Sulle orme dell'incontro tra Papa Francesco e il patriarca Kirill

L’Arcivescovo di Minsk racconta la storia del suo incontro alla TV con il metropolita ortodosso Pavel.

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Per la televisione bielorussa è stato un evento storico: il 9 Marzo, la TV satellitare “Belarus 24”, ha invitato insieme i capi della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa in Bielorussia – Tadeusz Kondrusiewicz, metropolita di Minsk-Mohilev e Pavel, metropolita di Minsk e Zaslawe, per commentare l’incontro di Papa Francesco con il patriarca Kirill,.
Colpisce positivamente il fatto che questo primo incontro cattolico-ortodosso in uno studio televisivo ha avuto luogo a meno di un mese dopo quello tra il Papa e il Patriarca e mostra quanto l’impulso partito da L’Avana ha contribuito all’ulteriore sviluppo nei buoni rapporti ecumenici in Bielorussia.
Abbiamo chiesto all’Arcivescovo Kondrusiewicz di commentare il suo incontro con il metropolita Pavel.
Eccellenza, per la prima volta vi siete incontrati con il metropolita ortodosso di Bielorussia in uno  studio televisivo di fronte a tanti telespettatori. E’ questo il primo frutto di uno storico incontro di Papa Francesco e il patriarca Kirill a Cuba?
Le relazioni tra le nostre Chiese sono buone, ma non siamo stati mai insieme in televisione davanti a un vasto pubblico. Sono molto contento che ci sia stato questo incontro, posso dire che è “il frutto bielorusso” di quello storico, a L’Avana.
In Bielorussia, ci sono tante famiglie miste cattolico-ortodosse perciò la gente è felice quando vede insieme i rappresentanti delle due Chiese sorelle. Per me personalmente, l’abbraccio tra il Papa e il Patriarca di Mosca diventa un simbolo, come se si fossero abbracciati gli apostoli Pietro e Andrea.
Di che cosa in particolare avete discusso nella conversazione davanti ai telespettatori bielorussi?
Nel corso del programma, abbiamo risposto alle domande del giornalista. La prima riguardava il luogo d’incontro del Papa e il Patriarca: perché Cuba? Sappiamo che tutti vorrebbero ospitare un incontro così, anche la Bielorussia che è in attesa della visita del Santo Padre. In ogni caso, abbiamo risposto che Cuba rappresenta il continente, che non è responsabile delle divisioni della cristianità. E poi, è un paese cattolico, che ha anche buone relazioni con la Russia, e quindi la Chiesa ortodossa.
Sicuramente c’era l’occasione con il Patriarca e con il Papa che andavano nello stesso periodo in America Latina. Abbiamo sottolineato il fatto che in questo momento storico – a prescindere dalle questioni controverse in sospeso – Francesco e Kirill si sono incontrati, e quindi hanno mostrato al mondo che malgrado le divergenze bisogna impegnarsi nel dialogo e insieme sviluppare programmi di azione di fronte ai grandi problemi come le persecuzioni dei cristiani e le sfide del mondo secolarizzato.
Abbiamo convenuto che c’è bisogno di una voce comune del Papa e del Patriarca nel momento in cui si decide il destino del cristianesimo, si contestano le regole della morale, i cristiani sono soggetti a nuove persecuzioni: in tale situazione bisogna difendere insieme le radici della nostra fede cristiana.
Molta attenzione è stata data alla situazione in Europa in seguito ai flussi di rifugiati. Siamo stati d’accordo che bisogna aiutarli, ma allo stesso tempo dovrebbero essere fatti tutti gli sforzi possibili per risolvere i gravi problemi che affliggono i Paesei di provenienza.
Il Papa e il Patriarca hanno scritto nella loro dichiarazione: “Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune “. Quali sfide dovremmo affrontare insieme, cattolici ed ortodossi, ed è possibile farlo?
Questa è una dichiarazione fondamentale, perché dimostra un senso di responsabilità condivisa per il destino del cristianesimo e la sorte delle persone affidate a noi, pastori. Le sfide sono moltissime. In primo luogo, il problema della secolarizzazione del mondo moderno in cui tante persone vivono come se Dio non esistesse. Inoltre, problemi urgenti sono la crisi della famiglia, la conservazione del dono di Dio della vita, l’educazione cristiana dei giovani, il rispetto della legge di Dio, la lotta contro la corruzione e l’ingiustizia sociale, ecc .
Queste sono aree in cui possiamo e dobbiamo lavorare insieme. La pratica del dialogo ecumenico in Bielorussia dimostra che tale cooperazione è possibile e porta buoni frutti. Abbiamo molti programmi caritativi comuni, aiutando coloro che hanno bisogno di assistenza, indipendentemente dalla religione e dalla nazionalità. Abbiamo un programma comune di lotta contro la droga, che si insinua nella nostra società.
Insieme gestiamo punti di consultazione nelle cliniche dove viene praticata l’interruzione volontaria di gravidanza e in questo modo abbiamo già salvato centinaia di bambini. Reciprocamente ci aiutiamo nella preparazione di specialisti nel campo della famiglia, della catechesi e della teologia. Il campo d’azione è grande e oggi, dopo l’incontro a L’Avana, si è creato un nuovo clima nelle nostre relazioni, che sicuramente sapremo sfruttare.
Dopo l’incontro a L’Avana sono state sollevate critiche perché alcuni pensavano che gli ortodossi usavano tale incontro per fini politici. Come rispondere alle accuse?
La Chiesa non è di questo mondo, ma sta nel mondo e il suo compito è anche quello di predicare la dottrina sociale. Al centro dell’attenzione della Chiesa c’è l’uomo, e sia la Chiesa cattolica che quella ortodossa dovrebbero servire l’uomo. Sono lontano dal pensare che l’incontro all’Avana possa essere considerato politico. Questo è stato principalmente un incontro di due persone che sono preoccupate per il destino del cristianesimo e del mondo. Prego affinché la dichiarazione comune possa essere pienamente realizzata.
Dopo L’Avana – Minsk! Il Papa verrà a visitare la Bielorussia?
In Oriente, in tali circostanze, si dice che le parole pronunciate devono trovare la loro strada nell’orecchio di Dio, perché tutto è nelle Sue mani. Allora dobbiamo pregare. Oggi, tuttavia, la situazione da noi è qualitativamente nuova: cattolici e ortodossi si vedono come fratelli che si sostengono a vicenda. Ecco perché sono convinto che l’arrivo del Papa in Bielorussia è possibile come mai prima.

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Włodzimierz  Rędzioch

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