Pera: “Oggi è in atto una guerra tra il laicismo e la nostra tradizione”

L’ex presidente del Senato interviene a Rimini assieme a monsignor Negri, in un dibattito promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II

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La legge sul matrimonio omosessuale, la mancanza di risposta al terrorismo, la tiepidezza nella Chiesa, la crisi antropologica dopo due secoli di distruzione dell’umano: sono i temi dibattuti ieri sera dall’ex presidente del Senato Marcello Pera e l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Luigi Negri, alla serata promossa dalla Fondazione Giovanni Paolo II dal titolo Dopo la fede stiamo perdendo la ragione?.
Introdotto da Marco Ferrini, direttore della Fondazione internazionale per il Magistero sociale della Chiesa intitolata al papa polacco, e dall’ex sindaco di Rimini, Massimo Conti, Pera nel suo primo intervento è venuto subito al punto che sta monopolizzando l’attualità politica.
“Nella visione tradizionale («maschio e femmina li creò») ragione e fede coincidono – ha ricordato il filosofo -. Adesso non più, viene messo in discussione il dato di natura. Una differenza enorme: ciò che uno gradisce o desidera o crede opportuno conta di più del dato naturale. Un domani che problema ci sarà allora a permettere la poligamia o l’incesto?”.
“È in atto una guerra fra il relativismo, il laicismo e la nostra tradizione; fra la religione cristiana più l’islam e la religione del laicismo che adesso ci viene imposta per legge – ha proseguito Pera -. Ma accettare la legge (il ddl Cirinnà, ndr) significa accettare il pensiero che ci sta dietro, quindi accettare e diffondere il relativismo e l’emarginazione del cristianesimo dalla sfera pubblica”.
Richiamandosi al famoso discorso di dieci anni fa a Ratisbona di Benedetto XVI, incentrato proprio sulla necessità di rigenerare il rapporto fede-ragione, monsignor Negri ha affermato che “negli ultimi due secoli la concezione della ragione è divenuta ideologica: la ragione non è più ciò che apre alla realtà, all’infinito – come insegnato appunto da papa Ratzinger e dal mio maestro mons. Luigi Giussani – ma domina, è legata al potere, organizza e manipola la realtà, crea una visione astratta, una barriera tra l’uomo e la realtà. Così, in una società senza Dio, l’uomo è ridotto a una particella di materia, come dice il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes”.
Come convivere tra diverse fedi? Alla domanda Pera ha risposto: “Gesù Cristo non è un saggio o un filosofo, ma rivela la verità: «Ego sum veritas». Non ammette altre verità, anche se ciò non significa discriminare le altre fedi, che vanno accettate però – secondo la fede cristiana – come errori. Già dalle discussioni sul preambolo alla costituzione europea, il cristianesimo è stato fatto fuori dalla scena pubblica. Ma questo ragionamento e atteggiamento, apparentemente nobile, entrato anche nella Chiesa cattolica, priva di valore il messaggio cristiano e lo rende debole – ha sottolineato il filosofo -. L’identità è come il sesso, maschio o femmina: ce l’hai o non ce l’hai, da una parte o dall’altra”.
Riprendendo il tema, Negri ha confermato che “oggi il peccato della Chiesa non sono soltanto le mancanze morali, pur gravi, ma il cedimento alla mentalità del mondo, il tradimento della verità. Senza ragione, la fede non si spiega, diventa non comunicabile. Il dialogo con l’altro è possibile se io ho una identità vissuta. Ai miei preti a Ferrara sono arrivato a dire: se andiamo avanti così direte che i martiri erano degli ‘sfortunati’ perché non sono stati capaci di dialogare… E allora chiediamo a Dio che ci aiuti a non essere mediocri”.
Infine, rispondendo a numerose domande del pubblico, l’ex presidente del Senato ha insistito: “Per dialogare bisogna che ci siano almeno due identità, altrimenti è solo una resa. Noi ci stiamo arrendendo, e più ci arrendiamo più quelli che ci vogliono attaccare ci vogliono male…”. L’arcivescovo ha concluso i suoi interventi battendo il tasto interno alla Chiesa: “Annunziare Cristo, e questi crocefisso: è la sfida di oggi, quella della nuova evangelizzazione ai cristiani che sono lontani, testimoniare Cristo senza paura e senza tracotanza. Oggi, nella separazione tra fede e ragione, alla fede cosa rimane? Le «emozioni» legate a certe parole d’ordine. Mentre il potere e i soldi guidano il mondo, noi ci beiamo di emozioni, siamo tollerati come una piccola o grande riserva indiana che vive di emozioni. Ma un cristianesimo individualistico o pietistico non è la versione cattolica, quindi non dura. La Chiesa è «semper reformanda», come disse Ratzinger al Meeting di Rimini del 1990, la riforma è sempre una necessità. Ma il soggetto di questa riforma è la persona. Come ha detto papa Francesco, la Chiesa si riforma con la fede delle persone e la preghiera del popolo. Come fare? Ciascuno prenda la responsabilità di essere cristiano, senza sentire il limite come obiezione. Non è facile, ci vogliono delle amicizie carismatiche, amicizie umane fatte di fede e ragione. La comunità non ci sostituisce ma ci sostiene, e oggi anche i movimenti devono rinascere. L’esito non lo conosciamo, sarà quello che Dio vorrà, ma come dice san Giacomo noi mettiamo un seme di vita buona, a suo tempo darà il suo frutto”.
In una serata densa di contenuti ma distesa, serena, che ha vissuto anche molti momenti all’insegna dell’ironia e dello humour, Marcello Pera ha concluso ricordando all’uditorio la tesi delle «minoranze creative»: “questa di stasera è una minoranza creativa, da qui nascono la verità e il coraggio, mentre le istituzioni sono vuote. In questi cenacoli può avvenire la rinascita di cui abbiamo bisogno, scindendo il recupero dell’identità dal timore di essere estremisti. Mostrare che non abbiamo paura e che abbiamo argomenti”.
Il ciclo di incontri e iniziative sul rapporto tra fede e ragione, promosso da un gruppo trasversale di persone, laici e credenti di vari movimenti, associazioni e parrocchie, ha spiegato Marco Ferrini, continuerà con prossimi appuntamenti ancora in corso di preparazione.
 

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ZENIT Staff

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