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Santa Marta. "No ad una religione dello spettacolo che insegue fuochi d'artificio"

Nella Messa mattutina, il Papa invita a custodire con pazienza e discernimento la speranza del Regno di Dio che “è già in mezzo a noi”

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C’è chi nella religione insegue rivelazioni, messaggi e tutti quei “fuochi d’artificio” che “ti illuminano per un momento” ma poi non lasciano nulla. No, non è questa la strada, dice il Papa nella Messa di oggi a Santa Marta: “Il Regno di Dio non è una religione dello spettacolo… Dio ha parlato in Gesù Cristo: questa è l’ultima Parola di Dio. L’altro, sono come i fuochi d’artificio, che ti illuminano per un momento e poi cosa rimane? Niente. Non c’è crescita, non c’è luce, non c’è niente: un istante”.
Il problema, però – osserva il Santo Padre – è che “tante volte siamo stati tentati da questa religione dello spettacolo, di cercare cose estranee alla rivelazione, alla mitezza del Regno di Dio che è in mezzo a noi e cresce”. Questo “non è speranza” bensì “voglia di avere qualcosa in mano”.
“La nostra salvezza si dà nella speranza”, afferma infatti il Pontefice, “la speranza che ha l’uomo che semina il grano o la donna che prepara il pane, mescolando lievito e farina: la speranza che cresca”. Invece, “questa luminosità artificiale è tutta in un momento e poi se ne va, come i fuochi d’artificio: non servono per illuminare una casa”. “È uno spettacolo”, appunto.
Allora qual è l’alternativa? O meglio, cosa fare nell’attesa che venga la pienezza del regno di Dio? Dobbiamo “custodire”, risponde il Papa, perché, come dice Gesù ai farisei che gli chiedono con curiosità quando “verrà il regno di Dio”, esso “è già venuto, è in mezzo a voi!”.
“È come un piccolo seme che viene seminato e cresce da solo, con il tempo. È Dio che lo fa crescere ma senza che attiri l’attenzione”. Noi, spiega il Papa, non dobbiamo far altro che “custodire con pazienza. La pazienza nel nostro lavoro, nelle nostre sofferenze … Custodire come custodisce l’uomo che ha piantato il seme e custodisce la pianta e cerca che non ci sia cattiva erba vicino a lei, perché la pianta cresca”.
La domanda sorge, tuttavia, spontanea: “Se il Regno di Dio è in mezzo a noi, se tutti noi abbiamo questo seme dentro, abbiamo lo Spirito Santo lì, come lo custodisco? Come discerno, come so discernere la pianta buona del grano dalla zizzania? Il Regno di Dio cresce e noi cosa dobbiamo fare?”.
“Custodire”, ribadisce Papa Francesco. “Crescere nella speranza, custodire la speranza. Perché nella speranza siamo stati salvati. E questo è il filo: la speranza è il filo della storia della salvezza. La speranza di incontrare il Signore definitivamente”. “Il regno di Dio diviene forte nella speranza”, rimarca il Pontefice. E conclude rivolgendo lui un interrogativo ai fedeli: “Io ho speranza? O vado avanti, vado avanti come posso e non so discernere il buono dal male, il grano dalla zizzania, la luce, la mite luce dello Spirito Santo dalla luminosità di questa cosa artificiale?”.
“Interroghiamoci sulla nostra speranza in questo seme che sta crescendo in noi, e su come custodiamo la nostra speranza”, esorta il Santo Padre. “Il Regno di Dio è in mezzo a noi, ma noi dobbiamo con il riposo, con il lavoro, con il discernimento, custodire la speranza di questo Regno di Dio che cresce, fino al momento in cui verrà il Signore e tutto sarà trasformato. In un attimino: tutto! Il mondo, noi, tutto. E, come dice Paolo ai cristiani di Tessalonica, in quel momento rimarremo tutti con Lui”.
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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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