Mentre la trattativa sulle unioni civili tra Nuovo Centro Destra e Partito Democratico sembra arrivata ad un vicolo cieco, il Comitato promotore del Family Day esorta i centristi ad aprire la crisi di governo.
Per il presidente del Comitato, Massimo Gandolfini, non è grave soltanto il mancato voto sulle pregiudiziali di costituzionalità al Senato, ma è degno di contestazione anche un altro aspetto: “Si tratta forse del primo ddl della storia repubblicana a essere votato dall’aula senza essere mai stato esaminato da una Commissione parlamentare – ricorda Gandolfini -. La Costituzione all’articolo 72 stabilisce infatti che i disegni di legge sono esaminati prima in Commissione e poi in Aula”.
Di fronte al rifiuto del PD di stralciare la norma sulla stepchild adoption e ridiscutere l’intero testo, il Comitato invita Angelino Alfano e tutti i parlamentari del Nuovo Centro Destra a “prendere atto di questo atteggiamento di totale chiusura e riflettere seriamente sul loro sostegno all’esecutivo. A chiederlo è lo stesso popolo della famiglie che sabato ha affollato Circo Massimo”, sottolinea Gandolfini.
In merito alla situazione di muro-contro-muro che si sta verificando in Senato, ZENIT ha intervistato l’avvocato Simone Pillon, membro di spicco del Comitato promotore del Family Day, anch’egli convinto che la strada maestra per neutralizzare il ddl Cirinnà sia l’apertura di una crisi di governo.
Avvocato Pillon, il Nuovo Centro Destra sta tentando ancora una mediazione sul ddl Cirinnà…
La mediazione che sta cercando il Nuovo Centro Destra è stata rifiutata con arroganza indicibile dal resto della maggioranza. Al punto che Renzi è partito per l’Africa, dicendo che ormai la strada è in discesa e che i numeri per approvare il ddl ci sono. Alleanze a geometria variabile non dovrebbero essere accettate da parte di chi sostiene il governo. Se si fa un’alleanza di governo, questa coalizione dovrebbe essere unitaria sull’intero programma. Invece abbiamo un governo che, per alcune tematiche si appoggia al NCD, per altre al M5S. Se è così, è arrivato il momento per il NCD di salutare il governo.
A suo avviso, la strada dell’annullamento della legge per anticostituzionalità è praticabile?
Sull’incostituzionalità della legge, le valutazioni saranno fatte dalla Corte Costituzionale, nella migliore delle ipotesi, tra 3-4 anni, trascorso il periodo di messa a regime della legge. Anche per questo, la legge va fermata adesso. Sia la valutazione di incostituzionalità sia il referendum sono palliativi del tutto inutili. Una volta che una legge viene approvata, diventa legge dello stato, quindi tornare indietro, specie su una tematica del genere, diventa pressoché impossibile. È del tutto inutile fare il muso duro e dire: “andremo al referendum”. Lo strumento in mano Alfano ce l’ha e potrebbe dire: “se il PD vuole andare avanti sulla legge, dobbiamo rivedere completamente l’impostazione del governo”; così facendo, metterebbe tutti in preallarme e costringerebbe il resto della maggioranza a rivedere le proprie posizioni. Sta passando una legge di una gravità assoluta. È il più grande attacco all’antropologia naturale degli ultimi anni, che trova eguali solo nella legge 194/78 sull’aborto.
È davvero da stralciare tutto il ddl o c’è una parte su cui si potrebbe discutere?
Il problema del ddl è la prima parte, ovvero tutti quegli articoli che sostanzialmente equiparano le unioni civili al matrimonio. La seconda parte, dove pure ci sono punti che non ci trovano d’accordo, potrebbe rappresentare una base di trattativa e comunque fa riferimento ad un elenco di diritti individuali: questo potrebbe vederci d’accordo. Il problema è l’equiparazione. Mentre sull’utero in affitto, la gente ha intuito da subito che è una pratica ingiusta – e mi chiedo con quale coraggio, si voglia imporre agli italiani una legge che non vogliono – molti stanno cambiando idea anche sul resto. Sulle stesse unioni civili c’è un grande ripensamento ed anche il favore che inizialmente si riscontrava su questo istituto, ora è in declino. La gente ha intuito che questa legge porterebbe con sé delle conseguenze inimmaginabili dal punto di vista antropologico, in particolare ai danni dell’infanzia.
L’unica strada, quindi, è “staccare la spina” al governo?
È proprio così! Per questo mi domando come mai Alfano, che potrebbe intestarsi una battaglia ed un elettorato, anziché far valere la sua forza nei confronti del governo, si ritragga e genericamente minacci un referendum che non fa né caldo né freddo a chi sta portando avanti la legge sulle unioni civili. È il momento di mostrare prese di posizione forti ed autorevoli. Invitiamo questa parte politica ad avere coraggio. Nel corso della Storia ci sono stati politici che hanno avuto il coraggio delle loro idee fino alle estreme conseguenze. Quindi, qui si tratta di non avere paura di staccare la spina al governo. Noi credenti, in particolare, abbiamo una grande responsabilità e dobbiamo rendere conto delle nostre azioni sia in questa vita che nell’altra: a chi ha molto dato molto sarà chiesto.
Unioni civili. Pillon: “Alfano tolga la fiducia al governo”
I leader del Comitato promotore del Family Day auspicano uno scossone in Parlamento per stroncare sul nascere il ddl Cirinnà