Papa & Congresso "Child Dignity", 6 ottobre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa: “Non possiamo sottovalutare il danno fatto ai minori”

Discorso ai partecipanti al primo Congresso “Child Dignity in the Digital World” — Testo completo

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Riprendiamo di seguito il discorso rivolto da papa Francesco ai partecipanti al primo Congresso “Child Dignity in the Digital World” – “La dignità del minore nel mondo digitale”, ricevuti oggi, venerdì 6 ottobre 2017, in udienza in Vaticano. Il congresso, promosso e organizzato presso la Pontificia Università Gregoriana (PUG) a Roma, è iniziato martedì 3 ottobre e si conclude oggi.
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Eminenze,
Signor Presidente del Senato, Signora Ministro,
Eccellenze, Magnifico Rettore,
Signori Ambasciatori, distinte Autorità, Professori, Signore e Signori,

ringrazio il Rettore dell’Università Gregoriana, P. Nuno da Silva Gonçalves, e la ragazza rappresentante dei giovani per le loro cortesi e interessanti parole di introduzione a questo nostro incontro. Ringrazio tutti voi per la vostra presenza qui questa mattina, per avermi comunicato i risultati del vostro lavoro e soprattutto per aver condiviso le vostre preoccupazioni e il vostro impegno per affrontare insieme, in favore dei minori di tutto il mondo, un problema nuovo e gravissimo, caratteristico del nostro tempo. Un problema che non era ancora stato studiato e discusso collegialmente, con il concorso di tante competenze e figure di responsabilità diverse, come avete voluto fare in questi giorni: il problema della protezione efficace della dignità dei minori nel mondo digitale.
Il riconoscimento e la difesa della dignità della persona umana è principio e fondamento di ogni retto ordine sociale e politico, e la Chiesa ha riconosciuto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) come una “vera pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità” (cfr Discorsi di Giovanni Paolo II all’ONU nel 1979 e nel 1995). Nella stessa linea, ben consapevole che i fanciulli sono fra i primi a dover ricevere attenzione e protezione, la Santa Sede ha salutato con favore la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959) e ha aderito alla relativa Convenzione (1990) e ai due Protocolli facoltativi (2001). La dignità e i diritti dei fanciulli devono infatti essere protetti dagli ordinamenti giuridici come beni estremamente preziosi per tutta la famiglia umana (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, nn. 244-245).
Su questi principi ci troviamo quindi pienamente e saldamente concordi e sulla base di essi dobbiamo anche operare concordemente. Dobbiamo farlo con decisione e con vera passione, guardando con tenerezza a tutti i bimbi che vengono al mondo, ogni giorno e sotto ogni cielo, bisognosi anzitutto di rispetto, ma anche di cura e di affetto per poter crescere in tutta la meravigliosa ricchezza delle loro potenzialità.
La Scrittura ci parla della persona umana creata da Dio a propria immagine. Quale affermazione più forte si può fare sulla sua dignità? Il Vangelo ci parla dell’affetto e dell’accoglienza di Gesù per i bambini, che Egli prende fra le braccia e benedice (cfr Mc 10,16), perché «a chi è come loro appartiene il Regno dei cieli» (Mt 19,14). E le parole più dure di Gesù sono proprio per chi dà scandalo ai piccoli: «Conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6). Dobbiamo dunque dedicarci alla protezione della dignità dei minori con tenerezza ma anche con grandissima determinazione, contrastando con tutte le forze quella cultura dello scarto che oggi si manifesta in molti modi a danno soprattutto dei più deboli e dei più vulnerabili, come sono appunto i minori.
Viviamo un mondo nuovo, che quando eravamo giovani non avremmo neppure potuto immaginare. Lo definiamo con due semplici parole – “mondo digitale – digital world” – ma è il frutto di uno straordinario impegno della scienza e della tecnica, che ha trasformato in pochi decenni il nostro ambiente di vita e il nostro modo di comunicare e di vivere, e sta trasformando in un certo senso il nostro stesso modo di pensare e di essere, influendo in profondità sulla percezione delle nostre possibilità e della nostra identità.
Da una parte ne siamo come ammirati e affascinati, per le potenzialità bellissime che ci apre, dall’altra suscita in noi timore e forse paura, quando vediamo la rapidità di questo sviluppo, i problemi nuovi e non previsti che ci pone, le conseguenze negative – quasi mai volute eppure reali – che porta con sé. Giustamente ci domandiamo se siamo capaci di guidare i processi che noi stessi abbiamo messo in moto, se non ci stanno sfuggendo di mano, se stiamo facendo abbastanza per tenerli sotto controllo.
E’ questa la grande domanda esistenziale dell’umanità di oggi di fronte a diversi aspetti della crisi globale, che è insieme ambientale, sociale, economica, politica, morale e spirituale.
Voi vi siete riuniti, rappresentanti di diverse discipline scientifiche, di diversi campi di impegno operativo nelle comunicazioni digitali, nelle leggi e nella politica, proprio perché siete coscienti della serietà di queste sfide connesse al progresso scientifico-tecnico, e con lungimiranza avete concentrato la vostra attenzione su quella sfida che probabilmente è la più cruciale di tutte per l’avvenire della famiglia umana: la protezione della dignità dei giovani, della loro crescita sana, della loro gioia e della loro speranza.
Sappiamo che oggi i minori sono più di un quarto degli oltre tre miliardi di utilizzatori di internet, e questo vuol dire che oltre 800 milioni di minori navigano nella rete. Sappiamo che nella sola India nell’arco di due anni oltre 500 milioni di persone avranno accesso alla rete, e la metà di esse saranno minori. Che cosa trovano nella rete? E come sono considerati da chi, in diversi modi, ha potere sulla rete?
Dobbiamo avere gli occhi aperti e non nasconderci una verità che è spiacevole e non vorremmo vedere. Del resto, non abbiamo forse capito abbastanza in questi anni che nascondere la realtà degli abusi sessuali è un errore gravissimo e fonte di tanti mali? Allora, guardiamo la realtà, come l’avete guardata voi in questi giorni. Nella rete dilagano fenomeni gravissimi: la diffusione di immagini pornografiche sempre più estreme perché con l’assuefazione si alza la soglia di stimolazione; il crescente fenomeno del sexting fra i giovani e le ragazze che usano i social media; il bullismo che si esprime sempre più online ed è vera violenza morale e fisica contro la dignità degli altri giovani; la sextortion; l’adescamento dei minori a scopo sessuale tramite la rete è ormai un fatto di cui le cronache parlano continuamente; per arrivare fino ai crimini più gravi e spaventosi dell’organizzazione online del traffico delle persone, della prostituzione, perfino dell’ordinazione e della visione in diretta di stupri e violenze su minori commessi in altre parti del mondo. La rete ha perciò un suo aspetto oscuro e delle sue regioni oscure (la dark net) dove il male trova modi sempre nuovi e più efficaci, pervasivi e capillari per agire ed espandersi. La vecchia diffusione della pornografia a mezzo stampa era un fenomeno di piccole dimensioni rispetto a ciò che sta avvenendo oggi in misura rapidamente crescente attraverso la rete. Di tutto questo, avete parlato con chiarezza, in modo documentato e approfondito, e ve ne siamo grati.
Di fronte a tutto ciò restiamo certamente inorriditi. Ma purtroppo restiamo anche disorientati. Come sapete bene e ci insegnate, caratteristica della rete è proprio la sua natura globale, che copre il pianeta superando ogni confine, diventando sempre più capillare, raggiungendo dovunque ogni genere di utilizzatore, anche i bambini, tramite dispositivi mobili sempre più agili e maneggevoli. Perciò oggi nessuno al mondo, nessuna autorità nazionale da sola si sente capace di abbracciare adeguatamente e di controllare le dimensioni e lo sviluppo di questi fenomeni, che si intrecciano e si collegano con altri problemi drammatici connessi alla rete, come i traffici illeciti, la criminalità economica e finanziaria, il terrorismo internazionale. Anche dal punto di vista educativo ci sentiamo disorientati, perché la rapidità dello sviluppo mette “fuori gioco” le generazioni più anziane, rendendo difficilissimo o quasi impossibile il dialogo fra le generazioni e la trasmissione equilibrata delle norme e della saggezza di vita acquisita con l’esperienza degli anni.
Ma non dobbiamo lasciarci dominare dalla paura, che è sempre una cattiva consigliera. E nemmeno lasciarci paralizzare dal senso di impotenza che ci opprime di fronte alla difficoltà del compito. Siamo invece chiamati a mobilitarci insieme, sapendo che abbiamo bisogno gli uni degli altri per cercare e trovare le vie e gli atteggiamenti corretti per dare risposte efficaci. Dobbiamo aver fiducia che «è possibile allargare nuovamente lo sguardo, e la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di riorientarla e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale» (Enc. Laudato si’, 112).
Perché questa mobilitazione sia efficace, vi invito a contrastare decisamente alcuni possibili errori di prospettiva. Mi limito ad indicarne tre.
Il primo è sottovalutare il danno che viene fatto ai minori dai fenomeni prima ricordati. La difficoltà di arginarli ci può indurre nella tentazione di dire: “In fondo la situazione non è poi così grave…”. Ma i progressi della neurobiologia, della psicologia, della psichiatria, portano invece a rilevare l’impatto profondo delle immagini violente e sessuali sulle menti malleabili dei bambini, a riconoscere i disturbi psicologici che si manifestano nella crescita, le situazioni e i comportamenti di dipendenza, di vera schiavitù conseguenti all’abuso nel consumo di immagini provocanti o violente. Sono disturbi che incideranno pesantemente sull’intera vita dei bambini di oggi.
E qui mi sia permesso di fare un’osservazione. Giustamente si insiste sulla gravità di questi problemi per i minori, ma di riflesso si può sottovalutare o cercare di far dimenticare che esistono anche problemi per gli adulti e che il limite di distinzione fra la minore e la maggiore età è necessario per le normative giuridiche, ma non è sufficiente per affrontare le sfide, perché la diffusione della pornografia sempre più estrema e degli altri usi impropri della rete non solo causa disturbi, dipendenze e gravi danni anche fra gli adulti, ma incide effettivamente anche sull’immaginario dell’amore e sulle relazioni tra i sessi. E sarebbe una grave illusione pensare che una società in cui il consumo abnorme del sesso nella rete dilaga fra gli adulti sia poi capace di proteggere efficacemente i minori.
Il secondo errore è pensare che le soluzioni tecniche automatiche, i filtri costruiti in base ad algoritmi sempre più raffinati per identificare e bloccare la diffusione delle immagini abusive e dannose siano sufficienti per fronteggiare i problemi. Certamente si tratta di misure necessarie. Certamente le imprese che mettono a disposizione di milioni di persone social media e strumenti informatici sempre più potenti, capillari e veloci, devono investire in ciò una parte proporzionalmente considerevole dei loro grandi proventi economici. Ma è anche necessario che, all’interno stesso della dinamica dello sviluppo tecnico, la forza dell’esigenza etica sia sentita dai suoi attori e protagonisti con molto maggiore urgenza, in tutta la sua ampiezza e nelle sue diverse implicazioni.
E qui ci troviamo a fare i conti con il terzo possibile errore di prospettiva, che consiste nella visione ideologica e mitica della rete come regno della libertà senza limiti. Giustamente sono presenti fra voi anche rappresentanti di chi deve fare le leggi e di chi deve farle osservare a garanzia e tutela del bene comune e delle singole persone. La rete ha aperto uno spazio nuovo e larghissimo di libera espressione e scambio delle idee e delle informazioni. E’ certamente un bene, ma, come vediamo, ha anche offerto strumenti nuovi per attività illecite orribili e, nel campo di cui ci occupiamo, per l’abuso e l’offesa della dignità dei minori, per la corruzione delle loro menti e la violenza sui loro corpi. Qui non si tratta di esercizio di libertà, ma di crimini, contro cui bisogna procedere con intelligenza e determinazione, allargando la collaborazione dei governi e delle forze dell’ordine a livello globale, come globale è diventata la rete.
Di tutto questo avete discusso fra voi, e nella “Dichiarazione” che poco fa mi avete presentato avete indicato diverse delle direzioni in cui va promossa la collaborazione concreta fra tutti gli attori, chiamati a impegnarsi per affrontare la grande sfida della difesa della dignità dei minori nel mondo digitale. Appoggio con molta decisione e con slancio gli impegni che vi assumete.
Si tratta di risvegliare la consapevolezza della gravità dei problemi, di fare leggi adeguate, di controllare gli sviluppi della tecnologia, di identificare le vittime e perseguire i colpevoli di crimini, di assistere i minori colpiti per riabilitarli, di aiutare gli educatori e le famiglie a svolgere il loro servizio, di essere creativi nell’educazione dei giovani a un adeguato uso di internet – che sia sano per loro stessi e per gli altri minori –, di sviluppare la sensibilità e la formazione morale, di continuare la ricerca scientifica in tutti i campi connessi con questa sfida.
Giustamente esprimete l’auspicio che anche i leader religiosi e le comunità di credenti partecipino a questo sforzo comune, mettendo in campo tutta la loro esperienza, la loro autorevolezza e capacità educativa e di formazione morale e spirituale. In effetti, solo la luce e la forza che vengono da Dio ci possono permettere di affrontare le nuove sfide. Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, voglio assicurare la sua disponibilità e il suo impegno. Come tutti sappiamo, la Chiesa Cattolica negli anni recenti è diventata sempre più consapevole di non aver provveduto a sufficienza al proprio interno alla protezione dei minori: sono venuti alla luce fatti gravissimi di cui abbiamo dovuto riconoscere le responsabilità di fronte a Dio, alle vittime e alla pubblica opinione. Proprio per questo, per le drammatiche esperienze fatte e per le competenze acquisite nell’impegno di conversione e purificazione, la Chiesa sente oggi un dovere particolarmente grave di impegnarsi in modo sempre più profondo e lungimirante per la protezione dei minori e la loro dignità, non solo al suo interno, ma in tutta la società e in tutto il mondo; e ciò non da sola – perché evidentemente insufficiente – ma dando la propria collaborazione fattiva e cordiale a tutte le forze e le componenti della società che si vogliono impegnare nella stessa direzione. In questo senso, essa aderisce all’obiettivo di «porre fine all’abuso, allo sfruttamento, al traffico e ad ogni forma di violenza e di tortura nei confronti dei minori» enunciato dalle Nazioni Unite nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 (Obiettivo 16.2).
In moltissime occasioni e in tanti Paesi diversi i miei occhi incontrano quelli dei bambini, poveri e ricchi, sani e malati, gioiosi e sofferenti. Essere guardati dagli occhi dei bambini è un’esperienza che tutti conosciamo e che ci tocca fino in fondo al cuore, e che ci obbliga anche a un esame di coscienza. Che cosa facciamo noi perché questi bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Che cosa facciamo perché non venga rubata loro questa luce, perché questi occhi non vengano turbati e corrotti da ciò che incontreranno nella rete, che sarà parte integrante e importantissima del loro ambiente di vita?
Lavoriamo dunque insieme per avere sempre il diritto, il coraggio e la gioia di guardare negli occhi i bambini del mondo.

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ZENIT Staff

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