Nel febbraio scorso, nel mezzo delle polemiche per il dibattito in Senato sulle unioni civili, alcuni cronisti chiesero a mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, cosa ne pensasse dell’ipotesi di un voto segreto. Il presule, che aveva già manifestato alcune perplessità sui contenuti della legge in questione, rispose in modo lapidario riguardo gli aspetti procedurali dell’Aula: “Non parlo per rispetto del Parlamento e delle istituzioni”.
La posizione del segretario dei vescovi italiani fu interpretata come un riflesso speculare delle indicazioni di Papa Francesco. “Non immischiarsi” nella politica è il mantra che è rimbalzato sui media e forse anche sulle coscienze di alcuni pastori. L’impostazione di Bergoglio emerge dal discorso pronunciato il 18 maggio 2015, ai partecipanti all’Assemblea generale della Cei: “Rinforzare l’indispensabile ruolo di laici disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono”. Basta quindi coi cosiddetti “vescovi-pilota” e con gli “input clericali”.
Ora, a tre mesi da quel dribbling fulminante di mons. Galantino che eluse i giornalisti, il segretario della Cei è stato nuovamente chiamato in causa sull’argomento, che è tornato ad essere di stringente attualità. Stamattina, infatti, il Governo ha chiesto il voto di fiducia anche alla Camera sul disegno di legge che disciplina le unioni civili. Il voto è previsto domani.
Al termine del convegno della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), al vescovo è stato chiesto un commento sul voto di fiducia. “Il Governo – la sua risposta – ha le sue logiche, le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo Governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti”.
Si tratta di un intervento molto contenuto, dai toni ponderati, ma pur sempre di una critica nei confronti della modalità di procedura che intende adottare l’Esecutivo in Aula. Insomma, si tratta di un “intromettersi” in politica, seppur delicato.
Mons. Galantino stavolta non ha potuto ignorare l’insofferenza che genera la decisione del Governo di porre la fiducia su di una legge, qual è la Cirinnà, fortemente divisiva e di iniziativa parlamentare. “Penso che stia emergendo un po’ da tutte le parti – ha sottolineato – una richiesta di maggior partecipazione, di maggior attenzione, di maggiore rispetto per tutti coloro che sono stati eletti”.
Un’intuizione corretta, quella del presule. In Senato, dopo l’annuncio della fiducia da parte della ministra Maria Elena Boschi, si sono levate vigorose proteste da parte delle opposizioni e non solo. Ma anche fuori dall’Aula, nella società civile, questa decisione, così come il merito della legge, suscita un dissenso diffuso. “Renzi pone la questione di fiducia sulle unioni civili dimostrando ancora una volta di essere il premier delle lobby e non del popolo”, l’attacco di Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e leader del Family Day.
Mons. Nunzio Galantino - ZENIT FC
Unioni civili. Per Galantino il voto di fiducia è "una sconfitta per tutti"
Annunciato per domani il voto di fiducia alla Camera, tra le proteste delle opposizioni e della società civile. Il segretario Cei riconosce che l’insofferenza “emerge un po’ da tutte le parti”