Dopo la Messa mattutina a Santa Marta, Papa Francesco si è spostato intorno alle 9 presso la Casina Pio IV, sede dell’Accademia delle Scienze. Ad attenderlo lì c'era il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, con cui il Pontefice si è intrattenuto per un breve saluto in forma privata. Ban si trovava all’Accademia delle Scienze per il successivo discorso di apertura del Workshop internazionale: “Protect the Earth, Dignify Humanity. The Moral Dimensions of Climate Change and Sustainable Development”.
Come ha spiegato egli stesso in una rapida conferenza stampa,nel corso dell’incontro, il Segretario delle Nazioni Unite ha manifestato al Papa la sua gratitudine per aver accettato di rivolgersi all’Assemblea delle Nazioni Unite il prossimo 25 settembre. Ha quindi espresso l’attesa per il discorso del Pontefice in tale occasione e per la prossima enciclica dedicata all'ambiente alla custodia del Creato.
Proprio prendendo spunto da questo, Ban ki-Moon ha illustrato al Santo Padre alcuni punti dell’attuale impegno delle Nazioni Unite a proposito non solo delle questioni ambientali, ma anche dei migranti e delle drammatiche situazioni umanitarie nelle aree del mondo colpite da conflitti.Sfide per cui è necessario il "supporto morale e spirituale del Papa", ha detto.
Gli stessi argomenti il segretario generale Onu li ha poi esposti nel suo intervento al workshop, affrontando anzitutto tema dei cambiamenti climatici, per cui - ha affermato - "occorre alzare la guardia" e dare una risposta che sia globale. Perché questo fenomeno riguarda la salute pubblica, le migrazioni, lo sviluppo, i diritti umani.
Secondo Ban, inoltre, per affrontare i mutamenti climatici sono necessari un cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita. La maggiore responsabilità spetta ai Paesi sviluppati, tuttavia anche i Paesi in via di sviluppo devono “stabilire una traiettoria di sviluppo sostenibile con il rispetto ambientale”.
L'auspiscio è quindi che gli Stati agiscano congiuntamente fino a raggiungere un accordo globale, magari da presentare al summit di Parigi del prossimo dicembre, che - ha evidenziato Ban - “sarà un punto di svolta", dopo il quale "bisognerà applicare quanto verrà deciso”.
Uno sguardo il segretario Onu l'ha poi rivolto al mar Mediterraneo, divenuto ormai "un mare di lacrime", a causa delle continue tragedie dove "a morire sono i poveri e i vulnerabili, che fuggono da guerre, povertà e persecuzioni".
Rivolgendo quindi un appello alla comunità internazionale a proteggere la vita e la dignità di queste persone, Ban ki-Moon, abbracciando la posizione della Santa Sede, ha ribadito che “distruggere i barconi non è la strada giusta”. Semmai - ha aggiunto - “occorre fermare gli scafisti che li usano” e sollecitare l’apertura di corridoi umanitari.