alla santità. Ma la conoscenza concreta di tale itinerario avviene in maniera precipua mediante la Parola di Dio che la Chiesa proclama con la sua predicazione”: EIA, n. 31), predispone il cuore del credente alla scoperta di Cristo (cfr. Instrumentum laboris per la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, n. 21. “Annunciare Dio significa introdurre nel rapporto con Dio: insegnare a pregare”: NE, JR), lasciandosi sedurre dal Signore della Vita (L'incontro con il Signore produce una profonda trasformazione di quanti non si chiudono a Lui. Il primo impulso che nasce da tale trasformazione è comunicare agli altri la ricchezza scoperta nell'esperienza di questo incontro: EIA, n. 68) e accettando di entrare a far parte con maggiore consapevolezza della Chiesa come membro di una comunità di discepoli missionari, che pratica una spiritualità cristiana (La sequela di Cristo ha una meta ben più elevata: l’identificazione con Lui, ossia il raggiungimento dell’unione con Dio”: NE, JR), che permette la santificazione dei suoi membri per la comunione con Dio Padre nello Spirito Santo (La santità è la meta del cammino di conversione, poiché essa “non è fine a se stessa, bensì itinerario verso Dio, che è santo. Essere santi è imitare Dio e glorificare il suo nome nelle opere che realizziamo nella nostra vita (cfr Mt 5, 16)”: EIA, n. 30).
Le piccole comunità collegate tra di loro stanno sperimentando il vantaggio della comunicazione e della comunione. La parrocchia si rinnova manifestando un nuovo volto della Chiesa che cresce e si sviluppa con forza (cfr. Instrumentum laboris per la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, nn. 80-107), quando la parrocchia è in rapporto organico con le altre, guidate insieme, come diocesi, dal Vescovo (“Una via di rinnovamento parrocchiale, particolarmente urgente nelle parrocchie delle grandi città, si può forse trovare considerando la parrocchia come comunità di comunità e di movimenti”. EIA, n. 41). Questa dinamica di comunione ecclesiale è più urgente e indispensabile nelle città e nelle grandi zone urbane delle metropoli (cfr. DA, nn. 517-518).
La vita della Chiesa come comunità di comunità, in comunione e unità, permette a ogni cristiano di scoprire che nel XXI secolo è possibile vivere come discepolo di Cristo in una comunità di discepoli del Signore Gesù e prendere coscienza come discepolo missionario dell’urgente necessità di dare una testimonianza credibile e affidabile della fede nel mondo attuale (“Annunciando la conversione dobbiamo offrire anche una comunità di vita, uno spazio comune del nuovo stile di vita. Non si può evangelizzare solo a parole. Il Vangelo crea la vita, crea la comunità in cammino. Una conversione puramente individuale non ha consistenza”: NE, JR).
I processi pastorali di programmazione diocesana aprono gli spazi per la formazione del discepolo missionario e della missione continentale. La pastorale organica descritta nel Piano Diocesano per la Pastorale sta concretizzando ciò che la Novo Millennio Ineunte indica: “È nelle Chiese locali che si possono stabilire quei tratti programmatici concreti — obiettivi e metodi di lavoro, formazione e valorizzazione degli operatori, ricerca dei mezzi necessari — che consentono all'annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura.” (NMI, n. 29).
Per questo, oso dire che la Nuova Evangelizzazione, che si apre strada in America, parte dall’incontro con Cristo che la Chiesa offre ai fedeli cristiani (“Gesù Cristo è la “buona novella” della salvezza comunicata agli uomini di ieri, di oggi e di sempre; ma al tempo stesso è anche il primo e supremo evangelizzatore. La Chiesa deve porre al centro della sua attenzione pastorale e della sua azione evangelizzatrice Cristo crocifisso e risorto. “Tutto quello che si progetta in campo ecclesiale deve partire da Cristo e dal suo Vangelo”: EIA, n. 67) e giunge alla scoperta e al vissuto appassionato e impegnato della vita disciplinare (“L’annuncio di Dio conduce alla comunione con Dio nella comunione fraterna, fondata e vivificata da Cristo”: NE, JR), espressione della spiritualità di comunione.
In questo modo, la vita diocesana e parrocchiale si avvicina a quella familiare, la Chiesa domestica (Per essere veramente “chiesa domestica”, la famiglia cristiana è chiamata a costituire l'ambito in cui i genitori trasmettono la fede, dovendo essere “per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede”: EIA, n. 46), rafforzandosi reciprocamente e contribuendo a gettare le basi per affrontare l’emergenza educativa del nostro tempo (Lineamenta per la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, n. 20).